Fabrizio Di Ernesto

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Monthly Archives: novembre 2021

Honduras: Xiomara Castro verso la presidenza

Le presidenziali dell’Honduras sembrano indicare una svolta a sinistra per il paese caraibico con la vittoria di Xiomara Castro del Partito libertà e rinascita.

Il presidente del Consiglio elettorale nazionale (Cne) dell’Honduras, Kelvin Aguirre diffondendo i primi risultati ha spiegato che Castro è in vantaggio con il 53,51% dei voti mentre il candidato di centrodestra del Partito nazionale, Nasry Asfura, si attesta intorno al 33% mentre Yani Rosenthal del Partito liberale non arriverebbe al 10%.

In merito alla partecipazione alle urne Aguirre ha riferito: “Abbiamo raggiunto una partecipazione storica con oltre il 68% dei partecipanti. Il popolo honduregno che ha dimostrato di poter costruire il nostro futuro in pace, con il confronto e la democrazia”

Per quanto riguarda la dinamica della giornata elettorale, il presidente del Cne ha confermato che si è svolta senza intoppi, “evidenziamo l’impeccabile livello di sicurezza con cui si sono svolte le elezioni, è stato organizzato tutto con successo”, ha aggiunto.

“Per essere la prima volta che viene utilizzato questo nuovo sistema, informo la popolazione che il sistema di verifica biometrica è stato un fattore determinante nel generare la purezza e la trasparenza del processo”, ha spiegato Aguirre.

Dopo aver conosciuto i primi risultati elettorali, la vincitrice in pectore delle elezioni Xiomara Castro, del partito Libertad y Refundación (Libre), ha ringraziato il popolo e tutti i settori politici che le hanno permesso di ottenere la vittoria.

Nelle sue dichiarazioni, Castro ha annunciato che formerà un governo di riconciliazione, pace e giustizia e ha aggiunto che lavorerà per costruire una vera democrazia partecipativa nel Paese centroamericano.

La socialista ha affermato che la sua vittoria virtuale fine all’autoritarismo e alla continuità in Honduras “mai più si abuserà del potere in questo paese, perché da questo momento in poi il popolo sarà al centro delle attenzioni in Honduras”.

Ecuador: rappresentanti indigeni si ritirano dal dialogo con il governo

La Conaie, Confederazione delle nazionalità indigene dell’Ecuador, ha annunciato la decisione di ritirarsi e sospendere così i dialoghi con il governo a causa della mancanza di risultati alle proprie richieste.

Il presidente della Conaie, Leonidas Iza, ha affermato di non aver ricevuto risposta dal governo di Guillermo Lasso dopo i dialoghi avvenuti il ​​4 ottobre e il 10 novembre. Nell’ultimo incontro tra le parti Iza ha chiesto al presidente Lasso anche l’abolizione dei decreti che aumentano i prezzi del carburante; l’esecutivo da parte sua ha dato un assenso di massima senza però specificare l’eventuale tempistica.  

“In assenza di risposta, ratifichiamo la proposta presentata al Governo e dichiariamo che non torneremo a nessun processo di dialogo che non abbia risultati”, ha spiegato il leader indigeno.

Il gruppo dirigente del Conaie ha stabilito nel Consiglio Allargato che da gennaio riprenderanno le mobilitazioni contro il presidente Guillermo Lasso. Il leader indigeno ha precisato che le nuove proteste sono dovute alla mancanza di risposta e volontà politica del governo di stabilire un processo di dialogo reale con i settori sociali dell’Ecuador. Gli indigeni chiedono anche la cessazione dello sfruttamento delle risorse naturali nelle aree in cui vivono, punto sul quale non c’è nemmeno un accordo con il governo ecuadoriano.

Biden divide il mondo in buoni e cattivi

Il presidente statunitense Joe Biden ha organizzato il Primo summit per democrazia che si terrà in forma virtuale il 9 e 10 dicembre e divide il mondo in buoni e cattivi.

Il primo mandatario di Washington ha infatti deciso di lasciare fuori la Cina, la Russia, la Turchia e l’Ungheria invitando però Taiwan e creando nuovi contrasti con Pechino.

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Cile: il ballottaggio sarà tra Kast e Boric

Il ballottaggio per le presidenziali cilene sarà una sfida tra l’ultraconservatore Josè Antonio Kast e il leader di una nuova sinistra, Gabriel Boric; questo l’esito del primo turno delle presidenziali nel paese indiolatino che hanno registrato un’affluenza molto bassa, appena il 47%.

L’esito del voto ha confermato i sondaggi della vigilia che prevedevano la vittoria al primo turno di Kast (Partido Republicano) con il 27,91% e 150mila voti in più di Boric (Frente Amplio) che ha ottenuto il 25,83% con la destra che ha ripreso la maggioranza assoluta al Senato.

Soddisfatti i mercati per l’esito del voto, l’indice IPSA della Borsa di Santiago ha guadagnato sette punti, mentre il Peso ha recuperato il 2% sul dollaro.

Il ballottaggio si preannuncia quanto mai aperto visto che nella storia politica cilena mai i due contendenti erano separati da meno del 2% dei voti e fino ad oggi nessuno ha mai recuperato lo svantaggio iniziale.

In vista della sfida finale Kast ha rispolverato i simboli di “Dio, Patria e famiglia” avvertendo che il suo impegno sarà per “una dura lotta alla corruzione, al narcotraffico e alla criminalità”, ma soprattutto si adopererà per “arginare il comunismo, assicurando ai cileni una strenua difesa di libertà e democrazia, per garantire che mai il Cile sarà come Cuba o il Venezuela” il tutto ovviamente grazie a nuove liberalizzazioni e a meno interventi dello Stato nell’economia.

Da parte sua Boric ha sostenuto che “gli elettori ci hanno dato una responsabilità tremenda: guidare una sfida per la libertaà e la democrazia”. Il leader di Apruebo Dignidad, che include il Partito comunista, ha chiesto ai suoi di non scoraggiarsi per la vittoria parziale del suo rivale al primo turno perché “non è la prima volta che partiamo da dietro e lo abbiamo fatto con successo nelle battaglie di questi anni”.  Boric si è infine impegnato, se eletto, a introdurre un welfare sociale di tipo europeo, sconosciuto nel Cile liberista, con la presenza di uno Stato garante di salute, istruzione, occupazione e pensioni dei cittadini.

Lo scontro tra Usa e Russia si sposta nello Spazio

Tra Usa e Russia ora è guerra per lo Spazio. Lunedì scorso, il 15 novembre, Mosca ha infatti condotto un test missilistico terra-spazio in cui ha abbattuto «con successo» un satellite di era sovietica, lo Tselina-D.

Il gesto però ha indispettito gli Usa che hanno accusato la Difesa russa di aver creato in questo modo una pericolosissima nuvola di detriti, tanto da aver costretto gli astronauti presenti sulla Stazione Spaziale Internazionale (Iss) a cercare rifugio nel modulo Soyuz fino al cessato allarme.

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Messico riceve sostegno per Piano Fraternità e Welfare

Circa cento paesi hanno mostrato il loro sostegno al Piano mondiale per la fraternità e il benessere, proposto dal Messico tramite il presidente Andrés Manuel López Obrador. A riferirlo il ministro degli Esteri di Città del Messico Marcelo Ebrard.

L’iniziativa mira a ridurre sensibilmente la povertà nel mondo e a tal fine si propone di raccogliere circa il quattro per cento del capitale delle aziende e delle persone più potenti del mondo realizzando un fondo destinato a questo scopo.

Il governo del paese indiolatino ha anche proposto che i paesi che fanno parte del G20 contribuiscano a risolvere il problema della fame nel mondo destinando a questo scopo lo 0,2% del loro Prodotto interno lordo (Pil); secondo le prime stime l’obiettivo annuale sarebbe quello di generare una cifra vicina ai mille miliardi di dollari che verrebbe consegnata a circa 750 milioni di persone che vivono con meno di due dollari al giorno e avrebbe anche il sostegno del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e della Banca Mondiale.

Il piano è stato proposto ufficialmente dal presidente Lopez Obrador una settimana fa nel corso di una riunione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu presieduta nell’occasione proprio dal primo mandatario messicano.

Argentina: successo delle opposizioni nelle elezioni

I dati finali delle elezioni legislative di domenica in Argentina evidenziano una grande avanzamento della coalizione di opposizione di centrodestra Insieme per il cambiamento ed una sonora sconfitta per il Fronte di tutti che ha perso in 15 delle 24 provincie del paese indiolatino, soprattutto nella capitale Buenos Aires.

A rendere la sconfitta ancora più sonora la perdita della maggioranza nel Senato per i peronisti, di conseguenza per il presidente Alberto Fernandez si annuncia una seconda parte di mandato da “anatra zoppa”, anche se la mancanza di appena due senatori potrebbe aprire a nuovi scenari anche perché Frente de todos continua ad essere il primo partito nel paese.

Il presidente Alberto Fernandez nel suo discorso ha osservato: “Abbiamo perso ma non siamo stati sconfitti. Siamo vivi ora dobbiamo riemergere. Siamo peronisti”.

I dati però evidenziano un risultato molto deludente. I peronisti hanno ottenuto solo il 33 per cento dei voti a livello nazionale. Da quando il generale Juan Domingo Peron (tre volte presidente dell’Argentina) ha fondato il movimento nel 1945, non ha mai ottenuto così pochi voti. “Per Alberto Fernandez, i prossimi 90 giorni saranno fondamentali. Tre sono i temi centrali: la gestione dell’economia; l’appello al dialogo con l’opposizione, gli imprenditori e i sindacati; e il controllo del Congresso”, scrive il quotidiano Ambito, vicino al governo.

A complicare la situazione poi la trattativa con il Fmi per il debito e in tal senso il presidente ha annunciato l’invio al Congresso di un progetto con un “programma economico pluriennale per lo sviluppo sostenibile”, che conterrà le intese fin qui raggiunte con il Fondo.

La Bielorussia ricatta l’Europa con gas e migranti

Con la crisi dei migranti tra Polonia e Bielorussia alle stelle il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, sostenuto politicamente dal russo Vladimir Putin, alza il tiro e ora minaccia di bloccare il transito del gas russo verso Europa. Il tutto in un momento in cui il Vecchio Continente è già alle prese con il rincaro dei prezzi legati al comparto energetico.

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Matteo la Trottola. Le giravolte politiche di Salvini

In politica i consensi sono tutto ed infatti segretari, ministri, deputati e senatori sono sempre attenti a dire la frase o anche solo la parola giusta che possa portare nuovi voti, anche a costo di rimangiarsi cose giurate e spergiurate anche poche ore prima.

Campione in questo senso è sicuramente il leader leghista Matteo Salvini di cui ormai non si riescono più a contare le giravolte fatte, non a caso ha iniziato a fare politica nel fantomatico parlamento padano tra le file dei comunisti ed oggi è punto di riferimento dei sovranisti e di una parte della destra radicale.

In tempi di coronavirus i cambi di idea del Capitano si sono fatti più frequenti e veloci; non appena sono iniziati a diffondersi i primi casi ha iniziato a chiedere al governo Conte II di chiudere tutto quindi si è fatto portavoce di coloro che chiedevano di riaprire. Anche su vaccino e green pass non è riuscito a rimanere fermo sulle proprie posizioni. Non appena si è iniziato a parlare di certificazione verde si è subito detto contrario cercando al contempo consensi tra i No-vax, tempo poche settimane dopo il suo partito ha votato la fiducia al governo Draghi legata al green pass ed ha dichiarato pubblicamente di essersi vaccinato.

Anche su Draghi il leghista sembra avere le idee molto confuse. Oggi, infatti, con la Lega appoggia il premier ed il governo ed è pronto a sostenere l’ex Governatore della Banca d’Italia al Quirinale ma quando questi era il presidente della Banca centrale europea lo definiva un burocrate complice “di chi sta affossando la nostra economia” dedicandogli anche alcuni tweet al veleno.

Clamorosa, e per certi versi ancora incomprensibile a molti, la scelta avvenuta nell’agosto 2019 di far cadere il governo Conte I; nonostante il successo ottenuto alla Europee precedenti, Lega primo partito con oltre il 34% dei voti, e le difficoltà di convivenza con i 5 Stelle, Salvini aveva più volte assicurato: “io ho dato la mia parola e la mia parola vale 5 anni non cinque mesi” sebbene poi i fatti abbiano smentito anche questa affermazione.

Essere al governo sembra essere quasi un tormento per l’ex titolare del Viminale che sembra non ricordare, o quanto meno essersi pentito, di alcuni provvedimenti varati anche grazie a lui. È questo il caso del Reddito di cittadinanza dove la giravolta è stata a 360 gradi. Entrato in vigore durante il primo governo Conte, sostenuto da Lega e M5S, Salvini ne ha successivamente chiesto la cancellazione sostenendo che in alcune zone specie del Sud stava diventando un incentivo al lavoro in nero, a fine agosto aveva anche detto che avrebbe firmato lui stesso l’emendamento alla Legge di bilancio per abolirlo, ma ora la sua Lega e pronta a prorogarlo “a chi non può lavorare: disabili, invalidi, chi ha la moglie, il marito o il figlio a casa da curare 24 ore su 24”. Domenica scorsa l’ennesima retromarcia sostenendo la necessità di tagliare gli sprechi del reddito di cittadinanza e destinarli a due obiettivi: taglio delle tasse sulle bollette di luce e gas, aumento del bonus per genitori separati e divorziati che dopo il Covid non riescono a pagare l’assegno di mantenimento a figli o ex coniugi”

Anche sugli alleati Salvini è solito cambiare idea.

Nel febbraio 2019 l’allora vicepremier giurava e spergiurava di aver chiuso con la vecchia alleanza di centrodestra, sottolineando che la Lega considerava chiusa la stagione politica al fianco di Berlusconi “con cui governiamo nelle Regioni e nei comuni ma finisce lì”, lo scorso agosto però è andato ad incontrare l’ex Cavaliere nella sua residenza sarda per lavorare alla nascita di una Federazione di centrodestra, se non altro leggermente diversa rispetto al passato visto che per il momento vedrebbe solo Forza Italia ed il Carroccio ma non Fratelli d’Italia.

Per carità cambiare opinione è più che lecito e non costituisce certo reato ed un vecchio adagio recita che solo gli stupidi non cambiano mai idea ma Salvini a volte sembra davvero esagerare.

L’ambasciata dell’Azerbaigian ha celebrato la città di Shusha

Ieri, lunedì 8 novembre, l’ambasciata dell’Azerbaigian a Roma ha celebrato il Giorno della Vittoria, una festività introdotta quest’anno per ricordare il primo anniversario del conflitto di 44 giorni avvenuto lo scorso anno contro l’Armenia e lo ha fatto omaggiando la riconquistata città di Shusha, la Parigi del Caucaso, capitale culturale del paese. Nell’occasione è stato presentato anche il libro “Shusha” di Daniel Pommier e Elchin Ahmadov pubblicato dalla Sandro Teti Editore.

Nel corso della serata le varie personalità che si sono alternate sul palco hanno parlato dei progetti destinati a rilanciare questa storica città del paese caucasico, crocevia tra Europa ed Asia, che vedrà la rinascita di moschee, monumenti storici mausolei, case museo, chiese, come quella di Gazanchi, il tutto rispettando lo stile architettonico originale. Dopo 30 anni di occupazione armena la città, infatti, è oggi distrutta a causa di azioni che hanno alterato la natura culturale e storica di queste aree.

A fare da colonna sonora alla serata le musiche che hanno animato il Festival musicale di KhariBulbul svoltosi lo scorso maggio su iniziativa del Presidente Aliyev dopo 32 anni di silenzio.

La serata si è aperta con la lettura di una lettera della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, che ha auspicato “una pace duratura, che consenta di proseguire il processo di ricostruzione, donando stabilità e prosperità all’intera regione.”

Dall’Azerbaigian ha portato la testimonianza degli ottimi rapporti che legano Roma e Baku l’On. Azer Karimli, presidente del Gruppo interparlamentare di amicizia Azerbaigian-Italia nel Parlamento della Repubblica dell’Azerbaigian, che ha ricordato come l’Italia sia stata vicina all’Azerbaigian durante e dopo i 44 giorni di guerra patriottica, simbolo di un’amicizia rappresentata anche dall’intervento del Sen. Stefano Lucidi, presidente del Gruppo interparlamentare di amicizia Azerbaigian-Italia.

L’Ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia Mammad Ahmadzada ha chiuso gli interventi, ringraziando i partecipanti e sottolineando la grande importanza di Shusha per il popolo azerbaigiano e del giorno della sua liberazione dall’occupazione, divenuto il Giorno della Vittoria dell’Azerbaigian nella Guerra Patriottica.

I festeggiamenti in onore di Shusha hanno quindi offerto anche la possibilità di celebrare i successi militari ottenuti in quei 44 giorni e la riconquista di diversi territori, oltre che il conseguente ripristino del diritto di circa un milione di sfollati interni a vivere nelle loro abitazioni native.

Una dichiarazione trilaterale firmata dai leader di Azerbaigian, Russia e Armenia il 10 novembre 2020 ha posto fine alle operazioni militari e l’Armenia, riconoscendo la propria sconfitta, ha ritirato le sue forze armate dalle regioni di Kalbajar, Aghdam e Lachin.