Fabrizio Di Ernesto

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Argentina, Senato approva Legge Base

Boccata d’ossigeno per il presidente dell’Argentina Javier Milei. Con il voto decisivo del presidente del Senato, Victoria Villarruel, la Camera alta ha approvato la cosiddetta Legge Base contenente il pacchetto di riforme voluto dal capo dello Stato.

La votazione si è conclusa 36 a 36 ma il voto decisivo della presidenza ha permesso il varo della norma.

Commentando il risultato il Capo dello Stato ha sottolineato: “È un trionfo per il popolo argentino e il primo passo verso il recupero della nostra grandezza. Si tratta della riforma più ambiziosa degli ultimi quarant’anni”. Una volta che il testo arriverà alla Camera dei Deputati e l’iter legislativo sarà terminato, il capo dello Stato convocherà governatori, ex presidenti, legislatori sostenitori della Legge Fondamentale e leader dei principali partiti per firmare il Patto di maggio.

Il voto su questa norma, strumento fondamentale per l’amministrazione del presidente ultraliberale Milei, si è concluso dopo 20 ore di dibattito. Dopo il lungo dibattito, il vicepresidente del Paese e il capo della camera alta hanno votato a favore dell’approvazione della norma. Durante il dibattito si sono verificati gravi incidenti davanti al Congresso, con auto date alle fiamme, 20 agenti di polizia feriti e una trentina arrestati, e la tensione è continuata fino a notte fonda. Dopo l’approvazione della legge, nei pressi del Congresso si sono registrati nuovi scontri. Nel frattempo, colpi di pentole e padelle risuonavano in varie parti della città di Buenos Aires e in altre capitali, in una chiara manifestazione di opposizione a Milei.

Dopo ardue trattative dietro le quinte, il Governo ha deciso di cedere alle pressioni ed ha eliminato dall’elenco delle privatizzazioni le società statali Aerolineas Argentina, Correo Argentino e il conglomerato statale dei media. Allo stesso modo, ad esempio, sono state escluse sia l’abrogazione della moratoria sulle pensioni sia la creazione di un sussidio di vecchiaia proporzionale per le persone che hanno compiuto i 65 anni e non hanno maturato i 30 anni di contributi necessari per la pensione. Sono state apportate correzioni anche al regime di incentivi per i grandi investimenti (Riga): non si tratterebbe più di “qualsiasi settore”, ma piuttosto di “industria forestale, infrastrutture, estrazione mineraria, energia e tecnologia” che soddisfano i requisiti attesi. Un colpo di spugna anche per le criptovalute, che non potevano essere riciclate all’estero, come inizialmente deciso.

Sei mesi di Milei, un bilancio fallimentare

Cadono oggi, lunedì 10 giugno, i primi sei mesi del governo del presidente argentino Javier Milei, ed il bilancio per il politico ultraliberista non è certo buono.

Le sue politiche sono fallimentari tanto che molti cittadini hanno già smesso di seguirlo e tutto il suo destino sembra legato alla legge Bases che mercoledì è attesa dal voto decisivo.

La crisi del governo conservatore e filoatlantico è iniziata con la bocciatura della norma alla Camera, proseguita con la crisi delle università – tagli al bilancio e massiccia manifestazione contro Milei -, oltre alla bocciatura del decreto necessità e urgenza (Dnu) al Senato.

Ad aggravare il quadro è arrivato il crollo del Patto di maggio, un appello del presidente rivolto a tutte le forze politiche che si è diluito, e si è ulteriormente approfondita con l’abbandono di Nicolas Posse, quale capo di gabinetto. Inoltre, nei giorni scorsi è imploso uno scandalo di corruzione su Capitale Umano, perseguito dalla stessa ministra Sandra Pettovello. Adesso tutte le scommesse dei libertari si concentrano sull’approvazione della legge Bases, strumento chiave per il management.

I risultati promessi in campagna elettorale non sono arrivati ed anzi gli argentini stanno anche peggio La società di consulenza Articulat ha presentato un lavoro dal quale risulta che il 37,1% degli intervistati ritiene che l’aggiustamento statale sia pagato dalle classi inferiori, mentre solo il 13,6% ritiene che sia pagato dalla casta politica, come afferma Milei.

Il presidente argentino Milei vola in Spagna

Dopo le polemiche delle scorse settimane il presidente argentino Javier Milei sarà in Spagna, per la precisione a Madrid, per presentare il suo libro a Madrid e incontrare i leader del partito di estrema destra Vox.

Ieri il primo mandatario del paese indilatino ha sospeso il consiglio dei ministri per definire i dettagli del suo viaggio in Spagna ed è partito mentre in Senato si dibatte il controverso decreto omnibus, base di partenza della sua azione politica ed economica.

L’ambasciata ha definito nel dettaglio il viaggio di Milei e organizzato degli incontri con imprenditori spagnoli “che hanno investimenti o interessi in Argentina”, come ha confermato il portavoce presidenziale Manuel Adorni. Milei incontrerà infatti il ​​nuovo ambasciatore argentino a Madrid, Roberto Bosch, che ha presentato le sue credenziali al capo di Stato.

Una volta a Madrid, presenterà il suo libro “La Via Libertaria”, che pochi giorni fa è stato messo fuori circolazione in Spagna, per aver inserito dati biografici falsi sul suo conto: riferisce che si era laureato all’Università di Buenos Aires (Uba) e aveva un dottorato in California, informazioni rivelatesi infondate. Terrà l’incontro insieme all’economista e autore del prologo Juan Ramon Rallo. All’incontro parteciperanno anche il leader del Partito repubblicano cileno, Jose’ Antonio Kast, e la deputata dell’Assemblea nazionale francese, Marie Le Pen. L’evento sarà una sorta di prologo al convegno “Live Europe 24” che riunirà “movimenti patriottici” di tutto il mondo il 18 e 19 maggio presso il Palazzo Vistalegre di Madrid. Parteciperanno in modalità telematica il premier italiano Giorgia Meloni e il primo ministro ungherese Viktor Orban. A Madrid saranno presenti anche il ministro israeliano per gli Affari della diaspora e la lotta all’antisemitismo, Amichai Chikli, e l’ex primo ministro polacco Mateusz Morawiecki e il presidente del partito Chega in Portogallo, Andre Ventura.

Argentina, nuovo sciopero generale contro il presidente Milei

Lo sciopero generale di 24 ore indetto in Argentina indetto contro il governo dal principale sindacato del paese, la Confederazione Generale del Lavoro (CGT), ieri ha paralizzato il paese indiolatino. In strada c’erano solo i manifestanti, mentre le imprese e gli uffici sono rimasti chiusi con i trasporti completamente bloccati. L’adesione all’astensione dal lavoro è stata molto alta soprattutto in scuole, ospedali, banche e imprese.

Lo sciopero, sostenuto anche dalla Centrale dei lavoratori dell’Argentina era diretto contro le riforme liberiste portate avanti dal Governo di Javier Milei ed alla cosiddetta “legge omnibus” presentata dall’esecutivo al parlamento.

La “legge omnibus” o Legge delle Basi e Punti di Partenza per la Libertà degli Argentini, in corso di correzione al Senato, consente la privatizzazione delle aziende pubbliche, conferisce poteri legislativi al presidente e introduce numerose riforme di vasta portata, come la riforma del lavoro, nuove tasse e una serie di misure per incoraggiare i grandi investimenti.

Quello di ieri è stato il secondo sciopero generale contro il capo dello Stato ed a differenza del primo ha coinvolto anche il trasporto pubblico.

Il portavoce presidenziale, Manuel Adorni, ha attaccato la Cgt per lo sciopero generale e ha bollato la confederazione dei lavoratori come “i fondamentalisti dell’arretratezza”. Il precedente sciopero generale contro Milei era avvenuto il 24 gennaio, appena 44 giorni dopo il suo arrivo alla Casa Rosada, quando migliaia di persone erano scese nelle strade di Buenos Aires e di altre parti dell’Argentina per dire “no” allo smantellamento dello Stato promosso dal presidente.

Argentina, Milei in crisi attacca il suo predecessore Fernandez e la Spagna

Dopo le polemiche dei giorni scorsi tra il presidente Argentino, Javier Milei, e la Spagna, ora il primo mandatario del paese indiolatino attacca il suo predecessore Alberto Fernandez che sosterrebbe Madrid nelle polemiche.

Nei giorni scorsi, infatti il ministro dei Trasporti spagnolo Óscar Puente aveva dichiarato: “Ho visto Milei in tv e, mentre lo ascoltavo, pensavo…Non so in che stato fosse, se prima o dopo aver ingerito non so quali sostanze”. Parole che hanno acceso feroci polemiche con Milei che ora accusa Fernández di aver esacerbato la crisi con la Spagna.

“Mi rammarico profondamente della reazione del governo argentino al commento di un ministro del governo spagnolo”, ha scritto sul suo profilo social il politico peronista aggiungendo “Milei potrebbe essere rimasto sconvolto ma non ha motivo di essere così offeso”.

Dopo le dichiarazioni di Puente l’Ufficio del presidente Milei aveva diffuso in comunicato nel quale ripudia le dichiarazioni del ministro iberico sottolineando: “Ha problemi più importanti da affrontare, come le accuse di corruzione che cadono contro sua moglie (Begoña Gómez), questione che lo ha portato addirittura a valutare le sue dimissioni”.

Argentina, battuta d’arresto per la legge omnibus di Milei

Battuta d’arresto per le legge omnibus del presidente argentino Javier Milei. La Camera dei deputati ha infatti reinviato il testo in commissione che ora dovrà nuovamente esaminare il testo ultraliberista.

Nella giornata di ieri i deputati hanno approvato sei articoli della controversa legge dopo di che hanno aggiornato la seduta a causa della mancanza di consenso tra il partito del presidente e gli altri.

Nello specifico la maggioranza non aveva i voti necessari per approvare gli articoli più controversi come la privatizzazione delle aziende pubbliche, la riforma della legge sul sostegno del debito e l’aggravamento delle sanzioni per limitare le proteste sociali.

Il testo, che inizialmente prevedeva 650 articoli poi ridotti a 350, è stato approvato venerdì scorso nella votazione generale, mentre ieri è iniziata la trattazione articolo per articolo, punto per punto, di revisione di ciascuno degli assi per determinare se questo pacchetto di leggi sarà approvato o meno. Allo stesso modo, è stato approvato il conferimento di alcuni poteri al presidente, ma nel corso del pomeriggio i toni sono cambiati e hanno cominciato ad arrivare rifiuti e smentite, finché a un certo alla maggioranza sono iniziati a mancare i voti.

Il deputato Diego Julio, del blocco Unión por la Patria, ha dichiarato: “Ciò che ha fatto La Libertad Avanza con i suoi alleati è stato far crollare la legge. Le leggi sono ponti, dobbiamo generare dialogo e, soprattutto, dobbiamo parlare con chi paga le conseguenze delle leggi”. Il presidente Javier Milei ha appreso la notizia mentre si trova in Israele per una visita ufficiale.

Al via in Argentina sciopero generale contro le politiche del presidente Milei

Si è aperto in Argentina lo sciopero generale contro le politiche del presidente ultraliberista Javier Milei organizzato dalle principali confederazioni sindacali locali, la Cgt, la Cta dei lavoratori, la Cta autonoma e l’Unione dei lavoratori dell’economia popolare.

Lo sciopero è stato indetto lo scorso mese di dicembre per contestare le misure economiche e sociali del governo del primo mandatario indiolatino contenute nel decreto di deregolamentazione dell’economia.

Il culmine delle manifestazioni è previsto nel centro di Buenos Aires con diversi relatori, non a caso il governo ha già annunciato l’implementazione del “protocollo anti-picchetto” nei punti di accesso alla capitale.

Ieri le organizzazioni si sono riunite per “ratificare la solidità del rapporto tra le organizzazioni sindacali” ribadendo che questo sciopero “sarà un capitolo storico per il movimento operaio organizzato”.

Si tratta del primo sciopero generale della Cgt e arriva appena 45 giorni dopo l’insediamento di Javier Milei, segnando un nuovo record. Il mega-decreto di Necessità e urgenza (Dnu) è entrato in vigore il 29 dicembre e con i suoi 300 articoli, modifica alcune normative in materia contrattuale e di indennizzi, instaurando limiti al diritto di sciopero. Le proteste riguardano anche le misure contenute nei 664 punti del disegno di legge Omnibus, che tra i diversi argomenti tratta della privatizzazione delle imprese e di superpoteri per il presidente dell’Argentina. Un progetto normativo attualmente al centro di una maratona negoziale che la casa Rosada vorrebbe chiudere già domani.

Argentina, sindacati contro le liberalizzazioni folli del presidente Milei

Le due principali sigle sindacali argentine, la Cgt e la Cta, sostenute da partiti e gruppi sociali di sinistra hanno inscenato ieri, mercoledì 27 dicembre, una manifestazione nella capitale, Buenos Aires, per protestare con il Dnu, decreto di necessità e urgenza, del Presidente Javier Milei, che vara una serie di privatizzazioni selvagge ed il licenziamento di migliaia di dipendenti pubblici.

Il Dnu, tra le varie misure, di fatto introduce una feroce riforma regressiva del lavoro il cui unico obiettivo è disciplinare i lavoratori, limitare l’attività sindacale e privilegiare solo gli interessi commerciali, come osservano i sindacati.

I rappresentanti dei lavoratori hanno letto un documento nel quale ricordano che “non esiste alcuna necessità o urgenza che imponga di sovvertire l’ordine costituzionale, arrogandosi poteri legislativi, che non sono di sua competenza, e utilizzando tutta quella forza per distruggere la legislazione sul lavoro. Qualsiasi piano governativo che richieda modifiche, abrogazioni o creazione di leggi deve, necessariamente, passare attraverso un dibattito parlamentare”.

La manifestazione, molto partecipata, ha portato al blocco delle strade nel cuore della capitale nonostante il duro protocollo attuato dal ministro della Sicurezza, Patricia Bullrich; anche se non si sono registrati incedenti o scontri.

Il capo dell’Uocra, il sindacato edile, Gerardo Martínez si è detto convinto che il Dnu sia “incostituzionale” e non ha escluso che già oggi, giovedì 28 dicembre, il comitato centrale della Cgt promuova uno sciopero generale contro il Governo.

L’ultraliberista neopresidente si è però detto convinto della bontà del provvedimento e della necessità di andare avanti per la propria strada asserendo: “Il mega decreto ha più del 75% di consensi, quindi spiegatemi perché volete qualcosa contro il popolo” annunciando un nuovo pacchetto di norme per la “Legge sulle basi e punti di partenza per la libertà degli argentini” anticipando di voler “ripristinare le condizioni economiche e sociali basate sulla dottrina liberale incorporata nella Costituzione nazionale del 1853”.

Il portavoce presidenziale, Manuel Adorni, ha precisato che il pacchetto di leggi “comprende riforme profonde, necessarie e urgenti in materia fiscale, lavorativa, penale, energetica ed elettorale” mentre la stampa ha anticipato che il pacchetto nei suoi 664 articoli, conterrebbe deleghe legislative all’Esecutivo nazionale di emergenza pubblica in materia economica, finanziaria, fiscale, sociale, pensionistica, sicurezza, difesa, tariffaria, energetica, sanitaria e sociale per due anni, fino al dicembre 2025, e si inserirebbe in un’ampia riforma elettorale, nella quale viene incorporato il sistema elettorale uninominale per collegio elettorale di stile anglosassone.

Argentina, il governo si prepara a fare macelleria sociale

Il governo ultraliberista del nuovo presidente argentino Javier Milei ha annunciato un grande pacchetto di misure economiche preludio ad una vera e propria macelleria sociale, previsto infatti il probabile licenziamento di circa 10mila dipendenti statali.

Il ministro dell’Economia, Luis Caputo, in un messaggio alla nazione ha confermato l’istituzione di un pacchetto di 10 misure che prevedono tagli agli investimenti sociali e l’eliminazione dei sussidi per l’energia e i trasporti. Caputo ha spiegato che ci sarà una “magasvalutazione del 118%, poiché il dollaro passerà già da oggi, mercoledì 13 dicembre, da 391 a 800 pesos, e a 940 con la cosiddetta tassa per un’Argentina inclusiva e solidale (Pais), che arriva fino a 30 per cento sul valore di determinate operazioni in valuta estera.

Per quanto riguarda il governo, sempre il titolare dell’economia ha riferito che il numero dei dicasteri sarà dimezzando passando da 18 a nove; inoltre, tutti i contratti di lavoro sottoscritti dallo Stato per un periodo inferiore a un anno saranno sospesi, non ci saranno più lavori pubblici e quelli affidati ma non ancora avviati saranno cancellati.

Annunciata anche una riduzione di almeno lo 0,4% del prodotto interno lordo (Pil) alle pensioni e ai pensionamenti, nonché ai programmi sociali.

Caputo ha ammesso che con queste misure “per qualche mese saremo peggio di prima, soprattutto sul fronte dell’inflazione”.

Il presidente argentino Milei pronto a legarsi ai Dem Usa

A meno di due settimane dall’insediamento ufficiale alla Casa Rosada in qualità di nuovo presidente argentino l’ultra liberista Javier Milei cerca di accreditarsi agli occhi dell’opinione pubblica mondiale quale politico responsabile.

Dopo aver preso le distanze da Mosca e Pechino e abbracciato la causa israeliana ha ora rivolto il suo sguardo verso gli Usa che cercano una sponda per tornare a fare dell’America indiolatina il loro giardino di casa.

A meno di un anno dalle presidenziali Usa, e dopo aver promosse tra le tante cose uno shock economico simile a quello imposto da Reagan negli anni 80, è ora volato a New York e Washington, per costruire nuovi legami ed esporre ai partner la sua ricetta per fermare la spirale negativa in cui l’Argentina si è avvitata, con un’inflazione oltre il 140% e tranche miliardarie da rimborsare, tra dicembre e gennaio, al Fondo monetario internazionale (Fmi)

Da quanto si apprende nel primo giorno della sua trasferta statunitense ha incontrato l’ex presidente Bill Clinton, inviato di Joe Biden per l’America latina mentre in precedenza aveva avuto una colazione di lavoro con i leader della comunità ebraica newyorkese, prima di spostarsi nel Queens, per rendere omaggio al Ohel, la tomba del rabbino Menachem Mendel Schneerson, luogo considerato sacro dall’ebraismo ortodosso. 

A Washington invece incontrerà il consigliere per la Sicurezza, Jake Sullivan, prima di ripartire per Buenos Aires, lasciando ai suoi delegati di fiducia l’incontro con Fmi e Tesoro Usa.