Fabrizio Di Ernesto

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Monthly Archives: febbraio 2019

Argentina: insegnanti rifiutano nuovo accordo salariale

Pochi giorni dopo l’inizio dell’anno scolastico in Argentina i docenti sono sul piede di guerra e contestano il nuovo accordo salariale che non permetterebbe di rimanere al passo con l’inflazione.

L’allarme è stato denunciato dai sindacati degli insegnanti di Buenos Aires che lamentano la perdita del potere d’acquisto degli stipendi.

Il Fronte dell’unità didattica, che raggruppa la maggior parte degli educatori nella provincia di Buenos Aires, ha respinto nuovamente una nuova offerta avanzata dal governo nell’ambito della contrattazione collettiva.

Lo scorso anno l’inflazione nel paese è notevolmente aumentata penalizzando tutti i lavoratori dipendenti ed ora gli insegnanti minacciano di indire un grande sciopero a breve.

Mirta Petrocini, leader della Federazione degli Educatori di Buenos Aires (Feb), ha detto che la proposta del governo provinciale è “inaccettabile” perché non risponde alle esigenze degli insegnanti che chiedevano di recuperare almeno quindici punti tra l’aumento unilaterale ricevuto nel 2018 e l’indice di inflazione consolidato. “L’aumento – ha detto – non copre le bollette del servizio e non raggiunge i pensionati”.

Roberto Baradel, segretario generale delle Unified, ha ammonito che la proposta del governo porta “un consolidamento della perdita di potere d’acquisto lo scorso anno”.

Le associazioni di categoria chiedono anche la restituzione al governo centrale della contrattazione collettiva a livello nazionale, eliminata dal presidente Mauricio Macri con decreto obbligando le province a chiudere accordi separatamente e generando una grande disparità tra le diverse remunerazioni.

Cuba, approvata nuova Costituzione

Il popolo cubano ha approvato con l’86% di sì la Nuova Costituzione stilata nei mesi scorsi e che andrà ora a sostituire quella precedente varata nel 1976.

Si tratta di una riforma storica considerando il passato recente dell’isola visto che torna il concetto di proprietà privata nelle attività economiche sull’isola. Poco meno di 8 milioni gli aventi diritto che hanno preso parte al voto.

Il testo, che sancisce riforme avviate da Raul Castro, riconosce il business privato, con la possibilità di assunzioni e di investimenti dall’estero, e la proprietà limitata di alcuni mezzi di produzione. Viene inoltre fissato il limite di cinque anni delle massime cariche, con la divisione dei poteri tra le figure del presidente della Repubblica e del primo ministro.

L’opposizione aveva portato avanti un’intensa campagna per il no, sostenendo che la nuova Carta non farà veramente voltare pagina al Paese all’insegna del rispetto delle libertà individuali, poiché professa l’irrevocabilità del socialismo e di un sistema sociale subordinato al partito comunista.

Prima del voto popolare i cittadini hanno avuto tre mesi di tempo per studiare il testo ed avanzare eventuali modifiche.

Più nello spicifico la nuova Carta, pur senza modificare le fondamenta dello stato socialista, riconosce “il ruolo del mercato” e della proprietà privata. Nel nuovo testo il sistema economico “mantiene come principi essenziali la proprietà socialista di tutto il popoli sui mezzi fondamentali di produzione e pianificazione”, ma riconosce “il ruolo del mercato e di nuove forme di proprietà, tra cui quella privata”. L’impresa statale si conferma come “soggetto principale dell’economia nazionale” ma si ratifica “costituzionalmente l’importanza dell’investimento straniero per lo sviluppo economico del paese”, seppur “con le dovute garanzie”.
Il governo di Cuba ha anche deciso di riprendere il programma di concessione delle licenze per attività private pur se limitate nel numero e sottoposte a un maggior numero di controlli.

Per quanto riguarda la figura del Capo dello Stato questo ruolo potrà essere ricoperto per un massimo di due legislature da 5 anni. La nuova costituzione si compone di un preambolo e 224 articoli, suddivisi in 11 titoli, 24 capitoli e 16 sezioni.

Venezuela, Guaidò chiede a Gruppo di Lima intervento armato per prendere il potere

L’autoproclamatosi presidente venezuelano Juan Guaidò chiederà al Gruppo di Lima, i paesi che vogliono rovesciare il presidente eletto Nicolas Maduro, di effettuare un intervento armato nel paese. L’unica strada ormai rimasta ai golpisti per tentare di prendere il potere.

Lo ha annunciato lo stesso presidente del Parlamento di Caracas annunciando che parteciperà alla riunione odierna cui prenderà parte anche il vicepresidente Usa Mike Pence.

Dopo un mese di stallo, anche perché nel paese indiolatino i cittadini sembrano consapevoli che le ricette ultraliberiste che sarebbero imposte da Guiadò con l’ausilio degli Usa non farebbero certo uscire il paese dalla crisi ed anzi la loro situazione peggiorerebbe, coloro che vogliono rovesciare il governo non hanno più molte alternative, anche se l’opzione militare rimane tra “tutte le opzioni possibili”. Giaudò ha dichiarato: “Gli eventi mi costringono a prendere una decisione: proporre alla comunità internazionale in modo formale di tenere tutte le opzioni aperte per raggiungere la liberazione di questo paese che sta combattendo e continuerà a combattere”.

Sabato scorso, il 23 febbraio, nel paese si sono svolte due grandi manifestazioni, una in sostegno del governo e l’altra dei golpisti e si sono verificati diversi incidenti al confine con la Colombia da dove sarebbero dovuti entrare gli aiuti umanitari statunitensi in favore di Gauidò, in pratica quelle medice e quel cibo che scarseggiano nel paese dopo le sanzioni imposte proprio dagli Usa negli anni passati. I camion sono stati dati alle fiamme dai manifestanti filo Maduro.

Secondo stime del governo colombiano le violenze hanno causato 285 feriti, di cui 37 sono stati trasportati in ospedale. Dei 285 feriti, 255 sono di nazionalità venezuelana e 30 colombiani. Secondo quanto denunciato dall’organizzazione non governativa Foro Penal almeno quattro persone sono state uccise e altre 18 sono rimaste ferite in violenti sconti nella città venezuelana di Santa Elena de Uairen, nello stato di Bolivar, al confine con il Brasile.

Tutto il mondo è paese 19/02/2019

Audio della puntata ondata in onda martedì 19 febbraio 2019 a questo link

Messico, Senato valuta creazione Guardia nazionale proposta dal presidente

Il Senato messicano sta valutando la proposta del presidente Andrés Manuel López Obrador (Amlo) per la creazione della nuova Guardia nazionale per contrastare il crimine nel paese e già approvata a gennaio dalla Camera. Oltre che dall’opposizione la proposta di legge è contestata anche dagli esperti di sicurezza.

Parlando con i soldati, nei giorni scorsi, il capo di stato ha ribadito “ci aiuterà molto, sarà decisivo per pacificare il paese. Con la creazione della Guardia Nazionale potremo garantire la pace e la tranquillità del paese.

Secondo i dati ufficiali, nel 2017 nel paese ci sono stati 28.866 omicidi saliti lo scorso anno a 33.341.

“La Guardia Nazionale – ha continuato il primo mandatario – rispetterà i diritti umani e sarà come l’esercito di pace delle Nazioni Unite (ONU)” ribadendo che l’approvazione della norma è necessaria per combattere l’insicurezza.

I senatori del National Action Party (PAN) ritengono che la proposta ripeta la strategia del governo di Felipe Calderón (2006-2012) e di Enrique Peña Nieto (2012-2018) che utilizzavano i militari per garantire la sicurezza pubblica.

Anche se il partito di López Obrador ha la maggioranza nel Congresso, la riforma andando ad intaccare la Costituzione, ha bisogno dell’approvazione dei due terzi degli aventi diritto, ovvero della maggioranza qualificata.

Brasile, al via privatizzazioni selvagge

Come era facilmente prevedibile vista la vittoria elettorale di Jair Bolsonaro, in Brasile sta per aprirsi una nuova era di privatizzazioni selvagge, anche se va precisato che quella relativa all’intera rete di infrastrutture aeroportuali brasiliane (Infraero) è stata ereditata dal governo precedente di Michel Temer.

Da qui al 2020 sono comunque 69 i progetti che, salvo ripensamenti dell’ultima ora, saranno privatizzati, a beneficio di grandi gruppi industriali locali ed internazionali.

Per quanto riguarda la rete ferroviaria è stato lo stesso Capo di Stato ad annunciare che l’asta dei dodici aeroporti, dieci terminali portuali, la ferrovia nord-sud e la rete di comunicazione integrata Aeronautica di comando, si terrà tra il 15 marzo e il 5 aprile di quest’anno.

Nei giorni scorsi il Ministero delle Infrastrutture carioca aveva annunciato la tempistica della gara d’asta.

Per quanto riguarda gli aeroporti da sottolineare come questi saranno tutti messi in vendita entro il primo trimestre dell’anno confermando il programma stilato dal PPI, Parcerias de Investimentos, il Programma per la partnership negli investimenti.

Dopo gli anni di Lula e Rousseff che avevano fatto del Brasile un gigante economico capace di primeggiare non solo nella regione ma anche a livello globale, ora il paese tornato nell’orbita politica di Washington sta tornando a politiche ultraliberiste che impoveriscono le casse statali e di conseguenza i progetti sociali a sostegno della popolazione.

Tutto il mondo è paese 12/02/2019

Audio della puntata andata in onda il 12/02/2019 File audio

Usa pressano El Salvador per ridurre influenza cinese nella regione

John Bolton, attuale Consigliere per la sicurezza nazionale statunitense, ha telefonato al neo-eletto presidente salvadoregno Nayib Bukele, di origini palestinesi, per sottolineare la necessità, secondo Washington, di rafforzare la cooperazione bilaterale per contrastare la sempre più crescente influenza cinese nella regione.

Ne ha dato notizia lo stesso Bolton dicendo di aver colto l’occasione anche per congratularsi con Bukele per la recente vittoria elettorale. “Abbiamo discusso – ha spiegato il rappresentante della Casa Bianca – dei modi per rafforzare l’amicizia tra Usa ed El Salvador e collaborare per ripristinare la democrazia in Venezuela e contrastare le pratiche predatorie della Cina nell’emisfero”. Da parte sua Bukele ha replicato dicendo che “gli Usa troveranno in El Salvador non solo un alleato, ma anche un amico”.

Nelle ultime settimane, anche in concomitanza con la crisi venezuelana, Bolton ha intensificato i contatti con i capi di stato e di governo della regione indiolatina per rilanciare la posizione degli Usa nell’ex giardino di casa. Come conferma la telefonata a Bukele non è solo il Venezuela indipendente a preoccupare la Casa Bianca ma soprattutto la crescente influenza di Russia e Cina tra i paesi a sud del Messico.

Usa valutano possibilità di riaprire base militare di Aviano ai voli “ordinari”

L’amministrazione Usa sta valutando la possibilità di riaprire la base militare di Aviano, dove sono custodite bombe atomiche, ai voli “ordinari” dopo più di due anni dalla loro sospensione. Dalla primavera riprenderanno i test che termineranno a settembre.

I voli saranno effettuati per conto del Comando Trasporti degli Stati Uniti attraverso un rotatore Patriot Express da e verso la base ai piedi delle Alpi italiane. Se i risultati dovessero soddisfare le aspettative statunitensi i voli diventeranno permanenti.

Nell’autunno del 2016 fu interrotto il volo che settimanalmente collegava la base alla Germania e che permetteva agli uomini in forza nella base di spostarsi insieme alle loro famiglie. La sospensione del servizio ha inoltre comportato la cancellazione del volo regolare quasi gratuito per i viaggiatori idonei a volare in base allo spazio disponibile.

L’itinerario pianificato è quello della tratta compresa dall’aeroporto internazionale di Baltimora / Washington Thurgood Marshall del Maryland alla base aerea di Ramstein, in Germania, ad Aviano per terminare alla base aerea di Al Udeid, in Qatar. I viaggi di ritorno ovviamente eseguiranno il percorso inverso.

Il programma Patriot Express ha fornito voli dagli Stati Uniti alle basi oltreoceano sin dagli anni ’60, ma ha subito numerosi cambiamenti di rotta, tagli e inversioni. Il programma esegue circa 20 diverse rotte in tutto il mondo. La base di Aviano è inserita nell’ambito del programma Space-A che

consente al personale militare e ad alcune categorie di dipendenti civili, dipendenti, veterani e altri di volare su aerei militari in aeroporti selezionati in attesa, quando le missioni e le merci lo consentono.

Difesa, Cina pronta ad equipaggiare portaerei con catapulte magnetiche

La difesa cinese sta studiando la possibilità di installare catapulte elettromagnetiche sulla portaerei Laoning.

Il nuovo sistema Emals di fatto renderebbe obsoleto il cosiddetto trampolino attualmente utilizzato sulla nave, l’unica operativa della marina di Pechino, che è un semplice ammodernamento della classe Ammiraglio Kuznetsov russa.

La notizia è stata diffusa dalla stampa locale che ha citato vertici della marina cinese. Secondo quanto riferito dalla stampa l’installazione del sistema Emals sulla Liaoning è necessaria a renderla una piattaforma di addestramento efficace per le portaerei cinesi della generazione successiva, a cominciare dalla Type 002.

L’installazione del sistema Emals sulla Liaoning e sulla Type 001 consentirebbe alle due navi di lanciare velivoli con un carico bellico e scorte di carburante superiori.

L’obiettivo della marina cinese è quella di dotarsi, entro il 2035, di una flotta di almeno 6 portaerei, aggiungendo alle due già esistenti quattro vascelli a propulsione nucleare per portare le proprie capacità di proiezione della forza più vicine a quelle della marina militare statunitense.