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Venezuela, proteste dei lavoratori per stipendi fermi da un anno
Giornata di protesta ieri, mercoledì 15 marzo, in Venezuela a causa degli stipendi che non vengono aumentati da un anno.
Lavoratori pubblici, pensionati e sindacati sono così scesi in piazza a Caracas per chiedere miglioramenti economici e sociali all’amministrazione del presidente Nicolas Maduro, sotto lo slogan “a un anno dall’aumento dello stipendio siamo poveri”.
I manifestanti si sono radunati davanti alla sede del ministero del Lavoro nel cuore del centro di Caracas, con una torta per il “compleanno infelice” dell’aumento spiegando che l’attaule livello delle retribuzioni rende i venezuelani “affamati”.
Parallelamente hanno manifestanti anche i sostenitori del governo che al grido di “non ritorneranno” sono scesi in strada per chiedere l’annullamento delle sanzioni imposte unilateralmente dagli Usa e la revoca del blocco economico disposto sempre da Washington ai danni dell’amministrazione chavista.
Gli esponenti delle forze di sicurezza si sono frapposti tra i due gruppi per impedire che questi venissero a contatto tra loro, l’esponente dell’opposizione Carlos Salazar ha spiegato di aver indetto la manifestazione perché con attualmente lo stipendio è troppo basso rispetto ai prezzi in vigore nel paese, mentre alcuni manifestanti hanno accusato il governo “di voler far morire di fame la popolazione” con retribuzioni troppo basse. A causa delle sanzioni e del blocco economico l’inflazione nel paese indiolatino continua a salire tanto che su base annua a febbraio si è attestata al 537,7%.
Venezuela, Capriles parteciperà alle primarie del 22 ottobre
Henrique Capriles, già candidato alla presidenza del Venezuela, salvo ripensamenti, sarà il candidato del partito Primero Justicia per le primarie della Piattaforma Unitaria, che si terranno il 22 ottobre in vista delle elezioni del prossimo anno, nonostante nel 2017 sia stato interdetto per 15 anni dall’attività politica.
“Questo non è lo stesso Venezuela di qualche anno fa. Non siamo gli stessi, ma le cause non invecchiano, e giovani, le cause non sono una moda” ha spiegato l’esponente dell’opposizione lanciando la sua candidatura nel comune di Baruta, a sud-ovest di Caracas. Durante il suo intervento ha sottolineato che “la polarizzazione ci ha fatto molti danni e dire questo non significa essere codardi. Sono uno strumento di lotta per i poveri, per chi deve portare tutto in ospedale. Se ci chiamiamo Primero Justicia, quella deve essere la nostra prima causa, i poveri, i pensionati, gli operai, i nonni”;
ribadendo anche la convinzione che i venezuelani vogliono vivere in pace, mangiare bene, che i nonni hanno la pensione, che chi è all’estero cominci a tornare ed è per questo che questa causa deve essere accompagnata dalla gioia.
“L’unità – ha aggiunto – deve avere un obiettivo: trasformare il Paese. Da qui al 22 ottobre supereremo molti ostacoli. Sappiamo contro chi stiamo combattendo. Lottiamo contro chi ha trasformato Miraflores nel suo palazzo, contro chi prende in giro i nostri lavoratori, e hanno mandato in bancarotta Pdvsa”. Allo stesso modo, ha espresso di credere nell’inclusione, ma ha criticato il fatto che ci siano persone che affermano di essere dell’opposizione e attaccano l’opposizione. “O sei un mollusco o sei un mollusco. Il resto è perdere tempo. Sono anni che lottiamo contro i soprusi di cui questa città si occupa ogni giorno. Non sarà facile, ma il sogno resta lo stesso”, ha puntualizzato.
“Nel 2024 – si è detto sicuro – il Paese otterrà un cambiamento e quell’anno sarà di speranza per i venezuelani, per i poveri, che sono la classe media completamente finita”, ha sottolineato. Già candidato alla presidenziali nel 2012, quando fu sconfitto da Chavez, e nel 2013 quando perse di misura contro Maduro, nelle primarie se la vedrà contro il golpista Juan Guaidò che nel 2019 si autoproclamò presidente venendo riconosciuto dagli Usa ma non ha ottenuto mai alcun seguito da parte della popolazione che evidentemente sa bene cosa significherebbe per il paese tornare ad essere un satellite di Washington.
Venezuela: 22 ottobre primarie delle opposizioni
La Commissione nazionale delle primarie (Cnp) dell’opposizione in Venezuela ha annunciato che il prossimo 22 ottobre si svolgeranno le primarie in vista delle presidenziali del 2024 contro il presidente uscente Nicolas Maduro del Partito socialista unito del Venezuela (Psuv).
Il numero uno della Cnp Josè Maria Casal, ha detto che “ci deve essere unità politica e civica” invitando i rappresentanti delle opposizioni “a proseguire nella lotta per il cambiamento, utilizzando lo strumento delle elezioni interne dell’opposizione”.
Casal ha poi ricordato che il Consiglio elettorale nazionale (Cne) ha accettato di formare una commissione tecnica mista per valutare la richiesta del Cnp di utilizzare il 22 ottobre i seggi elettorali e di organizzare “giornate speciali per aggiornare il registro elettorale”.
Alla riunione del Cnp hanno partecipato anche gli Ambasciatori e gli incaricati d’affari accreditati nel Paese di Giappone, Cile, Francia, Spagna, Svizzera, Ue, Germania, Portogallo, Perù, Paesi Bassi, Italia e Polonia.
Casal ha spiegato che il programma della manifestazione prevede dal 28 febbraio al 19 marzo il Giuramento delle Giunte Regionali, il 21 aprile l’invito degli osservatori, il 24 aprile la pubblicazione dei regolamenti e dal 24 maggio al 23 giugno la nomina dei candidati. Dal 22 agosto al 20 ottobre si svolgerà la campagna elettorale e il 22 ottobre sarà il giorno delle elezioni. “Il dado è tratto nel senso storico di questa frase, avanzeremo risolutamente verso l’obiettivo prefissato insieme a tutti i cittadini che vogliono il cambiamento politico, ai quali spetta d’ora in avanti guidarlo con il nostro processo di sostegno”.
Pur mancando ancora l’ufficialità le presidenziali dovrebbero tenersi il prossimo anno. Le precedenti si sono svolte nel 2018 ma a causa del boicottaggio delle forze di destra l’affluenza è stata inferiore al 50%, motivo per cui alcuni paesi, guidati dagli Usa, non hanno riconosciuto la rielezione di Maduro.
L’anno successivo ne è scaturito il golpe farsa organizzato da Juan Guidò e sostenuto dagli Usa che però è fallito a causa del mancato sostegno della popolazione.
Il Venezuela riparte. Rafforzate relazioni con Messico ed Argentina
A quattro anni distanza dal tentato golpe atlantico di Guaidò, il Venezuela, di Nicolas Maduto sembra pronto per tornare a recitare un ruolo di primo piano nel continente indiolatino.
Nell’ambito del VII Vertice dei Capi di Stato e di Governo della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (Celac), che si è tenuto a Buenos Aires, il Ministro degli Esteri del Venezuela, Yván Gil, ha incontrato nella città di Buenos Aires i suoi omologhi del Messico, Marcelo Ebrard, e dell’Argentina, Santiago Cafiero, con l’obiettivo di rafforzare i rapporti di cooperazione con le due nazioni.
“Riaffermiamo la volontà dei nostri governi di continuare a lavorare per il rilancio dell’agenda bilaterale” ha riferito Gil aggiungendo: “a coronamento della nostra presenza al VII Vertice CELAC, abbiamo tenuto un incontro con Cafiero, ed abbiamo espresso congratulazioni e gratitudine per l’organizzazione dell’evento e abbiamo affrontato temi del nostro rapporto bilaterale insieme alle nuove sfide in regione”.
Dopo la vittoria elettorale di Lula in Brasile, ed il ritorno dei peronisti in Argentina sembra essere tornato a spirare un vento nuovo nel continente indiolatino che potrebbe non solo rafforzare la cooperazione tra i paesi dell’area ma anche nel resto del globo alterando gli equilibri attuali.
Venezuela e Turchia rafforzano relazioni strategiche
I governi di Venezuela e Turchia hanno rafforzato le loro relazioni strategiche con una serie di nuovi accordi di cooperazione in settori quali l’economia finanziaria, l’agricoltura e la pesca, il turismo, lo sport, la salute e la medicina e l’istituto di istruzione.
I nuovi accordi siglati dai rappresentanti di Caracas e di Ankara sono il prodotto di un lungo lavoro svolto nei nove gruppi di lavoro dalle delegazioni di alto rango dei due Paesi nell’ambito della III commissione mista per la Cooperazione Turchia-Venezuela, presso la sede del ministro degli Esteri venezuelano.
“Ribadiamo il nostro impegno a continuare a lavorare insieme in modo dinamico e armonioso in questa alleanza strategica di cooperazione”, ha affermato Tarek El Aissami, vicepresidente di settore per l’area economica e ministro del Petrolio, al fianco di Mevlut Cavuloglu ministro degli Affari esteri della Turchia. I due all’unisono hanno riaffermato l’impegno a “continuare a costruire insieme un’agenda di cooperazione ad alto livello di livello, fruttuosa e prospera a beneficio dei nostri popoli”.
El Aissami ha specificato che nell’area dell’economia e della finanza, la III commissione ha compiuto progressi nella negoziazione di diversi accordi che consentono di accelerare il commercio bilaterale e gli investimenti esteri verso la digitalizzazione delle transazioni finanziarie. Ha anche affermato che, in agricoltura e pesca, e giovani e sport, firmeranno un protocollo d’intesa, mentre nel turismo è stato concordato di firmare il programma che opererà nel periodo 2022-2024.
Da parte sua il rappresentante di Ankara ha assicurato che le decisioni che “abbiamo preso negli ultimi due incontri hanno contribuito alle nostre relazioni nonostante la pandemia e le sanzioni. “Abbiamo triplicato il nostro fatturato, che è stato di 300 milioni di dollari tra il 2020 e il 2021, e ha già superato gli 850 milioni di dollari, e sappiamo che abbiamo molta capacità e che in futuro dobbiamo raggiungere 1,5 milioni di dollari è il nostro obiettivo”.
La visita di Cavuloglu in Venezuela si inserisce nell’ambito del tour in America Latina che lo ha portato in Uruguay, Brasile ed Ecuador, Colombia e Panama.
Venezuela denuncia sabotaggio impianti petroliferi
Le autorità venezuelane hanno denunciato un nuovo sabotaggio ai danni dell’industria petrolifera nazionale ed indicato nelle forze conservatrici di destra i responsabili dell’accaduto.
Nello specifico l’ex ministro degli Esteri di Caracas, Alí Rodríguez Araque, ha denunciato l’esplosione avvenuta lo scorso 11 gennaio presso il Poliducto de Oriente, situato nel comune di Naricual, nella città di Barcellona, stato di Anzoátegui, un impianto quanto mai strategico visto che serve a rifornire di carburante tutti gli stati orientali del paese indiolatino.
“Questa azione criminale fa parte della guerra permanente diretta da gruppi appartenenti all’estrema destra venezuelana che, protetti dall’imperialismo nordamericano, cercano di boicottare gli importanti progressi che il governo bolivariano ha realizzato all’interno del nuovo sistema produttivo”, ha affermato Rodríguez Araque che ha poi aggiunto: “tutto questo si aggiunge alle sanzioni e alle minacce cui l’industria petrolifera venezuelana è stata sottoposta, negli ultimi cinque anni, con l’intento di interrompere tutte le operazioni condotte dalla Pdvsa (la compagnia petrolifera venezuelana) nelle sue diverse aree”.
Remigio Ceballos, vicepresidente del dipartimento per la Sicurezza e la Pace dei cittadini, ha invece spiegato che l’incendio è stato progressivamente controllato, grazie al lavoro svolto dalla Direzione per la Sicurezza del Pdvsa, dalla Polizia Nazionale Bolivariana (Pnb), dalla Polizia di Stato e da quella municipale.
Nicaragua: Ortega ha prestato giuramento per il nuovo mandato presidenziale
Continua in Nicaragua l’era Ortega.
Davanti a Brenda Rocha, presidente del Supremo consiglio elettorale (Cse) Daniel Ortega, in compagnia del suo vice Rosario Murillo, ha prestato giuramento per il nuovo mandato presidenziale.
Il presidente Ortega ha ringraziato gli ospiti internazionali per la loro presenza nonostante l’atteggiamento ostile degli Usa sottolineando: “Quale orgoglio più grande avere qui presenti cittadini americani che lottano per la dignità e l’indipendenza del loro Paese. Biosgna avere il coraggio di partecipare e difendere il diritto internazionale”.
Alludendo alla persecuzione della Casa Bianca, Ortega ha esortato il suo omologo statunitense a rispettare i diritti umani, “devono rispettare ciò che la legge impone. È tempo che il popolo nicaraguense sia risarcito, non chiediamo elemosina ma giustizia, noi chiediamo di porre fine al blocco contro Cuba e il Venezuela”.
“La Corte Internazionale di Giustizia, quando il Nicaragua fece appello nel corso della guerra dove furono mutilati migliaia di fratelli, con una sentenza storica condannò il governo degli Stati Uniti per gli atti terroristici contro il popolo nicaraguense, diretti dalle forze dell’intelligence”, ha sottolineato il presidente del paese indiolatino ricordando l’invasione Usa subita dal suo paese. Nel suo discorso il politico sandinista ha ricordato anche il tentativo di omicidio contro il suo omologo venezuelano, Nicolás Maduro nel 2018, “non c’erano i diritti umani o l’Unione europea a respingere l’attentato contro nostro fratello Nicolás Maduro, sono criminali e non hanno perso la loro essenza di schiavista e colonialisti, non si rendono conto che i popoli hanno perso la paura e stanno combattendo per la loro libertà”, quindi ha parlato di Cuba spiegando: “il 90% dei paesi che fanno parte delle Nazioni Unite vota per porre fine al blocco di Cuba, il governo yankee deve soddisfare tale richiesta se rispetta in qualche modo il diritto internazionale, anche il blocco contro il Venezuela deve finire”.
Venezuela denuncia all’Onu strategia Usa e Colombia per organizzare un’aggressione militare
Samuel Moncada, ambasciatore di Caracas presso l’Onu ha denunciato l’intenzione degli Stati Uniti (USA) e della Colombia di realizzare un’aggressione militare contro il suo paese attraverso un’operazione “false flag”.
Attraverso una lettera indirizzata al Consiglio di Sicurezza del Palazzo di Vetro Moncada ha messo in guardia sul fatto che le continue dichiarazioni dell’esecutivo colombiano puntano a realizzare un’operazione per attaccare il Venezuela con mezzi militari.
Nella missiva il rappresentante di Caracas ha ricordato quando il primo mandatario colombiano Ivan Duque ha accusato Caracas senza prove di “ospitare criminali come gli insorti Iván Marques e Romaña” e come l’uomo forte di Bogotà abbia suggerito “una dichiarazione degli Stati Uniti”.
Secondo il politico venezuelano la Colombia continua a sostenere che Caracas “oltre ad essere una dittatura, apre porte e finestre alla guerriglia terrorista” sudamericana.
Il nuovo scontro diplomatico tra Caracas e Bogotà è scoppiato mentre in Messico il dialogo tra il governo di Maduro e le opposizioni continua con buoni risultati, ma nonostante il riconoscimento da parte dei paesi garanti e della stessa Onu per il Venezuela per i suoi progressi nel dialogo, il presidente colombiano, mette in dubbio il fatto che le parti possano arrivare ad una soluzione condivisa.
Venezuela: concluso terzo round dialogo tra governo e opposizioni in Messico
Si è concluso anche il terzo round del dialogo tra il governo venezuelano e le opposizioni anti Maduro che si sta svolgendo in Messico; e come nelle due precedenti occasioni arrivano buone sensazioni per la pacificazione del paese indiolatino.
Dag Nylander, rappresentante norvegese al dialogo come parte terza, ha infatti riferito che entrambe le delegazioni venezuelane hanno concordato di creare ampi meccanismi di partecipazione per pacificare il paese sudamericano.
“È stato concordato di tenere immediatamente diverse sessioni di consultazione con attori politici e sociali nazionali e internazionali, in modo da stabilire quanto prima un meccanismo efficiente di consultazione e partecipazione”, ha spiegato Nylander, sottolineando al contempo che “il dialogo avrà una prospettiva di genere sia nel suo sviluppo che nei suoi accordi”.
Le parti hanno anche espresso il loro rifiuto degli atti di xenofobia contro le famiglie venezuelane che si sono verificati in Cile, in quanto “costituiscono una chiara violazione dei diritti umani”.
Nel suo discorso, il facilitatore norvegese ha riferito che entrambe le delegazioni hanno espresso la loro gratitudine per l’impegno profuso dai Paesi Bassi, dalla Federazione Russa e dal Messico per giungere ad una soluzione pacifica della crisi interna.
Nella tornata precedente erano stati approvati due accordi, il primo relativo alla Ratifica e Difesa della Sovranità del Venezuela sulla Guayana Esequiba e il secondo incentrato sulla Protezione Sociale del popolo, tema che ulteriormente approfondito.