Fabrizio Di Ernesto

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Venezuela: commemorata giornata antimperialista bolivariana

Il Venezuela ha celebrato ieri, martedì 9 marzo, la giornata dell’antiperialismo bolivariano.

La giornata è stata istituita cinque anni fa dal presidente Nicolas Maduro con l’obiettivo di celebrare la resistenza del popolo contro l’imperialismo e l’interventismo degli Stati Uniti d’America “che – ha detto il primo mandatario – sembrano destinati dalla provvidenza ad affliggere l’America con la miseria in nome della libertà”.

Tramite il suo account sul popolare social network twitter Maduro ha aggiunto: “Nel giorno dell’antimperialismo bolivariano ammonisco il popolo: che nessuno si lasci ingannare e che nessuno abbassi la guardia. Il Venezuela non è una minaccia, noi siamo speranza!”.

Il presidente nel 2016 scelse di indire questa giornata perché un anno prima, il 9 marzo 2015 l’allora presidente statunitense Barack Obama aveva dichiarato il Venezuela “una minaccia insolita e straordinaria” decretando poi decine di misure coercitive unilaterali contro Caracas, che hanno causato gravi danni alla popolazione, denunciano esperti in difesa dei diritti umani.

In merito alle celebrazioni il ministro della Difesa venezuelano, Vladimir Padrino, ha twittato che, dalle forze armate nazionali bolivariane (FANB), “riaffermiamo noi veri antimperialisti, un retaggio del pensiero e dell’azione del nostro padre liberatore. Non siamo una minaccia … Siamo Libertà!”.

Venezuela: al via esercitazione militare in memoria di Chavez

Si è aperta oggi in Venezuela l’esercitazione militare “Scudo bolivariano” in memoria del presidente Hugo Chavez, di fatto architetto del Venezuela contemporaneo con la sua rivoluzione ed il suo socialismo del XXI secolo.

Lanciando l’operazione il ministro della Difesa Vladimir Padrino ha affermato: “Il comandante Hugo Chávez vive in noi oggi come mai prima d’ora”.

Il dispiegamento di tutte le forze venezuelane in un’unione civico-militare è iniziato alle 06:00 ora locale e durerà fino a domenica 7 marzo, secondo quanto riferito dal presidente venezuelano Nicolás Maduro.

Il primo mandatario via twetter ha ordinato: “Alle nostre gloriose forze armate nazionali bolivariane (Fanb) di lanciare l’esercitazione dello scudo bolivariano Comandante supremo Hugo Rafael Chávez Frías 2021 (Ceofanb)”.

Il Comandante Operativo Strategico della Fanb, Remigio Ceballos, da parte sua ha twittato che “si procede con l’esercitazione con un dispiegamento nazionale per aumentare la prontezza operativa e garantire la sicurezza della nazione”.

Il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, ha ricordato in un tweet come, otto anni fa, “in mezzo al dolore, ho potuto tenere la mano del Comandante-Padre, Hugo Chávez, nei suoi ultimi secondi di vita fisica. Gli ho chiesto di andarsene con calma e di illuminarci sempre per completare la sua opera, quella di Bolívar, quella della Patria, quella della speranza e dell’uguaglianza”.

Nuovo scambio di accuse tra Colombia e Venezuela

“Maduro è un nemico della pace locale”. Con queste parole il colombiano Miguel Ceballos, Alto Commissario per la Pace tra Bogotà e le Farc torna a rilanciare la polemica tra la Colombia e il Venezuela.

“Nicolas Maduro e la sua dittatura stanno diventando i peggiori nemici dell’attuazione della pace in Colombia” ha precisato Ceballos commentando un video dove si vede il militante Farc Julian Chollon che dice: “Un saluto fraterno e rivoluzionario da parte di quelli di noi che sono qui. Saluti dai livelli superiori della leadership del fronte Acacio Medina, che sono presenti in questo settore di questa amata terra venezuelana, questa terra sorella venezuelana”; nel suo intervento l’esponente colombiano ha ricordato anche che il presidente Ivan Duque ha denunciato in varie sedi internazionali, tra cui “la stessa Assemblea delle Nazioni Unite”, la presunta presenza in territorio venezuelano di membri dei dissidenti e del gruppo guerrigliero Esercito di Liberazione Nazionale (Eln), con il presunto consenso delle autorità di quel paese.

Secondo le autorità colombiane Maduro collabora con i gruppi armati che infestano la Colombia.

Le accuse colombiane arrivano dopo che la scorsa settimana Maduro aveva accusato la Colombia di aver abbandonato i 2.200 chilometri di confine comune, i cui valichi sono stati chiusi dall’inizio del 2020, lasciandoli nelle mani delle “mafie”.

Il Venezuela, insieme al Cile, è stato un facilitatore dell’accordo di pace tra il governo di Juan Manuel Santos e le ex FARC, mentre Cuba e Norvegia hanno svolto il ruolo di garanti. Il presidente colombiano Ivan Duque ha parlato del Venezuela lo scorso lunedì durante il suo intervento nel Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, rinnovando il suo sostegno alla Missione internazionale indipendente che ha più volte denunciato gravi violazioni dei diritti umani nel paese chavista.

Venezuela: denunciato piano di Leopoldo Lopez contro il Parlamento

Jorge Rodríguez, presidente dell’Assemblea nazionale venezuelane (AN), ha denunciato che che la scorsa settimana gli organi di intelligence sono riusciti a catturare un soggetto che intendeva perpetrare un attacco terroristico con bombe presso la sede del Parlamento e che la mente dell’operazione sarebbe Leopoldo López, già mentore del golpista Juan Guaidò, che attualmente si trova in Spagna.

Nel corso di un incontro con la stampa  Rodriguez ha assicurato che l’azione degli organi di intelligence dello Stato venezuelano ha consentito la cattura dell’attentatore e che le prove saranno presentate nei prossimi giorni.

Il presidente dell’An è tornato anche sull’operazione Gideon dello scorso 3 maggio precisando che “nei giorni scorsi è stato catturato il cittadino Juan Gutiérrez Aranguren, che fa parte del contingente di paramilitari che ha tentato un’incursione armata nel paese”.

Rodríguez ha spiegato che il soggetto si è rifugiato negli ultimi 9 mesi a Caracas e nello stato di La Guaira ed è stato arrestato quando ha cercato di attraversare il confine con la Colombia via terra. In un video mostrato da Rodríguez, si osserva Gutiérrez, capitano delle forze armate venezuelane, che confessa di essere stato reclutato nel carcere di Ramo Verde, da Leopoldo López; nel video Gutiérrez confessa anche di essere stato addestrato in Colombia per entrare in Venezuela per rovesciare il presidente Nicolás Maduro.

Venezuela: Assemblea nazionale chiamata a nominare nuovo ufficio di presidenza

La nuova Assemblea nazionale venezuelana nella prima riunione dopo le elezioni del mese scorso dovrà eleggere il nuovo ufficio di presidenza, per le principali cariche sono già stati proposti, tramite il Grande Popo Patriottico (Gpp), Jorge Rodríguez come presidente e Iris Varela come primo vicepresidente del Parlamento.

A fare la proposta è stato il deputato Diosdado Cabello Rondón, che nel corso di un incontro con il capo dello stato, Nicolás Maduro, ha annunciato che il blocco GPP propone anche i nomi di Didalco Bolívar, Rsalba Gil e Inti Hinojosa come secondo vicepresidente, segretario e assistente segretario, rispettivamente.

Nelle lezioni dello scorso ottobre il Gpp ha ottenuto la maggioranza con le forze chaviste che dopo una legislatura sono tornati a controllare il Parlamento di Caracas. Cabello Rondon da parte sua guiderà la delegazione del movimento nell’Aula dopo essere già stato secondo vicepresidente del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV).

Da parte sua, il presidente venezuelano ha assicurato che tutto è pronto per l’insediamento del nuovo Parlamento, sottolineando: “Ho chiesto che si ponga l’accento oltre al dialogo politico, alla convivenza e all’inclusione, all’economia del Paese. Chiedo inoltre che la funzione di controllo dell’Assemblea nazionale sia presa molto sul serio”.

Il capo dello stato ha assicurato che dopo un periodo di fallimenti della precedente Assemblea per mano dell’opposizione, nuovi venti stanno arrivando per il paese, perché “inizia un nuovo ciclo nella storia del Venezuela, inizia una nuova fase”.

Venezuela: Maduro vince ma Usa e Ue non riconoscono il voto

Vittoria, prevedibile, del blocco chavista e progressista nelle elezioni per il rinnovo del Parlamento di Caracas anche se la forte astensione, ai seggi meno di un venezuelano su tre, e la posizione di Washington e Bruxelles che non riconoscono l’esito del voto rendono il successo di Nicolas Maduro non sufficiente a superare la crisi politica nel paese.

L’erede di Chavez parla di “vittoria del popolo”, visto che il suo partito “Grande Popolo patriottico” ha conquistato i due terzi dell’assemblea nazionale mentre il golpista Juan Guaidò, ormai abbandonato anche dai suoi sostenitori interni, parla di una “truffa” con l’occidente antichavista che prende le distanze dal risultato.

L’Ue che ha fatto sapere di non ritenere “credibile” l’esito delle urne che “non hanno rispettato gli standard internazionali”, mentre il segretario di stato americano, Mike Pence contro ogni logica ha sottolineato: “Gli Stati Uniti continueranno a riconoscere Guaidò come presidente. La comunità internazionale non può permettere a Maduro di rubare una seconda elezione dopo quella del 2018”.

Plaude alla vittoria degli uomini di Maduro Mosca, da ani vicina al Venezuela ed alle sue politiche di stampo filosocialiste, con la diplomazione russa che parla di “un processo più responsabile e trasparente di quello di certi Paesi che hanno l’abitudine di presentarsi come un esempio di democrazia”.  

Secondo quanto riferito da Indira Alfonzo, presidente del Consiglio nazionale elettorale (Cne) il Gran Polo Patriottico ha ottenuto il 67,6%, l’Alleanza Democratica di opposizione (Ad, Copei, Cmc, Avanzada Progresista e El cambio), è stata votata dal 17,95% degli elettori, mentre altre forze politiche, fra cui il Partito comunista del Venezuela, si sono aggiudicate il 13%.   

Fra meno di un meso, per la precisione il 5 gennaio, i nuovi deputati prenderanno il loro posto nell’Assemblea riportando Maduro a controllare l’aula mentre quel giorno Guaidò perderà il suo seggio e, molto probabilmente, ogni visibilità a meno che l’amministrazione Trump non decida di lasciare la Casa Bianca infiammando ancora di più Caracas oppure Joe Biden decida di presentarsi al mondo confermando l’idea di democrazia che da sempre guida la politica estera degli Usa.

Venezuela: denunciati tentativi Usa di sabotare elezioni di domenica

Il presidente dell’Istituto Simón Bolívar (Isb), Carlos Ro, ha denunciato i tentativi degli Stati Uniti e dei suoi alleati di sabotare le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea nazionale (An) del Venezuela, che si terranno domenica prossima, il 6 da dicembre.

Tramite un messaggio pubblicato sull’account Twitter dell’Isb “C’è un continuo tentativo da parte degli Stati Uniti e dei suoi alleati di sabotare le elezioni in Venezuela. Vogliono vietare il diritto di voto dei venezuelani. Fare queste elezioni è una doppia sfida: recuperare l’An e tenere le elezioni nonostante il sabotaggio”.

Ron ha ricordato che il Venezuela ha più di 6 miliardi di dollari congelati negli Stati Uniti e in altri paesi sottolineando: “Sono ricchezze che appartengono al popolo venezuelano e che sono state messe nelle mani di un gruppo criminale che è nell’attuale Assemblea”.

Commentando il tweet il console venezuelano in Ecuador, Pedro Sassone, ha sottolineato che le elezioni del 6 dicembre “sono cruciali per il Venezuela”. “Uno degli attacchi della guerra non convenzionale degli Stati Uniti contro il Venezuela è lo sforzo di fratturare le sue istituzioni democratiche. Ecco perché attaccano il potere elettorale”, ha denunciato il diplomatico.

Sempre via Tweeter l’ambasciatore venezuelano alle Nazioni Unite, Samuel Moncada, ha ricordato  che l’Assemblea generale dell’Onu “ha riconosciuto il governo del presidente Nicolás Maduro come unico e legittimo rappresentante del Venezuela per il periodo 2020-2025”, sottolineando “è il fallimento dell’avventura coloniale di Trump e una vittoria per la sovranità e l’indipendenza del Venezuela”.

Moncada ha anche annunciato che “la volontà sovrana del nostro popolo espressa nelle elezioni è stata ratificata dall’Onu e quindi votare il 6 dicembre significa difendere la vera indipendenza del Venezuela”.

Venezuela: presidente Maduro ha presentato legge “anti-blocco” all’Assemblea nazionale costituente

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha presentato all’Assemblea nazionale costituente (Anc) il progetto di legge costituzionale anti-blocco, con il quale la nazione sudamericana spera di affrontare e sconfiggere il blocco e le misure economiche coercitive unilaterali imposto dagli Stati Uniti.

“Questa Legge Costituzionale risponde a un’esigenza strategica dello Stato in virtù della multiforme aggressione che si sta compiendo contro il Venezuela. Il compito principale nei prossimi anni sarà quello di superare e superare il blocco e le sanzioni” ha spiegato l’esponente chavista illustrando il progetto di legge.

Il primo mandatario venezuelano ha spiegato che la legge anti-blocco cerca di stabilire meccanismi che, indipendentemente dal presidente statunitense, garantiscano il benessere, la distribuzione della ricchezza, la pace, la democrazia e la sovranità del popolo venezuelano. Maduro ha anche ricordato che il governo di Washington conduce una persecuzione politica e commerciale contro il Venezuela, che si concretizzata nelle misure coercitive unilaterali con cui cerca di distruggere lo Stato per appropriarsi della ricchezza venezuelana, creando una crisi interna e dando il via alla possibilità di un’invasione per stabilire un sistema neoliberista.

Maduro ha anche ribadito l’importanza delle elezioni parlamentari del 6 dicembre e dell’approvazione del disegno di legge anti-blocco da parte dell’Anc, al cui presidente, Diosdado Cabello, ha consegnato il documento alla presenza degli alti comandanti militari, vicepresidenti del governo, e diplomatici di altri paesi.

Rivolgendosi ai deputati Maduro ha detto: “Vi chiedo un dibattito, un dibattito vero per creare più consapevolezza, per generare forza per il futuro, per garantire alle persone il loro lavoro, la loro educazione, la loro salute, la loro cultura, il loro cibo, la loro vita sociale, la loro vita economica, per garantire al Paese la pace e la democrazia”.

Da parte sua, il presidente dell’Anc, Diosdado Cabello, ha annunciato l’immediata creazione di una commissione mista per rivedere il disegno di legge per la successiva approvazione nei prossimi giorni, e aiutare il paese ad affrontare “l’ultimo trimestre dell’anno e gli anni futuri”.

Il presidente Nicolás Maduro ha quindi sottolineato che la futura legge sarà in vigore per tutta la durata del blocco o che le sanzioni unilaterali degli Stati Uniti contro il Venezuela rimarranno in essere, e ha sottolineato che questo darà allo Stato gli strumenti per avanzare secondo modalità che consentano loro di deridere e sconfiggere il blocco internazionale.

Durante il suo discorso di questo giorno presso la sede dell’ANC, il presidente Nicolás Maduro ha denunciato gli effetti della guerra economica statunitense contro la nazione indiolatina parlando di “una guerra non dichiarata, invisibile, i cui effetti non li vediamo ma li sentiamo nella vita. È una guerra multiforme e come tutte le guerre, crudele e disumana”, ricordando che in cinque anni il blocco ha tagliato i finanziamenti al Paese e ha generato perdite del 99 per cento nel volume dei proventi in valuta estera. “In cinque anni, il blocco è riuscito a tagliare i finanziamenti al Paese, impedendo allo Stato di avere la valuta estera per acquistare cibo, medicine, rifornimenti e materie prime essenziali per l’attività economica” ha sottolineato il presidente, osservando che il blocco economico, finanziario e commerciale che è stato attuato contro il paese dal 2015 “è la materializzazione nel campo dell’economia di questa politica di guerra. Il suo obiettivo è soffocare l’economia fino a farla implodere e generare una crisi”.

Il Venezuela vuole riallacciare i legami bilaterali con il Brasile

Il Venezuela vuole riallacciare i legami bilaterali con il Brasile sospesi dopo l’elezione di Jair Bolsonaro e l’autoproclamazione del golpista Juan Guaidò quale presidente del Venezuela. Ad annunciarlo il ministro degli Esteri del Venezuela, Jorge Arreaza, che ha proposto di mettere da parte le divergenze politiche ed ideologiche perché: “Non possiamo mettere le differenze ideologiche al di sopra dei nostri popoli”.

La dichiarazione di intenti del capo della diplomazia chavista è giunta nel corso di un incontro con gli ex ministri degli esteri brasiliani Celso Amorim e Aloysio Nunes, in merito alle relazioni tra Brasilia e Caracas.

Il diplomatico venezuelano ha sottolineato come nonostante le differenze e gli attacchi al Paese, da parte del presidente del Brasile, Bolsonaro, il presidente venezuelano, Nicolás Maduro, ha mantenuto la disponibilità al dialogo, soprattutto nel corso della pandemia legata al Covid-19.

“Non solo per la salute, iniziamo da lì, poi parliamo della sicurezza, della difesa, del commercio, a tutte le aree di cooperazione bilaterale”, ha ribadito il ministro Arreaza, auspicando l’intervento dell’Unione delle nazioni sudamericane (Unasur).

Lo scorso 7 agosto, il diplomatico venezuelano ha inviato una lettera al suo omologo brasiliano nella quale ribadiva l’interesse del suo governo a stabilire la più stretta collaborazione per affrontare l’emergenza sanitaria.

Venezuela: condannati a 20 anni due statunitensi accusati di voler invadere il paese

I giudici venezuelani hanno condannato a 20 anni di carcere i due cittadini statunitensi arrestati all’inizio di maggio mentre, nelle vesti di contractor, guidavano un folto gruppo di disertori in una incursione via mare che a molti ha ricordato l’invasione della Baia dei Porci di Cuba, quasi mezzo secolo fa.

La vicenda aveva trovato vasta eco in Venezuela anche perché i media locali, dando notizia dell’invasione, avevano riferito che otto persone erano rimaste uccise ne corso di scontri a fuoco con le forze di sicurezza chaviste e alcune decine di disertori erano stati arrestati in tutto il paese.

Il presidente Nicols Maduro aveva assicurato che i due, Luke Denman e Airan Berry, sarebbero stati processati dalla giustizia venezuelana e così è avvenuto a tempo di record.

La condanna di primo grado è stata comunicata via twitter dal procuratore generale Tarek William Saab, il quale ha precisato che i “due cittadini americani hanno ammesso la propria colpevolezza per i reati, previsti dal nostro codice penale, di cospirazione, associazione per delinquere, traffico illecito di armi da guerra e terrorismo”.

La vicenda rischia di incrinare ulteriormente le relazioni diplomatiche tra Washington e Caracas; nei giorni scorsi in una testimonianza in Senato, il rappresentante speciale Usa per il Venezuela, Elliott Abrams, ha confermato che anche nel 2021 la Casa Bianca continuerà ad appoggiare il presidente autoproclamato Juan Guaidò “sperando che il presidente Maduro non sopravviva al potere quest’anno. E per questo obiettivo stiamo lavorando duramente” ha concluso come se fosse una dichiarazione normale.