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Messico, il governo apre ai privati per il litio
Il Messico potrebbe tornare sui propri passi. Se meno di un mese il governo aveva annunciato la nazionalizzazione delle miniere di litio ora potrebbe fare una piccola marcia indietro, aprendo all’eventuale unione di compagnie nazionali ed estere lo sfruttamento del litio nel Paese, una scelta che tranquillizza chi temeva che il “nuovo petrolio” sarebbe stato riservato per ora solo allo Stato.
Ad annunciarlo lo stesso primo mandatario Andres Manuel Lopez Obrador che nel corso di una visita a Sonora, dove si trovano le maggiori riserve del metallo, fondamentale nella produzione di auto elettriche, ha infatti promesso che, sebbene “abbia deciso che il litio sia proprietà della nazione, non sarà impedita la partecipazione di imprese private”.
Il governatore di Sonora, Alfonso Durazo, aveva già anticipato settimane fa che l’ente statale LitioMx di cui è a capo, “aprirà presto all’associazione di imprese nazionali ed estere”.
Allo stato attuale il decreto sulla partecipazione privata pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e datato 23 agosto, in materia risulta controverso, perché da un lato la contempla, ma dall’alto non fornisce dettagli o stabilisce date.
Il ministro dell’Economia, Raquel Buenrostro, ha dichiarato “zona di riserva mineraria di litio 234.855 ettari”, un’area che copre sette comuni di Sonora. Il metallo, del resto, diventa molto importante alla luce del crescente commercio del Messico con i suoi partner Stati Uniti e Canada, firmatari dell’Accordo di libero scambio nordamericano (T-mec), in vigore dal gennaio 1994, per la produzione di veicoli elettrici. Il Messico ha grandi riserve di litio, anche se non ai livelli di Bolivia o Argentina, per soddisfare la domanda di auto elettriche, il Messico dovrebbe dunque aumentare di cinque volte la propria capacità di produzione entro il 2050, soprattutto ora che a Monterrey sta per insediarsi una tra le principali fabbriche del gruppo Tesla.
Il Messico si tuffa nel mercato del litio
Le recenti scoperte di alcuni giacimenti di litio aprono il paese centroamericano al mercato di questo minerale sempre più importante per la realizzazione di cellulari e tablet. Secondo le stime infatti il Messico è tra gli 8 paesi con le maggiori riserve stimate di questo nuovo “petrolio bianco”, tanto che sempre più investitori manifestano il loro interesse a fare affari con Città del Messico anche se il governo per il momento ha annunciato di non voler più avallare concessioni per lo sfruttamento delle miniere.
I primo a sfruttare i giacimenti messicani sono stati il Canada e la Cina nel nord del paese fin dal 2002 con un investimento di 40 milioni di dollari.
Il ministero dell’Economia di recente ha fatto sapere che “per ora non stiamo rilasciando nuove concessioni, ed anzi stiamo rivedendo quelle già assegnate perché negli anni passati se ne è fatto un uso eccessivo”.
La società canadese Bacarona Minerals Ltd e quella cinese Ganfeng Lithium Ltd sviluppa la prima miniera di litio solo nel 2010 hanno ottenuto 10 nuove concessioni dall’allora presidente Felipe Calderon in un’area di 100mila ettari nella città di Bacade’huachi, nello stato settentrionale di Sonora; secondo le stime queste concessioni dovrebbero produrre oltre 50mila tonnellate di litio.
Le concessioni hanno una validità di 50 anni e secondo le stime l’88% del minerale viene estratto nei primi 19 anni di sfruttamento.
Il litio, conosciuto come “petrolio bianco” è un minerale strategico fondamentale per la produzione di batterie per dispositivi elettronici, ma anche per quelle automobilistiche, la produzione del vetro, della ceramica e nel mercato farmaceutico. Secondo gli esperti svolgerà una funzione fondamentale nella transizione energetica a scapito dei combustibili fossili.
I principali produttori di litio sono Australia, Cile e Cina mentre le principali riserve mondiali si trovano in Argentina, Bolivia e Cile. Il Messico è considerato all’ottavo posto nella classifica mondiale per le riserve di questo metallo con oltre 1,7 milioni di tonnellate con depositi negli stati centrali di San Luis Potos e Zacatecas, nel Jalisco occidentale e nel nord di Sonora.
Il lito rappresenta una svolta nella politica economica messicana che negli anni ’80 era la quinta potenza petrolifera mondiale ma le cui riserve di “oro nero” sono ora in declino, tanto che quasi dieci anni non vengono scoperti nuovi giacimenti.
Gli esperti prevedono che le vendite annuali di batterie con ioni di litio possono raggiungere un valore di 100 miliardi di dollari entro il 2029.
La Bolivia tra golpe bianco e il nuovo oro bianco
Alla fine sotto la pressione della piazza e con la comunità internazionale che suggerimento degli Usa continuava a gridare al golpe invocando nuove elezioni, Evo Morales si è dimesso.
Rischia così di chiudersi una delle esperienze politiche più longeve e costruttive dell’America indiolatina.
Costituzione alla mano, varata dallo stesso Morales, il presidente uscente non avrebbe potuto correre per il quarto mandato, anche se l Supremo Tribunale Elettorale (Tse) della Bolivia aveva dato il via libera riconoscendo nella possibilità di candidarsi un diritto inviolabile degli uomini.
Nonostante gli attacchi delle opposizioni e di parte della comunità elettorale Morales aveva poi vinto le presidenziali al primo turno quando per poche migliaia di voti aveva ottenuto più del 10% dei voti del secondo arrivato. Da lì erano iniziate le proteste di piazza delle opposizioni cui nei giorni scrosi si sono uniti anche settori operanti nell’area privata di agricoltura e miniere ed infine i vertici delle
forze armate e della polizia, nonostante l’annuncio di Morales di nuove elezioni.
Morales ha spiegato, in una breve dichiarazione che la decisione di dimettersi deriva “dall’obbligo di operare per la pace. Mi fa molto male che ci si scontri fra boliviani e che alcuni comitati civici e partiti che hanno perso le elezioni abbiano scatenato violenze ed aggressioni. È per questa ed altre ragioni che sto rinunciando al mio incarico inviando la mia lettera al Parlamento plurinazionale”.
Come spesso capita però le ragioni degli attacchi internazionali a Morales partono da lontano e poco o nulla hanno a che vedere con la democrazia.
Nei tanti anni passati al potere, a differenza di altri leader regionali, Morales non è mai stato accusato di essere un dittatore o di affamare il proprio popolo, anzi aveva sempre operato una forte redistribuzione del reddito. Ad inizio anno aveva anche annunciato un nuovo ambizioso progetto: fare del suo paese il primo produttore mondiale di litio.
Col senno di poi questo annuncio potrebbe anche aver avuto un ruolo decisivo negli attacchi degli ultimi giorni.
La Bolivia infatti detiene la metà delle riserve al mondo di questo materiale, ed il maggior sfruttamento delle miniere di Pascoli e Uyuni, nella regione di Potosì, e in quella di Coipasa, nell’Oruro, dovrebbero permettere a La Paz di diventare il primo esportatore al mondo di questo metallo garantendo nei prossimi tre anni profitti per circa un miliardo di dollari.
E perché la volontà di intensificare lo sfruttamento di questi giacimenti avrebbe comportato la caduta di Morales, da sempre considerato vicino alla Russia e ostile agli Usa? il litio è il più leggero degli elementi solidi, molto diffuso in natura sotto forma di composti; è usato in piccole quantità per la preparazione di leghe speciali, e in medicina, sotto forma di sali, nella cura della gotta e di altri disturbi, anche di tipo neuro-psichiatrico; il litio però è soprattutto indispensabile materia prima nella produzione di batterie per quei veicoli elettrici che entro dieci anni saranno un terzo del parco automobilistico mondiale, il litio è infatti chiamato “oro bianco” ed andrà a sostituire quindi il ben più noto “oro nero”.
Bolivia pronta ad investire un miliardo nel settore energetico
La Bolivia è pronta ad investire un miliardo di dollari nel settore energetico, sia per rafforzare quella legata all’elettricità, sia per l’industrializzazione delle risorse evaporiche (litio) e per i programmi di ricerca e medicina nucleare, come annunciato dal ministro dell’Energia Rafael Alarcón.
Nello specifico 651 milioni saranno destinati al “Programa de Electricidad para Vivir con Dignidad” mentre altri 373 milioni saranno investiti tra depositi di litio e l’Agenzia per l’energia nucleare.
Gli investimenti, per il momento, riguardano solamente il 2019 e non prevedono stanziamenti per gli anni successivi.
I fondi stanziati provengono da fondi interni alle imprese, da finanziamenti della Banca centrale della Bolivia (BCB), dai crediti esterni delle istituzioni finanziarie e dal Tesoro generale della nazione (TGN).
Attualmente il paese possiede un potenziale in grado di produrre 45mila megawatt (MW) di energia attraverso gli impianti idroelettrici e l’obiettivo è quello di implementare notevolmente questa produzione. L’energia sarà fornita attraverso tre progetti a ciclo combinato, la cui costruzione è realizzata in impianti termoelettrici situati nelle regioni di Warnes, Entre Ríos e Tarija.
I nuovi fondi stanziati serviranno anche a costruire 41 impianti evaporitici (litio) nel paese. La Bolivia è il più grande possessore di questo minerale al mondo con 21 milioni di tonnellate a Uyuni. A settembre, il governo di Evo Morales prevede di avviare le operazioni del Centro per la ricerca e lo sviluppo della tecnologia nucleare (CIDTN) situato nella città di El Alto.
Con l’obiettivo di diventare una potenza energetica nella regione, la Bolivia ha anche annunciato la firma di un accordo con l’India per sviluppare progetti relativi all’industrializzazione del litio e la possibile adesione della nazione all’International Solar Alliance, un gruppo composto da più di 100 paesi che realizzano iniziative di sviluppo nel campo de fotovoltaico.
Entro tre anni la Bolivia punta a diventare leader mercato litio
Il governo boliviano ha progettato di assumere una posizione dominante nel mercato dello sfruttamento del litio entro tre anni.
Alvaro Garcia Linera, vicepresidente boliviano, ha spiegato che le industrie legate allo sfruttamento del litio diventeranno più operative grazie al maggior sfruttamento delle miniere di Pascoli e Uyuni, nella regione di Potosì, e in quella di Coipasa, nell’Oruro, permettendo al paese indiolatino di diventare il primo esportatore al mondo di questo metallo.
Il rappresentante di La Paz ha ricordato che il paese detiene la metà delle riserve al mondo di questo materiale.
Secondo le stime del governo nell’arco dei prossimi tre anni i profitti della Bolivia saranno di circa un miliardo di dollari.
Il litio è il più leggero degli elementi solidi, molto diffuso in natura sotto forma di composti; è usato in piccole quantità per la preparazione di leghe speciali, e in medicina, sotto forma di sali, nella cura della gotta e di altri disturbi, anche di tipo neuro-psichiatrico; il litio però è soprattutto Indispensabile materia prima nella produzione di batterie per quei veicoli elettrici che entro dieci anni saranno un terzo del parco automobilistico mondiale, il litio è infatti chiamato “oro bianco”