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Venezuela, proteste dei lavoratori per stipendi fermi da un anno
Giornata di protesta ieri, mercoledì 15 marzo, in Venezuela a causa degli stipendi che non vengono aumentati da un anno.
Lavoratori pubblici, pensionati e sindacati sono così scesi in piazza a Caracas per chiedere miglioramenti economici e sociali all’amministrazione del presidente Nicolas Maduro, sotto lo slogan “a un anno dall’aumento dello stipendio siamo poveri”.
I manifestanti si sono radunati davanti alla sede del ministero del Lavoro nel cuore del centro di Caracas, con una torta per il “compleanno infelice” dell’aumento spiegando che l’attaule livello delle retribuzioni rende i venezuelani “affamati”.
Parallelamente hanno manifestanti anche i sostenitori del governo che al grido di “non ritorneranno” sono scesi in strada per chiedere l’annullamento delle sanzioni imposte unilateralmente dagli Usa e la revoca del blocco economico disposto sempre da Washington ai danni dell’amministrazione chavista.
Gli esponenti delle forze di sicurezza si sono frapposti tra i due gruppi per impedire che questi venissero a contatto tra loro, l’esponente dell’opposizione Carlos Salazar ha spiegato di aver indetto la manifestazione perché con attualmente lo stipendio è troppo basso rispetto ai prezzi in vigore nel paese, mentre alcuni manifestanti hanno accusato il governo “di voler far morire di fame la popolazione” con retribuzioni troppo basse. A causa delle sanzioni e del blocco economico l’inflazione nel paese indiolatino continua a salire tanto che su base annua a febbraio si è attestata al 537,7%.
Senato brasiliano discuterà a febbraio legge per il prezzo del carburante
Il nuovo disegno di legge brasiliano per regolarizzare il prezzo dei carburanti sarà discusso dal Senato a partire da febbraio. Ad annunciarlo il presidente della Camera alta del paese indiolatino Rodrigo Pacheco, il quale ha anche precisato che il testo sarà sottoposto a discussione e votazione in sessione plenaria.
Nel suo intervento Pacheco ha spiegato che all’inizio di febbraio il testo sarà sottoposto alla valutazione del Collegio dei capigruppo e che relatore del testo sarà il senatore Jaen Paul Prates.
Da quanto si apprende il progetto presentato da Jean Paul Prates punta “non solo a creare un programma di stabilizzazione, ma si pone l’obiettivo di ridurre la volatilità dei prezzi dei derivati del petrolio, creare una nuova politica dei prezzi interni per la vendita ai distributori e prodotti petroliferi lavorati in Brasile”.
Secondo le stime del Senato lo scorso anno l’aumento dei prezzi del carburante nelle stazioni di servizio è stato di circa il 44% con la società locale Petrobras che ha aumentato per i distributori i prezzi della benzina del 4,85% e del diesel dell’8,08%, l’impennata dei prezzi dei carburanti ha avuto un impatto rilevante sul tasso di inflazione, che ha superato il 10% nel 2021.
Nello scorso anno l’inflazione in Brasile è stata del 10,06%, il dato più alto dal 2015 quando raggiunse il 10,67%.
Secondo l’Istituto brasiliano di geografia e statistica (Ibge), i combustibili, l’elettricità, gli affitti, il caffè e lo zucchero sono stati i settori in cui si sono registrati gli aumenti maggiori.
Argentina, a marzo inflazione in crescita
Continua a crescere l’inflazione in Argentina.
A marzo infatti l’inflazione all’ingrosso ha raggiunto il 4,1%, con un incremento dello 0,7% rispetto al mese precedente. Lo certifica l’Indec, l’Istituto nazionale di statistica e censimento che precisa anche che su base annua l’Ipc, l’indice dei prezzi al consumo fa segnare un aumento prossimo al 70%. Stando a quanto riferito dall’Istat argentino sia i prodotti interni che quelli importati sono stati adeguati al rialzo, portando l’Ipc al 68%.
I responsabili dell’Indec hanno precisato che i prodotti di fabbricazione argentina sono aumentati del 4,1% mentre quelli importati sono cresciuti del 4,4%.
Il settore energetico ha invece fatto segnare un incremento del 6,5% mentre i prodotti primari sono aumentati del 5,2%, i manufatti del 3,6%.
Nel corso degli ultimi 12 mesi l’inflazione al dettaglio ha registrato una crescita del 54,7% ovvero circa 13 punti in meno rispetto a quella dei prodotti all’ingrosso.
Una settimana fa, il 17 aprile, il presidente Mauricio Macri, ha annunciato un pacchetto di misure economiche supplementari di lotta contro l’inflazione, tra le quali ha evidenziato un blocco dei prezzi dei prodotti del paniere di base e la cancellazione dei “rialzi dei tassi” nei servizi pubblici.
Argentina: Banca centrale attinge a riserve in dollari per far fronte a svalutazione monetaria
La Banca centrale argentina si è vista cosreatta a ricorre alle riserve per quasi 1,2 miliardi di dollari per evitare un eccessiva svaluitazione del peso argentino nei confronti della valuta statunitense.
Lo riferisce il quotidiano indiolatino “Clarin” spiegando che solo ieri, lunedì 19 marzo, erano stati messi in vendita quasi 188 milioni di dollari per far fornte ad un cambio per cui sono necessari più di 20 dollari per un peso.
Gli interventi della Banca centrale in difesa del peso segnano un parziale cambiamento della politica monetaria del banchiere centrale Federico Sturzenegger rispetto all’impostazione iniziale a favore della libera fluttuazione cambiaria.
Secondo gli economisti questo cambiamento di rotta sarebbe dovuto soprattutto alle difficoltà incontrate dalle autorità di Buenos Aires nel riuscire a controllare il livello di inflazione, e la quotazione della divisa Usa è un fattore determinante che si ripercuote quasi direttamente sull’indice dei prezzi.
La situazione economica in Argentina continua a peggiorare; a febbraio l’inflazione ufficiale si è attestata al 2,4% su base mensile, un aumento dovuto soprattutto agli incrementi registrati nelle tariffe del trasporto pubblico (+25 per cento) e dei servizi essenziali (+4,8 per cento), a cui si sommano le tariffe della telefonia mobile (+10 per cento) delle benzine (+3,5 per cento), e dei servizi di salute privati (+4 per cento).
Per riuscire a contenere l’inflazione su base annua al 15%, obiettivo del governo, nei prossimi mesi l’aumento non dovrebbe superare lo 0,8% su base mensile, un’impresa che il governo ritiene possibile ma che secondo gli analisti è fuori portata, a marzo infatti l’inflazione dovrebbe essere dell’1,7 su base mensile mentre ad aprile, quando dovrebbe aumentare fino all’1,9 per cento a causa degli aumenti già annunciati nelle bollette del gas (+35 per cento), dell’acqua (+26 per cento) e ancora dei trasporti pubblici (+10 per cento).
Argentina, aumentano le disuguaglianze sociali
Nell’Argentina ultraliberista di Mauricio Macri aumentano le disuguaglianze sociale.
Secondo gli ultimi dati infatti la metà degli argentini è sempre più costretta a scegliere se spendere soldi per il cibo o per i servizi di base. L’Istituto argentino di statistica e per i censimenti (Indec) nel suo ultimo rapporto ha infatti rivelato che nel terzo trimestre dell’anno che si è appena concluso il 10 per cento della popolazione più ricca ha ricevuto un reddito di 25,6 volte superiore a quello del 10 per cento della popolazione più povera.
Secondo l’Indec in questo momento gli argentini più poveri vivono con circa 1370 pesos, circa 80 euro, mentre quelli più ricchi con poco meno di 35 mila, circa 2100 euro. La metà degli argentini guadagna in media meno di 8 mila pesos, meno di 500 euro, al mese, una cifra non sufficiente a far fronte contemporaneamente alle spese per il paese, 320 euro al mese, e a quelle per i servizi di base, stimati in poco meno di 750 euro al mese.
Il paese indio-latino ha chiuso il 2016 facendo registrare una contrazione del Prodotto interno lordo (Pil) del 3,8 per cento solo nell’ultimo trimestre. Nello stesso periodo l’attività industriale è diminuita del 4,1 per cento mentre l’inflazione si è assestata al 40 per cento. Contemporaneamente sono stati varati aumenti nei servizi di gas, elettricità e acqua.
Durante la campagna elettorale per la sua elezione Macri aveva promesso che l’Argentina sarebbe diventato un paese a “povertà zero” ma subito dopo aver assunto la presidenza è tornato sui propri passi dicendo che quello è un obiettivo impossibile da raggiungere.
Durante i primi 12 mesi del suo mandato Macri ha realizzato un aumento delle tariffe energetiche del 500 per cento, scatenando il malcontento della popolazione, inoltre da più parti sono state denunciate violazioni dei diritti di migliaia di lavoratori pubblici e privati. Registrati numerosi licenziamenti di massa al contrario di quanto avveniva durante l’era Kirchner dove la crescita dell’occupazione stata una costante.
Da cinque mesi il tasso di occupazione nel settore privato è fermo con il settore pubblico che non riesce ad assorbire i disoccupati.
Uno dei primi provvedimenti assunti da Macri è stato quello di ottenere un prestito da 9,3 milioni di dollari dai fondi internazionali, riportando il paese sotto la scure dei creditori.
Dati alla mano la situazione si fa sempre più drammatica, tra dicembre e settembre hanno chiuso oltre 2 milioni di aziende, più della metà delle quali con oltre 100 dipendenti, secondo i dati del Centro per la politica economica Argentina (Cepa).
Politicamente Macri ha modificato o eliminato molte politiche sociali dell’era Kirchner, con risultati che infatti stanno riportando l’Argentina ai livelli del 2002 e del suo crack internazionale.