Fabrizio Di Ernesto

Home » Posts tagged 'Colombia'

Tag Archives: Colombia

Colombia: mobilitazione sociale per le riforme

Le organizzazioni sindacali e sociali colombiane sono scese in strada in diverse città della Colombia in sostegno delle riforme promosse dal governo guidato dal presidente Gustavo Petro.

L’occasione è stata offerta dalla presentazione ai deputati del Congresso della riforma delle pensioni e del lavoro. Gli organizzatori hanno invitato i cittadini a radunarsi nelle principali piazze delle rispettive regioni, e nel caso di Bogotá (capitale); inoltre un corteo si è svolto dal Parco Nazionale fino alla Plaza de Bolívar e da qui alla Plaza de Armas, davanti alla sede del governo.

Francisco Maltés, il presidente della Central Unitaria de Trabajadores (Cut), ha sottolineato che il movimento sindacale colombiano sostiene le riforme “perché riflettono le richieste dei lavoratori e dei cittadini negli ultimi 30 anni”.

“Un punto chiave della riforma del lavoro è il contratto di lavoro. Tutti coloro che svolgono funzioni a tempo indeterminato devono avere un contratto di lavoro. Questo è un duro colpo per l’informalità e la violazione dei diritti del lavoro da parte dei datori di lavoro”, ha aggiunto il dirigente sindacale.

Oltre alla priorità delle assunzioni a tempo indeterminato, la riforma del lavoro ha come aspetti rilevanti il ​​recupero della differenziazione retributiva tra turni diurni e notturni, nonché il pagamento del 100% della maggiorazione per il turno domenicale, che fino a questo momento è del 75%. La riforma del settore pensionistico punta invece ad aumentare il numero di coloro che sono in quiescenza, rispondendo ad una delle esigenze della popolazione.

Pubblicità

Colombia, da presidente Pedro nuovo attacco a Eln

Sempre più in salita il dialogo di pace tra il governo colombiano e i guerriglieri dell’Ejercito de liberacion nacional (Eln).

Il presidente della Colombia, Gustavo Petro, è infatti tornato ad attaccare il gruppo condannando il sequestro di un militare dell’esercito da parte della guerriglia Eln; il nuovo scambio di accuse arriva mentre sono in corso negoziati nel quadro del processo di “pace totale” avviato tra il governo e rappresentanti della fazione armata.     

“Condanno il sequestro del sergente dell’esercito nazionale. Sono azioni che sabotano qualsiasi possibilità di pace”, ha scritto Petro su Twitter, aggiungendo “questi atti di violenza contro la Forza pubblica e quello che soffrono giornalmente le comunità non possono essere ammessi nella nostra società”.

L’Eln, da parte sua, ha rivendicato il sequestro del sergente con un comunicato emesso a firma del “Fronte di guerra orientale” dove si garantisce che il militare “riceve un trattamento in accordo con i diritti umani e alla realtà della guerra che si vive nel dipartimento di Arauca”. Il rappresentante delle forze di sicurezza è stato sequestrato scorso 14 febbraio ad Arauquita,  nella regione di Arauca al confine con il Venezuela, una delle più colpite dalla guerra tra le fazioni irregolari che lottano per il controllo del territorio e del traffico di droga.

Solo 24 ore dopo aveva preso il via in Messico il secondo round di negoziati tra governo ed Eln nel quadro della proposta di un accordo sulla “pace totale” con tutti i gruppi armati del Paese avanzata dal presidente Petro fin dal suo insediamento ad agosto del 2022. In quell’occasione il capo negoziatore dell’Eln, Pablo Beltran, aveva auspicato “un efficace avanzamento e sostegno al processo di pace in Colombia”.   Messico, Venezuela, Cile, Norvegia e Brasile sono garanti del processo in corso, iniziativa accompagnata anche da Onu, Chiesa cattolica e dai governi di Svezia, Germania, Svizzera e Spagna.

In Messico nuovo round negoziati colombiani

Una delegazione del governo colombiano del presidente Gustavo Petro ed una dell’esercito di liberazione nazionale (Eln) si sono incontrate a Città del Messico, nell’ambito del secondo round di negoziati di pace nel tentativo di raggiungere un accordo per consolidare il cessare il fuoco.

Il primo incontro tra le parti si è svolto lo scorso novembre in Venezuela, a Caracas, ed ha visto anche la presenza di Pablo Beltran, capo negoziatore dell’Eln.

Attraverso un comunicato stampa l’Ufficio dell’Alto Commissario per la Pace colombiano ha sottolineato che “siamo sicuri che durante questo round del dialogo di pace, si compiranno progressi sui temi concordati e, alla fine, si rafforzerà l’autorità delle delegazioni, il sostegno della comunità internazionale e la fiducia della società colombiana nel processo”.   

Dopo l’incontro avvenuto a Caracas ci sono state nuove tensioni a causa dell’annuncio effettuato alla fine dell’anno dell’entrata in vigore di una tregua fra le parti, che però l’Eln ha smentito.  Questo round di colloqui durerà circa tre settimane e prevede anche un riesame della prima fase del negoziato svoltosi in Colombia fra il 2016 e il 2019 e interrotto per un attentato della guerriglia, questioni relative al cessate il fuoco e alla partecipazione della società colombiana nella costruzione della pace.    Messico, Venezuela, Cile, Norvegia e Brasile saranno i garanti del processo in corso, che sarà accompagnato anche da Onu, Chiesa cattolica e da delegati dei governi di Svezia, Germania, Svizzera e Spagna.

Venezuela denuncia all’Onu strategia Usa e Colombia per organizzare un’aggressione militare

Samuel Moncada, ambasciatore di Caracas presso l’Onu ha denunciato l’intenzione degli Stati Uniti (USA) e della Colombia di realizzare un’aggressione militare contro il suo paese attraverso un’operazione “false flag”.

Attraverso una lettera indirizzata al Consiglio di Sicurezza del Palazzo di Vetro Moncada ha messo in guardia sul fatto che le continue dichiarazioni dell’esecutivo colombiano puntano a realizzare un’operazione per attaccare il Venezuela con mezzi militari.

Nella missiva il rappresentante di Caracas ha ricordato quando il primo mandatario colombiano Ivan Duque ha accusato Caracas senza prove di “ospitare criminali come gli insorti Iván Marques e Romaña” e come l’uomo forte di Bogotà abbia suggerito “una dichiarazione degli Stati Uniti”.

Secondo il politico venezuelano la Colombia continua a sostenere che Caracas “oltre ad essere una dittatura, apre porte e finestre alla guerriglia terrorista” sudamericana.

Il nuovo scontro diplomatico tra Caracas e Bogotà è scoppiato mentre in Messico il dialogo tra il governo di Maduro e le opposizioni continua con buoni risultati, ma nonostante il riconoscimento da parte dei paesi garanti e della stessa Onu per il Venezuela per i suoi progressi nel dialogo, il presidente colombiano, mette in dubbio il fatto che le parti possano arrivare ad una soluzione condivisa.

Colombia: cresce il malcontento dei cittadini verso il presidente Duque

Il presidente colombiano Ivan Duque è sempre meno amato nel paese.
Un sondaggio dell’istituto Invamer, infatti, rivela che il 75% dei colombiani disapprova il suo operato; si tratta del dato peggiore da quando è stato eletto nel 2018. L’operato del primo mandatario del paese indiolatino è ormai appoggiato solo da 20 colombiani su cento, lo scorso giugno erano invece 23 su 100.

Il basso indice di gradimento di Duque si riflette anche sul governo con il ministro degli Esteri Marta Lucía Ramírez che scontenta ormai il 57% dei colombiani mentre meno di due colombiani su 10 giudicano positivamente il suo operato.

Il ministro della Difesa Diego Molano ha ottenuto il 26 per cento di disapprovazione, il più alto da quando è entrato in carica, mentre il suo gradimento è del 14%. Da parte sua, il ministro della Salute, Fernando Ruiz, ha avuto un calo dal 13 al 7% nella sua approvazione.

A pesare sul giudizio complessivo la situazione nel paese che per quasi otto colombiani su dieci continua a peggiorare; secondo coloro che hanno partecipato al sondaggio i principali problemi del Paese sono la corruzione, la disoccupazione e la sicurezza, mentre la gestione dell’emergenza coronavirus sembra aver convinto i colombiani.

Venezuela: presidente Maduro ottimista dopo negoziati con opposizioni

Il presidente venezuelano Nicolas Maduro si è detto ottimista dopo il negoziato di pace tra il governo e la piattaforma unitaria dell’opposizione ha già portato alla firma di un memorandum d’intesa, in cui, tra le altre questioni, i rappresentanti dell’opposizione si impegnano a rinunciare alla violenza.

Il primo mandatario bolivariano si è anche detto pronto al dialogo con gli Stati Uniti.

Nel corso di una conferenza stampa Maduro ha sottolineato: “Le élite degli Stati Uniti non ci sopportano ma abbiamo sconfitto e schiacciato, politicamente, Guaidó. E se distruggiamo Guaidó, sconfiggiamo la strategia politica degli Stati Uniti”.

Il successore di Chavez ha poi spiegato che il governo ha avanzato tre proposte, la prima delle quali è stata il riconoscimento delle legittime autorità del Venezuela, presiedute dallo stesso Maduro e concesso poteri plenipotenziari al presidente dell’Assemblea nazionale, Jorge Rodríguez, per i negoziati. Ha poi aggiunto che anche l’Esecutivo ha chiesto la fine delle violenze. In questo senso, ha aggiunto che i firmatari del memorandum dell’opposizione sono impegnati a chiuderlo, anche se ha avvertito che stanno arrivando notizie preoccupanti dalla Colombia, il cui presidente Iván Duque intende boicottare l’accordo.

Maduro ha anche precisato che una delle richieste della sua amministrazione è quella della revoca delle sanzioni imposte unilateralmente ai danni di Caracas; il governo avrebbe anche chiesto alle opposizioni di partecipare in modo unitario al dialogo ma non tutte le parti avrebbero sottoscritto questa richiesta.

Nel corso della conferenza stampa ha preso la parola anche Jorge Rodríguez, esponente delle opposizioni, che ha spiegato che la firma del memorandum d’intesa tra il governo e l’opposizione in Messico è stato il risultato di sei mesi di colloqui tra i due settori politici, aggiungendo che le delegazioni del governo e dell’opposizione si riuniranno nuovamente il 3 settembre e che in Venezuela si terranno riunioni tecniche del tavolo di dialogo.

Presidente Duque giustifica la polizia colombiana

Il presidente colombiano Ivan Duque è tornato sulle violenze registrate nel suo paese e sugli scontri tra polizia e manifestanti escludendo qualsivoglia intento violento da parte delle forze di sicurezza del suo paese elogiando “la loro professionalità ed il loro eroismo”.

Il primo mandatario ha spiegato: “Ci sono stati casi di abuso di autorità, ma i responsabili sono indagati, sono sanzionati e non mostrano una tendenza verso un sistema consolidato”.

Duque ha condannato la violenza “da qualunque parte essa provenga”, pur sottolineando “la nostra polizia ha 128 anni. Ha una sua capacità operativa, sono eroi che hanno dovuto affrontare molte sfide”.

L’ultimo rapporto della Procura ha stabilito che tra il 28 aprile e il 30 maggio ci sono stati 48 decessi, di cui 20 legati alle proteste, nove erano sotto inchiesta e i restanti 19 non erano legati alle proteste sociali. L’organo inquirente ha anche riferito di 111 scomparsi nell’ambito delle proteste

L’organizzazione non governativa Temblores, che documenta la brutalità della polizia locale, sostiene che i 48 morti registrati nelle manifestazioni di piazza sarebbero stati commessi da agenti della forza pubblica, ai quali attribuisce anche 1.133 aggressioni fisiche, 1.445 arresti arbitrari e 47 lesioni oculari.

Per il capo dello Stato, le proteste nel suo Paese hanno origine dai problemi economici scatenati dalla pandemia di Covid-19, anche se si è astenuto dal menzionare gli errori politici del suo governo, come la presentazione di una riforma fiscale che andava a penalizzare i ceti più deboli.

Colombia, fra un mese visita IACHR per indagare su violenze

Si terrà solamente a fine giugno la visita in Colombia dei delegati dell’IACHR, la Commissione interamericana per i diritti umani, per indagare sulle denunce presentate dalle parti sociali sulle violenze avvenute nei giorni scorsi nel paese indiolatino.

Prima di un mese l’Iachr non potrà avviare alcuna indagine perché il governo di Bogotà non ha dato il proprio consenso, ad annunciarlo il vicepresidente Marta Lucia Ramirez nel corso della sua visita a Washington dove ha incontrato Antonia Urrejola, presidente dell’ente e altri alti funzionari.

La Ramirez ha precisato che la visita potrà essere effettuata solo dopo che Bogotà avrà finito di redigere e consegnare tutti i rapporti ufficiali richiesti dall’Iachr sulle violenze nelle manifestazioni quindi dopo l’udienza fissata per il 29 giugno saranno ascoltate le versioni del governo e quelle delle parti organizzazioni sociali.

Il governo colombiano ha anche ricordato che l’Onu sta già svolgendo le proprie indagini al riguardo ed ha escluso che nel paese ci sia un clima da guerra civile simile a quello che, secondo Bogotà, ci sarebbe invece nel vicino Venezuela. Secondo un rapporto diffuso dalle autorità negli scontri delle scorse settimane si sarebbero stati 43 morti mentre 129 persone risultano ancora disperse; la Ong Temblores che documenta le violenze dalla polizia ha precisato che ci sono stati 43 omicidi apparentemente commessi da membri della forza pubblica, 1.264 sarebbero state arrestate in modo arbitrario, 21 donne hanno denunciato violenze sessuali mentre 39 persone avrebbero riportato ferite agli occhi.

Colombia: aperti i negoziati ma le parti rimangono distanti

Nella Colombia scossa dalla crisi sociale esplosa tre settimane fa si sono aperti ieri, lunedì 17 maggio, i negoziati tra il governo e le parti sociali rappresentate da Comitato nazionale per la disoccupazione (Cnp) anche se per il momento la strada verso un accordo appare in salita.

Sia il presidente Ivan Duque che i membri del Cnp a parole hanno espresso la massima volontà di dialogare, anche poi ambo le parti hanno ribadito posizioni radicali e poco concilianti tra loro, basti pensare che il Cnp ha da subito chiesto alla polizia di porre fine alle violenze con il governo che si sarebbe dovuto impegnare pubblicamente a condannare gli eccessi delle autorità.

Le parti sociali hanno avanzato sei proposte che ritiene rispondano ai diversi interessi dei protestanti; Francisco Malte, presidente della Central Unitaria de Trabajadores (CUT) e membro del CNP, ha assicurato “oggi che lui (il presidente Duque ndr) e i suoi colleghi sono disposti a negoziare per giorni senza alzarsi dal tavolo fino a giungere all’uscita dalla crisi sociale e porre fine alle proteste, il governo insiste per minimizzare gli scontri ed equiparare le violenze dei dimostranti a quelle delle forze di polizia.

“Non abbiamo problemi a portare avanti trattative così a lungo. L’abbiamo già fatto qualche anno fa al governo di Samper in due occasioni, lo abbiamo fatto anche al governo del presidente Pastrana, possiamo sederci per negoziare tre o quattro giorni di fila, non abbiamo difficoltà”, ha detto sottolineato Malte.

Sulla vicenda è intervenuto anche Miguel Ceballos, alto commissario per la Pace e portavoce del governo nei negoziati che ha ribadito: “La volontà di esserci stabilmente da parte nostra”, sottolineando “siamo pronti a lavorare il tempo necessario per raggiungere velocemente le soluzioni che il Paese sta aspettando. Ma proprio come il CNP chiede garanzie per le proteste e che rimangano nelle strade libere dal braccio violento della polizia, il governo considera quasi inamovibile lo sgombero immediato delle proteste”.

Colombia: si aggrava il bilancio degli scontri con le forze di polizia

24 morti. Questo il bilancio aggiornato delle vittime nelle manifestazioni di protesta in corso in Colombia secondo gli ultimi dati diffusi da la Defensoria del Pueblo della Colombia, agenzia governativa preposta alla difesa dei diritti umani.

Le proteste e gli scontri sono iniziati lo scorso 28 aprile in seguito all’annuncio del presidente Ivan Duque di riformare il fisco, intenzione poi rivista proprio a causa delle proteste.

Secondo i dati diffusi da la Defensoria 11 persone sarebbero state uccise nel corso delle manifestazioni di piazza, di cui 7 con dinamiche ancora tutte da accertare, e 6 che invece non sembrerebbero collegate alle proteste.

Il procuratore generale della nazione, Francisco Barbosa Delgado, ha detto che per tre degli undici casi di omicidio si aprirà un’indagine nei confronti di membri della Polizia nazionale. L’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace (Indepaz) porta invece a 31 il numero delle vittime, di cui 17 attribuibili con certezza alla forza pubblica.

La situazione nel paese indiolatino continua ad essere molto delicata tanto che iniziative di protesta continuano ad essere convocate in varie parti del paese.

A Bogotà, attenzione viene data alla concentrazione indetta nei pressi del Monumento agli eroi, teatro di serrati scontri tenuti ieri con le forze di sicurezza. Le iniziative si avviano sin dalle 8 della mattina, vengono convocate attraverso messaggi sulle reti sociali che esortano i partecipanti a mantenere il tono pacifico e ad indossare vestiti bianchi o bandiere della Colombia. Il rischio, avvertono gli organizzatori, è che le infiltrazioni di frange più estreme – fortemente denunciate dal governo – portino avanti la radicalizzazione dello scontro tradottasi sin qui in morti.