Fabrizio Di Ernesto

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Argentina: diffusi dettagli sentenza contro Cristina Fernández

La II Corte Oral federale argentina ha reso noto i dettagli della sentenza contro la vicepresidente Cristina Fernández nel processo per la cosiddetta Causa Vialidad che ha visto la condanna dell’ex prima mandataria a sei anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai riti pubblici carica.

Si tratta di oltre 1.600 pagine redatte dai giudici Jorge Gorini, Rodrigo Giménez Uriburu e Andrés Basso dopo la sentenza emessa lo scorso 6 dicembre.

La signora Kirchner si era difesa sostenendo di essere vittima di una persecuzione giudiziaria, mettendo in dubbio l’imparzialità del tribunale e definendo il tribunale come un “plotone di esecuzione” spiegando che Giménez Uriburu è stato denunciato per i suoi legami con il procuratore del caso, Diego Luciani, con il quale ha giocato a calcio nella villa dell’ex presidente Mauricio Macri mentre Gorini, è avrebbe avuto contatti con il ministro della Sicurezza durante l’amministrazione Macrista, Patricia Bullrich.

Ora la Fernández ha dieci giorni lavorativi per appellarsi alla Camera Federale di Cassazione Penale e confutare le accuse.

Secondo la stampa locale, in Cassazione la sentenza sarà analizzata dalla Camera IV, composta da Mariano Borinsky, Gustavo Hornos e Javier Carbajo.

Secondo l’accusa, durante i governi di Ernesto Kirchner e Cristina Fernández (nel periodo 2003-2015) i lavori pubblici nella provincia di Santa Cruz sarebbero stati aggiudicati irregolarmente all’imprenditore Lázaro Báez, con l’intento di frodare lo Stato e appropriarsi di parte dei fondi destinati alla realizzazione delle infrastrutture.

Martedì scorso, durante un omaggio alle Nonne di Plaza de Mayo, Cristina Fernández ha confrontato la situazione della dittatura con il presente, spiegando che oggi “ci sono altri modi più subdoli e sottili per spegnere i sogni di coloro che pensano che un paese e un mondo diversi possano essere possibili”, aggiungendo che ora  la destra politica non usa più carri armati, ma tribunali, e che agisce in complicità con i media egemonici.

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Il Venezuela riparte. Rafforzate relazioni con Messico ed Argentina

A quattro anni distanza dal tentato golpe atlantico di Guaidò, il Venezuela, di Nicolas Maduto sembra pronto per tornare a recitare un ruolo di primo piano nel continente indiolatino.

Nell’ambito del VII Vertice dei Capi di Stato e di Governo della Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi (Celac), che si è tenuto a Buenos Aires, il Ministro degli Esteri del Venezuela, Yván Gil, ha incontrato nella città di Buenos Aires i suoi omologhi del Messico, Marcelo Ebrard, e dell’Argentina, Santiago Cafiero, con l’obiettivo di rafforzare i rapporti di cooperazione con le due nazioni.

“Riaffermiamo la volontà dei nostri governi di continuare a lavorare per il rilancio dell’agenda bilaterale” ha riferito Gil aggiungendo: “a coronamento della nostra presenza al VII Vertice CELAC, abbiamo tenuto un incontro con Cafiero, ed abbiamo espresso congratulazioni e gratitudine per l’organizzazione dell’evento e abbiamo affrontato temi del nostro rapporto bilaterale insieme alle nuove sfide in regione”.

Dopo la vittoria elettorale di Lula in Brasile, ed il ritorno dei peronisti in Argentina sembra essere tornato a spirare un vento nuovo nel continente indiolatino che potrebbe non solo rafforzare la cooperazione tra i paesi dell’area ma anche nel resto del globo alterando gli equilibri attuali.

L’Argentina punta i Brics

In un mondo sempre più multipolare i Brics continuano a rappresentare un’alternativa ad una economia ed una politica filostatunitense, non a caso anche l’Argentina del neo peronista Alberto Fernandez valuta la possibilità di aderire a questo gruppo.
Ricevendo a Buenos Aires il ministro degli Esteri indiano Subrahmanyam Jaishankar, il primo mandatario argentino ha discusso “i temi centrali dell’ampia agenda bilaterale e le prospettive di una inclusione formale dell’Argentina nel cosiddetto gruppo” che comprende Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica.   

Dopo il colloquio avvenuto nella Casa Rosada presidenziale, secondo quanto riferito dalla stampa locale, il titolare degli Esteri del paese indiolatino Santiago Cafiero ha sottolineato che uno dei punti più importanti della discussione bilaterale ha riguardato “il ruolo che Argentina e India possono avere nello sviluppo di una agenda di cooperazione per il sud globale” precisando come questa collaborazione “non debba basarsi sulla polarità che il mondo sta attualmente sottolineando, ma piuttosto in un multilateralismo in cui Nazioni che hanno visioni comuni possano avanzare non solo nell’agenda economica ma anche in quella politica”.

Attualmente Nuova Delhi rappresenta il quarto partner commerciale del paese indiolatino, tanto che lo scorso anni l’interscambio ha raggiunto i sei miliardi di dollari tra cibo, industria tecnologica, tecnologia nucleare applicata alla medicina, le prospettive legate al petrolio e al gas naturale di Vaca Muerta, e anche l’utilizzazione di elementi strategici come il litio.   

Da parte sua Jaishankar, confermando la volontà di rafforzare la cooperazione bilaterale, ha segnalato che le discussioni hanno riguardato anche il settore della difesa, dato che “l’India oggi è uno dei maggiori esportatori di attrezzature per la difesa del mondo e di energia nucleare”.

FMI approva accordo con Argentina sul debito

Il board del Fondo monetario internazionale (Fmi) ha approvato l’accordo tecnico raggiunto con l’Argentina per il rifinanziamento di un debito di quasi 45 miliardi di dollari.

Dopo il parere favorevole del Congresso di Buenos Aires e l’approvazione da parte del Fmi potrà quindi partire il nuovo programma con il quale il Paese indiolatino dovrà rispettare l’impegno preso dal presidente liberista Mauricio Macri nel 2018.

Nel nuovo programma economico, valido per due anni e mezzo, il governo argentino si è impegnato a raggiungere una serie di obiettivi macroeconomici richiesti dal Fmi come condizione per le erogazioni trimestrali, che serviranno lo Stato argentino per rispettare il calendario delle scadenze con l’agenzia,

Insieme all’accordo, che ha ricevuto l’approvazione del 100% dal consiglio del Fmi, l’organizzazione ha approvato l’esborso immediato di 9.650 milioni di dollari e ne ha dato la disponibilità per eseguire il pagamento delle prossime due scadenze senza ulteriori interessi.

Il programma, il ventiduesimo per l’Argentina da quando è entrato a far parte dell’Fmi nel 1956, ne sostituisce uno fallito con 57miliardi nel 2018, il più grande nella storia dell’organismo, negoziato dal governo di Macri.

In linea di massima, nel corso del 2022 il governo peronista di Alberto Fernandez secondo il nuovo programma dovrebbe arrivare ad un disavanzo primario massimo del 2,5% del prodotto interno lordo, una monetizzazione del rosso fiscale equivalente all’1% del Pil ed un aumento di disponibilità per la Banca centrale di 5,8 miliardi di dollari.

Stando a quanto riferito dalla stampa locale l’Argentina dovrebbe ricevere dieci erogazioni e altrettante revisioni trimestrali. Il primo, per 9,8 miliardi, permetterà al paese di far fronte alle prossime scadenze.

Argentina: governo presenterà al Congresso accordo con Fmi

Il governo argentino ha chiuso ieri, mercoledì 2 marzo, l’accordo discusso con il Fondo monetario internazionale (Fmi) sul debito multimilionario acquisito durante la gestione di Mauricio Macri, oggi il progetto sarà presentato alla Camera dei Deputati.

Una missione dell’Fmi visiterà l’Argentina ogni trimestre durante i 12 anni di durata dell’Extended Facilities Reloaded, il negoziato tra il ministero dell’Economia e i tecnici del Fondo. Secondo gli auspici delle parti entro la fine di marzo l’accordo dovrebbe essere approvato dal Parlamento di Buenos Aires. Secondo gli accordi presi il programma si concluderà il 22 marzo, data in cui il paese indiolatino dovrà versare complessivamente 4,8 miliardi di dollari all’Fmi.

L’accordo con l’Fmi durerà 12 anni e mezzo e nei primi due anni il meccanismo internazionale dovrà pagare i 44.700 milioni di dollari corrispondenti allo Stand By siglato nel 2018. Entro la fine dell’anno l’Argentina dovrà effettuare altri due pagamenti a settembre e dicembre.

Stando a quanto riferito dalla stampa locale l’accordo che sarà presentato al Congresso riguarderà soprattutto la situazione fino al 2026 per quanto riguarda i pagamenti all’Fmi e sarà controllata e limitata solo ai soliti contributi all’organizzazione internazionale e al regolamento degli interessi.

L’accordo prevede 12 rate, di egual importo, da pagare ogni sei mesi, la prima a settembre 2024 e l’ultima a dicembre 2034, hanno precisato i media argentini.

La Fernandez Kirchner mette in guardia contro i nuovi colpi di Stato giudiziari

Dopo i golpe militari ora è la volta di quelli giudiziari. Questo il parere di Cristina Fernández Kirchner, vicepresidente dell’Argentina, che ha sottolineato “allo stesso modo in cui sono stati finanziati i colpi di stato militari, ora si finanziano i colpi di stato giudiziari”, riferendosi alle nuove forme di destabilizzazione del neoliberismo contro i governi progressisti in America Latina.

Parlando all’Università Nazionale Autonoma dell’Honduras, la Fernández ha sottolineato che attualmente “non sono più necessari colpi di stato militari, ora dobbiamo formare giudici istruiti in commissioni e forum. Le Forze Armate di allora compivano colpi di stato contro governi progressisti, ovviamente finanziati. Alla fine del XX secolo, questa necessità è riemersa di nuovo, dopo che il neoliberismo si è imposto come corrente politica, e con la tragedia del disastro che questo implicava”, in conseguenza di ciò, ha osservato ancora “sono comparse nuove forme di dominio non così dirette, mentre è emersa un’ondata di movimenti popolari che ha caratterizzato la fine di quegli anni nella regione, che si sono confrontati con questi meccanismi di dominazione egemonica”.

Alla viglia del giuramento della nuova presidente honduregna Xiomara Castro, la politica argentina ha riferito di confidare nella piena realizzazione della sua missione, anche se ritiene che per Castro “sarà doppiamente difficile, per le caratteristiche patriarcali della società”.

“Non è facile essere una presidente donna perché c’è ancora un certo residuo di patriarcato nella società, perché è molto difficile quando una donna pensa, affronta le cose e prende decisioni, la si perdona molto meno degli uomini. Spero che tutti la sostengano e la aiutino”. Riferendosi al colpo di stato contro l’ex presidente honduregno Manuel Zelaya nel 2009, che ha rappresentato il ritorno al potere del neoliberismo, il vicepresidente argentino ha ricordato che la violazione di un articolo costituzionale che vieta la rielezione è stata presa come giustificazione quando l’ex presidente si stava persino preparando a fare una consultazione popolare. Quindi ha ricordato il caso di Juan Orlando Hernández cui la magistratura ha permesso di candidarsi per la rielezione alcuni anni dopo. “La Costituzione si applica secondo determinati interessi che, come sempre, sono contrari ai grandi interessi delle maggioranze popolari”, ha aggiunto.

Argentina: esportazioni cresciute del 42% nel 2021

Nel corso del 2021 l’Argentina ha esportato beni e prodotti per quasi 78 miliardi di dollari, facendo registrare una crescita del 42% rispetto all’anno precedente.

Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri di Buenos Aires Santiago Cafiero che ha anche spiegato che si tratta del miglior risultato raggiunto dal paese indiolatino dopo quelli fatti registrare nel 2011 e nel 2012 sottolineando: “La nostra missione è continuare ad aprire i mercati per consolidare una crescita sostenibile in Argentina”.

Il ministro degli Esteri Cafiero ha anche evidenziato che lo scorso dicembre l’export è stato di 6,58 miliardi di dollari, “un record per quel mese”.

L’ottimo risultato raggiunto lo scorso anno inoltre ha permesso alla bilancia commerciale argentina di avere un attivo di 14,75 miliardi di dollari, il dato più alto degli ultimi 12 anni.

Per quanto riguarda invece il comparto delle importazioni, lo scorso anno l’Argentina ha acquistato beni e prodotti dall’estero per poco più di 63 miliardi di dollari, con un aumento in questo caso di quasi il 50% rispetto al 2020; secondo i dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica e censimento (Indec).

Sempre l’Indec ha precisato che l’avanzo commerciale registrato rappresenta un aumento del 17,73 per cento, oltre 2,2 miliardi di dollari, rispetto al saldo registrato nel 2020.

Ancora polemiche tra Buenos Aires e Londra sulle Malvinas

Si ridesta la polemica tra Inghilterra e Argentina in merito alle isole MalvinasFalkland secondo i britannici.

A rilanciare lo scontro dialettico il premier inglese Boris Johnson che è tornato a sottolineare la sovranità della regina Elisabetta II, rilanciata da un referendum popolare del 2013, sull’arcipelago dove ormai la quasi totalità della popolazione è di origine britannica.

Per continuare a leggere cliccare qui —> https://www.edicolaweb.tv/nel-mondo/malvinas-falkland-tra-argentina-e-ru/

Il Gruppo di Puebla rilancia la necessità di integrazione in America Latina

Il Gruppo Puebla, forum politico ed accademico della regione indiolatina, è tornata a sottolineare la necessità di rafforzare l’integrazione nell’area.

Questo quanto emerso dall’VIII Incontro del Gruppo di Puebla che si è aperto ieri a Città del Messico con l’appello di alcuni dei relatori che hanno preso parte alla sua sessione di apertura dedicata all’integrazione politica ed economica dell’America Latina e dei Caraibi, mentre la Bolivia ha denunciato un tentativo di colpo di Stato in corso.

I partecipanti hanno anche festeggiato l’elezione di Xiomara Castro in Honduras.

Tra gli impegni presi quello di fornire nuove proposte per promuovere il modello di sviluppo solidale nella regione iniziative che, nelle intenzioni dei proponenti, saranno utili per combattere la disuguaglianza, la povertà e l’emarginazione politica in altre aree del pianeta, come spiegato dal ministro degli Esteri messicano Marcelo Ebrard.

Ebrard ha ricordato che al di là delle differenze, i membri del Gruppo si uniscono con l’aspirazione a costruire società più giuste ed egualitarie, a ridurre le disuguaglianze, a fermare la violenza e la corruzione e a consolidare la pace.

Il presidente della Bolivia, Luis Arce, è intervenuto nella sessione di apertura del forum per denunciare che la destra locale si sta ricomponendo e sta cercando di rilanciare il golpe che ha preso il potere al popolo nel novembre 2019. Il primo mandatario del paese andino ha detto che attraverso i cosiddetti movimenti civici e facendo appello a varie questioni dietro le quali c’è sempre un’agenda politica chiara, l’oligarchia cerca di destabilizzare e ottenere in questo modo ciò che non può vincere alle urne.

Arce ha poi ricordato che il suo governo dà la priorità all’assistenza sanitaria dalla pandemia, alla ripresa dalla recessione economica causata dal Covid-19 e dal governo golpista, nonché all’amministrazione della giustizia sulle violazioni dei diritti umani avvenute durante il mandato autonominatosi di Jeanine Áñez.

Il presidente dell’Argentina, Alberto Fernández, nel suo intervento ha precisato che la pandemia legata al Covid-19 ha fatto precipitare il mondo in una crisi globale e che ora è necessario lavorare insieme per recuperare la logica dello sviluppo produttivo per l’intero continente. Il politico peronista ha anche denunciato la distribuzione ineguale dei vaccini contro il Covid-19 e il fatto che le nazioni più ricchi abbiano trattenuto il 90% delle dosi quando rappresentano solo il 10% della popolazione mondiale.

A questa denuncia si è aggiunto anche l’ex presidente dell’Ecuador, Rafael Correa, che da parte sua ha assicurato che l’integrazione regionale deve portare anche allo sviluppo della conoscenza e alla produzione di questi e altri farmaci, per non dipendere dalle nazioni più ricche nello sforzo di salvare vite umane.

La necessità di integrazione basata su bilanci politico-sociali e non solo economico-commerciali ha occupato parte dell’intervento dell’ex presidente del Brasile, Dilma Rousseff, che ha invitato a sfruttare le migliori esperienze raccolte dai governi democratici e progressisti.

L’ex premier spagnolo, José Luis Rodríguez Zapatero, ha invece spiegati che siamo di fronte a nuove sfide globali e, tuttavia, le istituzioni create dalla comunità internazionale per affrontarle mancano di forza e legittimità; quindi ha messo in guardia dalla destra, che ha diffuso l’idea che il problema sia il comunismo in America Latina e nei Caraibi, quando in realtà è la povertà e la disuguaglianza.

Alla sessione di apertura hanno partecipato anche la Vicepresidente del Perù, Dina Boluarte; l’ex candidato alla presidenza del Cile, Marco Enríquez-Ominami; il direttore esecutivo della Commissione economica per l’America Latina ei Caraibi (Cepal), Alicia Bárcena, e il presidente del Partito Morena del Messico, Mario Delgado.

Argentina: successo delle opposizioni nelle elezioni

I dati finali delle elezioni legislative di domenica in Argentina evidenziano una grande avanzamento della coalizione di opposizione di centrodestra Insieme per il cambiamento ed una sonora sconfitta per il Fronte di tutti che ha perso in 15 delle 24 provincie del paese indiolatino, soprattutto nella capitale Buenos Aires.

A rendere la sconfitta ancora più sonora la perdita della maggioranza nel Senato per i peronisti, di conseguenza per il presidente Alberto Fernandez si annuncia una seconda parte di mandato da “anatra zoppa”, anche se la mancanza di appena due senatori potrebbe aprire a nuovi scenari anche perché Frente de todos continua ad essere il primo partito nel paese.

Il presidente Alberto Fernandez nel suo discorso ha osservato: “Abbiamo perso ma non siamo stati sconfitti. Siamo vivi ora dobbiamo riemergere. Siamo peronisti”.

I dati però evidenziano un risultato molto deludente. I peronisti hanno ottenuto solo il 33 per cento dei voti a livello nazionale. Da quando il generale Juan Domingo Peron (tre volte presidente dell’Argentina) ha fondato il movimento nel 1945, non ha mai ottenuto così pochi voti. “Per Alberto Fernandez, i prossimi 90 giorni saranno fondamentali. Tre sono i temi centrali: la gestione dell’economia; l’appello al dialogo con l’opposizione, gli imprenditori e i sindacati; e il controllo del Congresso”, scrive il quotidiano Ambito, vicino al governo.

A complicare la situazione poi la trattativa con il Fmi per il debito e in tal senso il presidente ha annunciato l’invio al Congresso di un progetto con un “programma economico pluriennale per lo sviluppo sostenibile”, che conterrà le intese fin qui raggiunte con il Fondo.