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Venezuela, Pedro Tellechea nuovo ministro del Petrolio
Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha nominato Pedro Rafael Tellechea nuovo ministro del Petrolio, in sostituzione di Tareck El Aissami, che nei giorni scorsi aveva rassegnato le dimissioni. Una nota diffusa dal ministero della Comunicazione riferisce che Tellechea ha anche assunto il ruolo di responsabile della compagnia petrolifera statale Petróleos de Venezuela (Pdvsa) dopo che in precedenza ha già ricoperto il ruolo di presidente dell’industria petrolchimica del Venezuela (Pequiven).
Il primo mandatario del paese indiolatino e il neoministro si sono incontrati ieri, martedì 21 marzo, nell’ufficio presidenziale del Palazzo Miraflores, sede del potere esecutivo. È stato lo stesso Maduro a riferire l’esito dell’incontro spiegando che la scelta “si inserisce nell’ambito del processo di trasformazione che sta attraversando il settore”.
Di recente Tellechea ha riportato Monómeros, una filiale di Pdvsa in Colombia, nell’orbita del governo nazionale nel 2022, che per quattro anni era stata amministrata da gruppi di opposizione radicali venezuelani sostenuti dall’amministrazione dell’ex presidente colombiano Iván Duque.
La nomina di Tellechea avviene nel quadro della lotta alla corruzione intrapresa dal governo del presidente Nicolás Maduro. Lunedì scorso, il capo dello Stato ha rivelato che le autorità hanno scoperto diverse mafie “in flagrante” e che, in questa prima fase, sono stati catturati imprenditori, dirigenti, alti funzionari delle istituzioni statali e un deputato. Il presidente dell’Assemblea nazionale, il deputato Jorge Rodríguez, ha riferito questo martedì che, a seguito di questa campagna contro la corruzione, finora sono state arrestate 19 persone per questi eventi.
Con la cultura non si mangia
Vivere con meno di 8 euro l’ora, guadagnandone meno di 15mila in un anno se si è fortunati nonostante una laurea. Questa la triste realtà dei lavoratori dei beni culturali, un settore che potrebbe trainare l’Italia ma che invece troppo spesso è considerato di serie B.
La realtà del comparto è stata fotografata da una ricerca condotta dall’associazione Mi Riconosci che ha come scopo quello di promuovere una migliore gestione del patrimonio culturale
italiano e contribuire alla crescita culturale e civile.
La ricerca ha riguardato un campione di oltre 2500 persone ed ha evidenziato tutte le piaghe che deve affrontare chi opera in questo campo, a partire da retribuzioni al di sotto del salario minimo. Se infatti 8 euro l’ora sono pochissimi chi li prende può ritenersi fortunato visto che il 5,7% del campione intervistato riferisce di guadagnare 4 euro l’ora mentre il 13,7 tra i quattro ed i sei.
Per quanto riguarda i rapporti di lavoro due su tre, il 68,70% risulta lavoratore dipendente – anche se il contratto di settore è applicato solo nel 6% dei casi -, mentre il restante è autonomo e lavora con partita IVA o prestazione occasionale pagata con ritenuta d’acconto. Il 21,88% lavora nella pubblica amministrazione e il 75,47% presso privati; inoltre, un terzo del campione intervistato tra i dipendenti ed il 60% degli autonomi ha più di due collaborazioni in essere.
La situazione attuale è frutto di una situazione che parte da lontano, ovvero dal 1993 quando il Parlamento – l’ultimo della cosiddetta I Repubblica – approvò la legge Ronchey, che stabiliva l’esternalizzazione dei servizi di musei e biblioteche, e sanciva la possibilità di utilizzare volontari a integrazione del personale nei musei, archivi e biblioteche statali. Se oggi il lavoro culturale in Italia è vittima di una precarizzazione imperante – frutto anche di assurde riforme del lavoro iniziate con la legge Treu ndr – sottolinea l’associazione, la colpa originaria è proprio di quella legge, “momento decisivo di peggioramento delle condizioni di lavoro nel settore dei beni culturali italiani” perché funzionale alla deresponsabilizzazione della pubblica amministrazione e fautrice di un sistema contrattuale che può funzionare solo abbassando il costo del lavoro.
Ecuador, alle elezioni amministrative vittoria del blocco progressista
Le elezioni amministrative per rinnovare gli enti locali e i membri del Consiglio per la partecipazione cittadina e il controllo sociale (Cpccs) svoltesi in Ecuador segnano la vittoria delle forze progressiste.
Secondo i primi risultati diffusi dal Consiglio nazionale elettorale dell’Ecuador (Cne), il movimento Citizen revolution (Rc) ha vinto in sette delle ventitré province in cui si è votato ed ha eletto anche i sindaci di Quito e Guayaquil.
Nella regione di Pichincha, dove si trova la capitale, Paola Pabón è stata rieletta con il 27,95% dei voti, superando Guillermo Churuchumbi, candidato del movimento indigeno e plurinazionale Pachakutik che si è fermato al 25,56.
Tra le sorprese di questa tornata elettorale i risultati della regione di Guayas dove ha vinto la candidata di Cr, Marcela Aguiñaga, guida con il 34,46 per cento dei voti contro la candidata del Partito cristiano sociale (Psc) di Susana González, poco sopra il 25%.
Come sindaco di Quito si è affermato Pabel Muñoz, che ha superato l’altro candidato di sinistra Jorge Yunda. Per quanto riguarda il referendum, contrariamente a quanto previsto dai sondaggi il No avrebbe vinto per tutti i quesiti bocciando così le proposte del presidente Guillermo Lasso, peraltro già bocciate da sindacati e associazioni di categoria.
Venezuela, Maduro ha celebrato l’anniversario della Rivoluzione bolivariana
Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha commemorato il 24esimo anniversario della Rivoluzione Bolivariana ricordando il giuramento del comandante Hugo Chávez nel 1999 e definendola “la rifondazione del paese”.
“Celebriamo 24 anni di Rivoluzione permanente e impegno irreversibile per la Nuova Patria. Oggi possiamo affermare che tutto il sacrificio e il lavoro per realizzare il progetto bolivariano promosso dal nostro Comandante Chávez stato giusto”.
Il primo mandatario ha poi aggiunto che “24 anni fa si è accesa la luce per un popolo”, dividendo questo periodo in quattro diverse fasi: periodo di risveglio delle ribellioni popolari e militari; rifondazione della patria; periodo di resistenza attiva; e rinascita nazionale. In questo lasso di tempo ha poi spiegato: “il periodo di governo di Hugo Chávez Frías ha dimostrato che un altro modello alternativo al capitalismo era possibile”.
Maduro ha anche precisato che “il Venezuela si rispetta e non accetta modelli coloniali sulla sua industria del gas e del petrolio, sulla sua economia e sul nostro paese”, rivolgendosi al governo degli Stati Uniti che applica sanzioni per far soffrire la popolazione”.
Perù, dal Parlamento no a nuove elezioni
Nonostante la crisi politica che sta attanagliando il Perù e le violenze registrate nelle strade e nelle piazze il Congresso ha respinto la proposta di indire nuove elezioni. Nel corso di una riunione plenaria i voti favorevoli sono stati 54 mentre 68 parlamentari hanno espresso contrarietà e due si sono astenuti. La decisione respinge anche l’invito lanciato dall’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani, di indire nuove elezioni entro la fine dell’anno.
La proposta respinta proponeva che il primo turno si tenesse a dicembre 2023 e il secondo a febbraio 2024. In base a questo, il nuovo governo e il Parlamento avrebbero assunto le loro funzioni a partire dal I aprile 2024. Di fronte a questa situazione, il presidente del Parlamento, José Williams, ha fissato una nuova sessione per esaminare e votare un progetto di anticipo del voto presentato dall’opposizione di sinistra di Perù Libre. Il testo propone elezioni immediate e una consultazione popolare per dare vita ad una Assemblea costituente, raccogliendo alcune delle richieste della protesta che infiamma il Paese dal giorno della destituzione e dell’arresto del presidente Pedro Castillo.
Nel paese indiolatino sono in corso proteste dallo scorso 7 dicembre quando il parlamento ha destituito il presidente Pedro Castillo e nominato al suo posto Dina Boularte. Da alloro sono state registrate oltre 60 vittime a causa degli scontri con le forze di polizia.
Hidden – Verità sepolte. Dal 2 febbraio al cinema
Agghiacciante ed avvincete. Si può riassumere così “Hidden – Verità sepolte”, il nuovo film di Roberto D’Antona prodotto da L/D production company in collaborazione con Amaranta Frame nei cinema da giovedì 2 febbraio.
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Argentina, per risanare l’economia si punta sul dollaro soia
Per rafforzare le riserve valutarie argentine della Banca centrale argentina (Bcra), il governo di Buenos Aires ha lanciato un programma di stimolo delle esportazioni di soia che in dieci giorni ha già fruttato vendite per 1,3 miliardi di dollari, permettendo di accumulare oltre 600 milioni di dollari in valuta.
Questo meccanismo, denominato ‘dollaro soia’, fissa fino al 31 dicembre il valore del biglietto verde a 230 pesos contro i 170 pesos della quotazione ufficiale con l’obiettivo di incentivare i produttori agricoli a vendere il raccolto piuttosto che stoccarlo in attesa di migliori condizioni di cambio. Grazie a questa svalutazione mimetizzata il governo dovrebbe raggiungere entro la fine dell’anno l’obiettivo di incamerare fino a tre miliardi di dollari extra dalle esportazioni e di ridurre fino al 2,5% il rapporto deficit/pil come prevede il rigido accordo siglato con il Fondo monetario internazionale (Fmi) per il rifinanziamento del debito di 45 miliardi di dollari contratto nel 2018.
In passato il governo del paese indiolatino aveva già avviato iniziative simili, tanto che l’Argentina ha il singolare record di avere oltre dieci diversi tipi di cambio riconosciuti ufficialmente, alcuni introdotti come misura di stimolo ma più spesso invece come deterrente. Tra questi ultimi il più singolare è stato il cosiddetto dollaro ‘Coldplay’, introdotto repentinamente il 12 ottobre alla luce dello strepitoso fatturato ottenuto dalla band inglese nella recente tappa argentina del World Sphere Tour.
La fuoriuscita dal Paese dei 35 milioni di dollari frutto dei 600 mila biglietti venduti per i dieci concerti consecutivi allo stadio Monumental di Buenos Aires ha infatti messo in allarme l’esecutivo che ha prontamente varato un decreto che impone una tassa del 30 per cento extra al tipo di cambio per le “attività ricreative e culturali organizzate nel Paese da non residenti”.
Il 13 luglio era stato varato il cosiddetto ‘dolar turista’, composto dal valore al tipo di cambio ufficiale più una tassa del 75% che si applica sugli acquisti fatti al di fuori dell’Argentina con carte di credito o debito nazionali. A questo si aggiungono poi i tipi di cambio non fissati dal governo e frutto invece della libera dinamica sia del mercato nero, dove regna il dollaro ‘blu’, sia dei mercati finanziari, dove è legale l’acquisto con pesos di titoli in dollari a un valore denominato ‘Mep’; il valore di questo, che da settimane è sopra i 300 pesos, è quello a cui fa riferimento l’argentino medio, che compra e vende la divisa Usa per mettersi al riparo dalla svalutazione e da un tasso di inflazione che ha raggiunto il 100% annuo.
Expo 2030, la sfida è anche tra archistar
Non solo Roma contro Odessa. Le due favorite per ospitare l’Expo 2030 – in lizza anche Riyadh (Arabia Saudita) e Busan (Corea del Sud) – che sarà assegnato nel novembre 2023, si sfidano anche sul piano dell’architettura, mettendo in campo archistar note in tutto il mondo. Se la Capitale ha scelto come ambassador Carlo Ratti, la città ucraina ha deciso di puntare su Zaha Hadid Architects che ha accompagnato la delegazione alla 171esima Assemblea generale del Bureau international des expositions (Bie) a Parigi per presentare la propria proposta per l’esposizione universale.
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Valorizzare i beni pubblici, l’Agenzia del demanio si allea con i privati
Lo Stand Florio a Palermo, il Faro di Brucoli ad Augusta, il recupero dei Bazzi coloniali a Ferrara. Questi sono solo alcuni degli interventi di riqualificazione di beni di proprietà dello Stato, o degli enti locali, valorizzati dai privati grazie al Progetto Italiae per l’implementazione dell’Atelier Vpi (che sta per valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico).
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In un mese il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico
Approvare entro un mese, il Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico. Questo l’impegno assunto dal governo italiano dopo la tragedia di Ischia dello scorso fine settimana che ha riportato in primo piano i problemi legati al dissesto idrogeologico e a una politica spesso disattenta.
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