Fabrizio Di Ernesto

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Messico, il governo apre ai privati per il litio

Il Messico potrebbe tornare sui propri passi. Se meno di un mese il governo aveva annunciato la nazionalizzazione delle miniere di litio ora potrebbe fare una piccola marcia indietro, aprendo all’eventuale unione di compagnie nazionali ed estere lo sfruttamento del litio nel Paese, una scelta che tranquillizza chi temeva che il “nuovo petrolio” sarebbe stato riservato per ora solo allo Stato.

Ad annunciarlo lo stesso primo mandatario Andres Manuel Lopez Obrador che nel corso di una visita a Sonora, dove si trovano le maggiori riserve del metallo, fondamentale nella produzione di auto elettriche, ha infatti promesso che, sebbene “abbia deciso che il litio sia proprietà della nazione, non sarà impedita la partecipazione di imprese private”.   

Il governatore di Sonora, Alfonso Durazo, aveva già anticipato settimane fa che l’ente statale LitioMx di cui è a capo, “aprirà presto all’associazione di imprese nazionali ed estere”.

Allo stato attuale il decreto sulla partecipazione privata pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e datato 23 agosto, in materia risulta controverso, perché da un lato la contempla, ma dall’alto non fornisce dettagli o stabilisce date.   

Il ministro dell’Economia, Raquel Buenrostro, ha dichiarato “zona di riserva mineraria di litio 234.855 ettari”, un’area che copre sette comuni di Sonora. Il metallo, del resto, diventa molto importante alla luce del crescente commercio del Messico con i suoi partner Stati Uniti e Canada, firmatari dell’Accordo di libero scambio nordamericano (T-mec), in vigore dal gennaio 1994, per la produzione di veicoli elettrici.    Il Messico ha grandi riserve di litio, anche se non ai livelli di Bolivia o Argentina, per soddisfare la domanda di auto elettriche, il Messico dovrebbe dunque aumentare di cinque volte la propria capacità di produzione entro il 2050, soprattutto ora che a Monterrey sta per insediarsi una tra le principali fabbriche del gruppo Tesla.

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Argentina: scadenza debito, proposto maxi scambio

Il ministero dell’Economia argentino ha formalizzato la proposta di scambio di una quota del suo debito in pesos la cui scadenza è fissata nel secondo trimestre del 2023, con due panieri di titoli legati all’inflazione o al valore del dollaro che potranno essere rimborsati nel 2024 e 2025.  

Secondo le stime delle autorità locali tale proposta serve a coprire titoli per circa 7mila miliardi di pesos (poco più di 33 miliardi di euro) che sono divisi in parti simili tra organizzazioni pubbliche e soggetti privati, tra banche ed anche altri investitori istituzionali come fondi di investimento e compagnie assicurative.   

L’offerta di “debt exchange” scatterà giovedì 9 marzo, e durerà fino al lunedì successivo, il 13.

Stando a quanto riferito dalla stampa locale con questa operazione il governo ritiene che lo scambio consenta di ridurre i rischi rappresentati dalle importanti scadenze previste per oltre 2milamiliardi di pesos mensili in aprile, maggio e giugno 2023, e di dissipare le incertezze finanziarie che si generano prima di ogni data di rimborso.   

Sempre i media indiolatini riferiscono che il governo sarebbe fiducioso sull’buon esito dello scambio e ritengono sarà considerata positiva se verrà accolta da una buona parte del settore pubblico e dal 45-50% delle banche. Per raggiungere questo obiettivo il ministro dell’Economia, Sergio Massa, ha incontrato i principali direttori delle banche nazionali insieme al suo team e al presidente della Banca centrale (Bcra), Miguel Pesce. In questo ambito si è appreso che Massa ha sottolineato che il provvedimento si propone di “mettere fine all’idea che l’Argentina sia destinata a entrare in crisi profonda alle porte di ogni ristrutturazione del debito”.

Messico: presidente Lopez Obrador nazionalizza il litio

Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador ha firmato il decreto in cui dichiara che il litio è proprietà della nazione e il suo sfruttamento sarà di esclusiva competenza del governo di Città del Messico.

Il testo che stabilisce che una superficie di oltre 234mila ettari nello stato di Sonora, nel nord del Messico sarà considerati riserva di litio nazionale.

In base a ciò ora il ministero dell’Energia ha assunto l’incarico di svolgere lavori di follow-up per l’estrazione di questo minerale essenziale per lo sviluppo del mercato delle auto elettriche, poiché è alla base della produzione delle batterie utilizzate.

Amlo ha spiegato che: “

Il presidente messicano ha indicato che: “Quello che stiamo facendo ora, è nazionalizzare il litio in modo che non possa essere sfruttato da stranieri, né dalla Russia, né dalla Cina, né dagli Stati Uniti. Il petrolio e il litio appartengono alla nazione, appartengono al popolo del Messico, a te, a tutti coloro che vivono in questa regione di Sonora, a tutti i messicani”.

La scelta di procedere alla nazionalizzazione delle ricchezze del sottosuolo messicano nasce dalla consapevolezza del ruolo che il litio giocherà nel futuro prossimo all’interno del processo tecnologico mondiale.

Brasile, a maggio aumento del salario minimo

A maggio il salario minimo in Brasile aumenterà passando a1.302 reais, (circa 250 euro), a 1.320 (poco meno di 260 euro). Lo ha ribadito il neo presidente Luis Inácio Lula da Silva che, dopo aver rilanciato il piano abitativo, continua a portare avanti politiche sociali a vantaggio delle fasce più deboli della società.

Il primo mandatario carioca ha spiegato che è stato raggiunto un accordo con i movimenti sociali, con il ministero del Lavoro e con il ministro Fernando Haddad per la norma che entrerà in vigore il prossimo I maggio in occasione della festa dei lavoratori.

“A maggio riadatteremo il valore del salario minimo a 1.320 reais, e stabiliremo una nuova regola per il suo adeguamento tenendo conto, oltre che di contenere l’inflazione, della crescita del Pil, perché è il modo più equo per distribuire la crescita economica” ha detto Lula.

Il capo dello Stato ha anche aggiunto che la tabella dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpf) sarà riadattata e coloro che guadagnano fino a 2.640 reais (circa 500 dollari) saranno esentati dall’imposta, rivedendo quindi una norma che non viene più aggiornata dal 2015.
L’intenzione in questo caso è di arrivare ad estendere l’esenzione fino a 5mila reais, come annunciato nel corso della scorsa campagna elettorale.

Sempre per quanto attiene alle politiche sociali il governo ha anche stabilito un riadeguamento tra il 25% e il 200% delle borse di studio universitarie il cui valore è fermo dal 2013.

Per le esportazioni della Bolivia un 2022 da record

Il 2022 è stato un anno da record per le esportazioni della Bolivia, migliorandosi per il terzo anno consecutivo, come riferito dal governo. Un risultato che conferma la bontà delle misure economiche prese dall’esecutivo in questi anni.

Commentando i dati relativi all’export il primo mandatario del paese indiolatino Luis Arce ha riferito: “La ricostruzione economica non si ferma! Nel 2022 il valore delle nostre esportazioni ha raggiunto il record storico di 13.653 milioni di dollari, con un aumento del 23,2% rispetto al 2021”.

Nello specifico è stato registrato un surplus commerciale di oltre 600 milioni di dollari. Questo risultato, secondo le autorità governative, è dovuto in gran parte alle vendite internazionali di prodotti non tradizionali, che sono cresciute del 42,5 per cento, raggiungendo i 3.872 milioni di dollari. Tra i beni più performanti la soia e i derivati ​​(cereali, farine e oli) sono quelli più esportati, raggiungendo i 2.200 milioni di dollari, con una crescita del 62%.

Il direttore dell’Istituto nazionale di statistica (Ine), Humberto Arandia, ha spiegato che questo “dato rappresenta anche un primato storico” sottolineando come sia stato ottenuto “grazie alla coerenza delle politiche economiche applicate dal governo”.

“Tra i beni strumentali spiccano le importazioni di trattori e mietitrebbie per il settore agricolo, oltre a macchinari per il settore industriale” ha concluso Arandia.

Sul fronte delle importazioni invece queste hanno superato i 13milioni di dollari, ed il 52% del totale ha riguardato forniture industriali.

Terre rare, la Svezia si ritrova un tesoro in casa

Una scoperta che a breve potrebbe cambiare gli equilibri economici mondiali. La Svezia ha infatti annunciato di aver trovato nella regione settentrionale di Kiruna un maxi giacimento da oltre un milione di tonnellate di terre rare, ovvero i 17 metalli essenziali alla produzione di un’ampia gamma di componenti elettronici e microchip, da quelli che fanno funzionare tv e cellulari fino alle turbine eoliche, ai pannelli fotovoltaici e alle auto elettriche. Si tratta del maggior giacimento del genere mai scoperto nel Vecchio continente.

A fare la scoperta la società mineraria Lkab di proprietà pubblica. Dandone notizia l’amministratore delegato del gruppo Jan Moström ha spiegato: “Questo è il più grande giacimento di terre rare conosciuto nella nostra parte del mondo e potrebbe diventare un importante tassello per la produzione di materie prime critiche, assolutamente cruciali per la transizione verde”. Con la dicitura terre rare vengono indicati 17 elementi chimici tra cui il cerio (Ce), il disprosio (Dy), erbio (Er), europio (Eu), gadolinio (Gd), olmio (Ho), il lantanio (La),  e il samario (Sm). Tra le loro proprietà ci sono quelle magnetiche e conduttive, che hanno consentito, ad esempio, la riduzione delle dimensioni di molti dispositivi elettronici. Le riserve mondiali di terre rare si trovano in tutto il mondo, ma sono particolarmente diffuse in Cina, Brasile e Russia. La Cina è il principale produttore e a Baotou si trova il suo più grande giacimento.

FMI approva accordo con Argentina sul debito

Il board del Fondo monetario internazionale (Fmi) ha approvato l’accordo tecnico raggiunto con l’Argentina per il rifinanziamento di un debito di quasi 45 miliardi di dollari.

Dopo il parere favorevole del Congresso di Buenos Aires e l’approvazione da parte del Fmi potrà quindi partire il nuovo programma con il quale il Paese indiolatino dovrà rispettare l’impegno preso dal presidente liberista Mauricio Macri nel 2018.

Nel nuovo programma economico, valido per due anni e mezzo, il governo argentino si è impegnato a raggiungere una serie di obiettivi macroeconomici richiesti dal Fmi come condizione per le erogazioni trimestrali, che serviranno lo Stato argentino per rispettare il calendario delle scadenze con l’agenzia,

Insieme all’accordo, che ha ricevuto l’approvazione del 100% dal consiglio del Fmi, l’organizzazione ha approvato l’esborso immediato di 9.650 milioni di dollari e ne ha dato la disponibilità per eseguire il pagamento delle prossime due scadenze senza ulteriori interessi.

Il programma, il ventiduesimo per l’Argentina da quando è entrato a far parte dell’Fmi nel 1956, ne sostituisce uno fallito con 57miliardi nel 2018, il più grande nella storia dell’organismo, negoziato dal governo di Macri.

In linea di massima, nel corso del 2022 il governo peronista di Alberto Fernandez secondo il nuovo programma dovrebbe arrivare ad un disavanzo primario massimo del 2,5% del prodotto interno lordo, una monetizzazione del rosso fiscale equivalente all’1% del Pil ed un aumento di disponibilità per la Banca centrale di 5,8 miliardi di dollari.

Stando a quanto riferito dalla stampa locale l’Argentina dovrebbe ricevere dieci erogazioni e altrettante revisioni trimestrali. Il primo, per 9,8 miliardi, permetterà al paese di far fronte alle prossime scadenze.

Brasile: ex presidente Lula contro vendita Eletrobras

Il leader del Partito dei Lavoratori (PT) ed ex presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha riaffermato la sua opposizione alla privatizzazione della più grande compagnia elettrica del Paese e della regione: la Eletrobras.

L’ex Capo di Stato ha spiegato che vendere questa azienda ad un prezzo inferiore del 50% a quello che è il suo valore reale potrebbe generare una stagnazione dello sviluppo industriale del Paese sudamericano e portare anche a tariffe elettriche elevate nel Paese. Inoltre, con la privatizzazione si “eliminerebbe un bene statale a beneficio del popolo brasiliano” ricordando che all’inizio della costruzione della società sono stati investiti oltre 20miliardi di reais (3.995 milioni di dollari) a beneficio di 15 milioni di persone. Ricordando anche che secondo diversi studi la compagnia elettrica si è classificata all’ottavo posto nell’elenco delle società che hanno contribuito maggiormente al reddito del Paese nell’ultimo 2020

“Il Partito si appellerà alla Corte Federale per impedire il processo di privatizzazione, perché questo è un reato contro il Paese” ha sottolineato il presidente nazionale del PT, Gleisi Hoffmann.

Il provvedimento che rende possibile la vendita di Eletrobras è stato approvato dall’attuale presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, nel luglio dello scorso anno, al fine di porre fine al controllo statale della società e ottenere una stima di 100miliardi di reais (1.998. 162 dollari) a beneficio del bilancio pubblico.

Argentina: esportazioni cresciute del 42% nel 2021

Nel corso del 2021 l’Argentina ha esportato beni e prodotti per quasi 78 miliardi di dollari, facendo registrare una crescita del 42% rispetto all’anno precedente.

Ad annunciarlo è stato il ministro degli Esteri di Buenos Aires Santiago Cafiero che ha anche spiegato che si tratta del miglior risultato raggiunto dal paese indiolatino dopo quelli fatti registrare nel 2011 e nel 2012 sottolineando: “La nostra missione è continuare ad aprire i mercati per consolidare una crescita sostenibile in Argentina”.

Il ministro degli Esteri Cafiero ha anche evidenziato che lo scorso dicembre l’export è stato di 6,58 miliardi di dollari, “un record per quel mese”.

L’ottimo risultato raggiunto lo scorso anno inoltre ha permesso alla bilancia commerciale argentina di avere un attivo di 14,75 miliardi di dollari, il dato più alto degli ultimi 12 anni.

Per quanto riguarda invece il comparto delle importazioni, lo scorso anno l’Argentina ha acquistato beni e prodotti dall’estero per poco più di 63 miliardi di dollari, con un aumento in questo caso di quasi il 50% rispetto al 2020; secondo i dati diffusi dall’Istituto nazionale di statistica e censimento (Indec).

Sempre l’Indec ha precisato che l’avanzo commerciale registrato rappresenta un aumento del 17,73 per cento, oltre 2,2 miliardi di dollari, rispetto al saldo registrato nel 2020.

Senato brasiliano discuterà a febbraio legge per il prezzo del carburante

Il nuovo disegno di legge brasiliano per regolarizzare il prezzo dei carburanti sarà discusso dal Senato a partire da febbraio. Ad annunciarlo il presidente della Camera alta del paese indiolatino Rodrigo Pacheco, il quale ha anche precisato che il testo sarà sottoposto a discussione e votazione in sessione plenaria.

Nel suo intervento Pacheco ha spiegato che all’inizio di febbraio il testo sarà sottoposto alla valutazione del Collegio dei capigruppo e che relatore del testo sarà il senatore Jaen Paul Prates.

Da quanto si apprende il progetto presentato da Jean Paul Prates punta “non solo a creare un programma di stabilizzazione, ma si pone l’obiettivo di ridurre la volatilità dei prezzi dei derivati ​​del petrolio, creare una nuova politica dei prezzi interni per la vendita ai distributori e prodotti petroliferi lavorati in Brasile”.

Secondo le stime del Senato lo scorso anno l’aumento dei prezzi del carburante nelle stazioni di servizio è stato di circa il 44% con la società locale Petrobras che ha aumentato per i distributori i prezzi della benzina del 4,85% e del diesel dell’8,08%, l’impennata dei prezzi dei carburanti ha avuto un impatto rilevante sul tasso di inflazione, che ha superato il 10% nel 2021.

Nello scorso anno l’inflazione in Brasile è stata del 10,06%, il dato più alto dal 2015 quando raggiunse il 10,67%.

Secondo l’Istituto brasiliano di geografia e statistica (Ibge), i combustibili, l’elettricità, gli affitti, il caffè e lo zucchero sono stati i settori in cui si sono registrati gli aumenti maggiori.