Fabrizio Di Ernesto

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Category Archives: Difesa

Crisi ucraina: truppe russe a Kiev ma per l’Europa quello che conta è la finanza

Dopo molte parole ed il fallimento della diplomazia nella crisi ucraina hanno iniziato a far rumore le armi e gli spari delle forze militari russe per difendere le popolazioni russofone in Donbass hanno iniziato la loro offensiva e secondo la stampa russa sarebbero già arrivate a Kiev.

Le prime unità dei quasi duecentomila soldati che assediavano i confini sono entrate ieri da tutti i fronti – le zone controllate dai separatisti del Donbass a est, la Crimea occupata a sud, la Bielorussia a nord – e in poche ore piombano con i parà hanno preso il controllo dell’aeroporto militare di Hostomel, a una quarantina di chilometri dalla capitale; tutti obiettivi scelti e mirati e non gli attacchi indiscriminati portati avanti dagli Usa in contesti simili.

Per l’esercito di Putin il primo giorno dell’attacco è stato “un successo”: Mosca afferma di aver distrutto 83 obiettivi militari, incluse 11 piste d’atterraggio, una base navale e tre centri di comando. Forti esplosioni e scontri si susseguono a Odessa, Kharvik, Mariupol, Leopoli e Kiev. Missili piovono anche dalla Bielorussia, dove però il presidente Alexander Lukashenko giura che al momento le sue truppe non partecipano all’invasione. E dalle autoproclamate repubbliche separatiste del Donbass di Lugansk e Donetsk i miliziani sfondano verso Mariupol. Secondo Kiev le vittime di questi attacchi sarebbero almeno 57. Il comando militare ucraino denuncia anche il bombardamento di un ospedale nella regione di Donetsk, con almeno 4 vittime e 10 feriti, tra cui 6 medici. Oltre 200 attacchi in dodici ore disseminati in tutto il Paese, più di cento missili sparati secondo il Pentagono. L’esercito ucraino rivendica l’abbattimento di alcuni aerei ed elicotteri nemici e l’uccisione di “50 occupanti”.

Nel tentativo di reggere l’urto russo Kiev dopo aver mobilitato i riservisti ha imposto la legge marziale, chiamato i civili alle armi e fatto appello alla donazione di sangue per i soldati feriti.

La risposta dell’Occidente a questo “atto brutale di guerra”, come lo ha definito il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, è nelle solite sanzioni economiche con il premier britannico Boris Johnson, che si è detto “inorridito per la scelta del bagno di sangue del dittatore Putin, ha bandito dalla City tutte le banche russe e bloccato i voli della principale compagnia aerea russa, Aeroflot, oltre a sanzionare altri 100 fra individui, entità  e società , con oligarchi tra cui l’ex genero di Putin, Kirill Shamalov. Misure che per l’Occidente potrebbero affossare l’economia di Mosca, dopo il crollo record della Borsa.

Anche l’Unione eruopea, solita ridurre tutto sul piano economico e finanziario ha fatto le sue mosse. Oggi infatti la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen ha annunciato che “la Russia non avrà più accesso ai mercati finanziari più importanti. Abbiamo approvato un pacchetto massiccio di sanzioni che avranno un impatto sull’economia russa e l’élite politica di quel Paese”, spiegando che i settori colpiti sono quello finanziario, energetico, dei trasporti, del controllo sulle esportazioni, in aggiunta alle politiche dei visti. “Per quanto riguarda le sanzioni finanziarie, la Russia non avrà più accesso ai mercati più importanti. Prendiamo in considerazione il 70 per cento del mercato russo, ma anche aziende chiave dello Stato, incluse quelle del settore della difesa”, e “questo comporterà una erosione delle basi dell’economia” della Russia. Inoltre, “l’oligarchia (russa) non potrà più custodire i propri capitali nei paradisi fiscali”, ha spiegato la presidente della Commissione Ue.

Insomma, il mondo Occidentale pensa agli affari e lascia da sola l’Ucraina; “la Nato non è pronta a dare a Kiev le necessarie garanzie per il suo ingresso nell’Alleanza”. Lo ha dichiarato nella notte il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un videomessaggio rivolto alla nazione. “Onestamente, tutti hanno paura”, ha aggiunto il capo dello Stato riferendosi ai partner occidentali dell’Ucraina che, a suo dire, non avrebbero imposto sanzioni abbastanza dure contro la Russia dopo l’inizio dell’invasione. Secondo Zelensky, “il mondo sta continuando a osservare da lontano cosa sta succedendo in Ucraina”. Il capo dello Stato ucraino ha quindi lanciato un nuovo appello al dialogo: “Presto o tardi, la Russia dovrà parlare con noi, dirci come porre fine alle ostilità e terminare quest’invasione. Prima inizieranno questi colloqui, meno perdite ci saranno”.

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La Difesa pronta a spendere più di 2 miliardi per nuovi blindati

Tempo di magra per gli italiani ma non per il ministero della Difesa che ha in programma acquisti per 2,179 miliardi di euro da qui al 2034, anche se per il momento il Parlamento ha pianificato solo l’esborso della prima tranche da 348 milioni. Il completamento del programma, per ulteriori 1,831 miliardi, finalizzato alla dotazione delle rimanenti Brigate dell’Esercito, sarà realizzato attraverso successivi provvedimenti che potranno essere contrattualizzati subordinatamente all’eventuale rifinanziamento dell’intervento.

Nello specifico il programma prevede l’acquisto di 197 Veicoli Tattici Medi Multiruolo di seconda generazione VTMM 2 in versione posto comando (PC) e 150 VTMM 2 nelle versioni specialistiche per le unità dell’Esercito italiano, comprensivi di supporto logistico decennale. Tale approvvigionamento consentirà il soddisfacimento dell’esigenza, in termini di equipaggiamento organicamente previsto, di due Brigate medie.

Rispetto a quelli già in uso, quelli di prima generazione, questi nuovi mezzi offrono maggiori garanzie per quanto concerne la sicurezza, la protezione, la maneggevolezza, la capacità di carico e capacità di connessione radio e satellitare.

L’investimento rientra nell’ambito del programma pluriennale di Ammodernamento e rinnovamento destinato alla difesa nazionale, afferente alla Missione 5 (Difesa e Sicurezza del Territorio) Programma 6 (Pianificazione Generale delle Forze Armate e Approvvigionamenti Militari), Azione 6 (Ammodernamento, rinnovamento e sostegno delle capacità dello Strumento Militare), Centro di

Responsabilità Amministrativa (C.R.A.) Segretariato Generale, finanziato con stanziamenti tratti dai fondi del Bilancio Ordinario del Ministero della Difesa.

In merito alle caratteristiche di questi blindati, i primi 197 saranno del tipo 6×6 nella versione “Posto comando” finalizzate a potenziare la capacità di Comando e controllo (C2) delle unità dell’Esercito presso i Posti Comando Tattici Terrestri delle Brigate, reggimenti/Task Force e battaglioni, consentendo ai Comandanti e al loro staff di esercitare la funzione C2 anche in movimento.

Gli altri 150, invece, arriveranno nella versione specialistica Ambulanza e RCP – Route Clearance Package.

L’esborso inoltre prevede anche un supporto logistico decennale destinato sia alla formazione del personale che alla manutenzione dei veicoli, nonché acquisizione delle attrezzature di officina necessarie alla messa a punto dei veicoli.

La prima tranche di pagamento permetterà lo sviluppo delle piattaforme in configurazione Posto Comando 6×6 e l’acquisizione dei veicoli Posto Comando nelle versioni 6×6 in un quantitativo pari a circa 45 veicoli, comprensivi del supporto logistico decennale.

Nelle intenzioni del Parlamento, chiamato ad approvare lo stanziamento, il programma avrà importanti ripercussioni per quanto riguardo l’indotto. A giovarsene in primis le industrie della meccanica e dell’elettronica anche in considerazione del fatto che importanti aziende italiane hanno le competenze e le caratteristiche necessarie per sviluppare la versione 4×4 da cui poi realizzare il modello richiesto e quindi potranno essere coinvolte nella realizzazione della parte relativa agli apparati di comando e controllo e quelli di comunicazione.

Attualmente le aziende che realizzano questo tipo di veicolo sono la tedesca Krauss Maffei Wegmann e l’italiana Iveco Defence Vehicles di Bolzano, e non a caso i principali utilizzatori di questi blindati sono proprio l’esercito italiano e quello tedesco, ma mentre Roma punta sul modello 4×4 Berlino ha investito molto sulla versione 6×6 e quella 8×8; la Iveco ne ha realizzato anche una versione anfibia in collaborazione con la BAE Systems.

Le attività connesse alla produzione degli autotelai e degli scafi avranno luogo prevalentemente nelle aree di Piacenza, Bolzano e Vittorio Veneto (Tv) inoltre dovrebbero essere coinvolte anche Pmi di Piemonte, Lombardia, Toscana, Lazio e Abruzzo.

Usa e Giappone realizzano piano operativo in caso di “emergenza Taiwan”

Stati Uniti e Giappone hanno redatto un piano di emergenza per un’eventuale operazione militare congiunta in caso di conflitto tra Cina e Taiwan. A riferirlo Kyodo news, una delle principali agenzie di stampa giapponesi.

In base a quanto riferito dalla stampa il piano prevede che il Corpo dei Marines degli Stati Uniti stabilirebbe una o più basi temporanee in una località imprecisata nella catena di isole Nansei, che si estende verso Taiwan fin dalle prime fasi della crisi.

Il Giappone però dovrebbe dichiarare l’esistenza di una minaccia “alla pace ed alla sicurezza” del paese.

Una volta installate queste basi i Marines dispiegherebbero sistemi di artiglieria ad alta mobilità, o Himars, mentre le forze di autodifesa giapponesi offriranno supporto logistico, comprese le forniture di munizioni e carburante.

Secondo il rapporto citato da Kyodo news, sono state identificate circa 40 possibili posizioni di base nella catena di Nansei, che consiste di circa 200 isole abitate e disabitate. La catena si estende a sud-ovest da Kyushu, la terza isola più grande del Giappone, attraverso Okinawa e fino a Yonaguni, che si trova a sole 69 miglia al largo della costa orientale di Taiwan.

Il ministro della Difesa giapponese Nobuo Kishi, per il momento, non ha confermato né smentito le indiscrezioni della stampa pur ammettendo che un eventuale piano di emergenza sarebbe formulato nell’ambito del comitato congiunto Giappone-Stati Uniti.

“Secondo le linee guida stabilite nel 2015, i governi del Giappone e degli Stati Uniti possono elaborare e aggiornare un piano congiunto, in modo che le forze di autodifesa e le forze statunitensi possano cooperare strettamente e adottare misure appropriate durante la contingenza, il che implica la pace e la sicurezza del nostro Paese”, ha precisato.

Kishi ha poi spiegato che Tokyo e Washington sono al lavoro per organizzare i nuovi colloqui tra i due paesi anche se al momento non è stata fissata alcuna data; probabile quindi che nel corso di questi colloqui venga ufficializzato il piano anche in considerazione del fatto che solitamente a questi colloqui prendono parte i principali funzionari della Difesa e degli Affari esteri dei due paesi,

In risposta alla notizia del piano di emergenza di Taiwan, il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian ha detto di aver sentito rapporti simili e ha affermato che la Cina monitorerà da vicino la situazione tuonando: “Voglio sottolineare che Taiwan è una parte inalienabile del territorio cinese. La Cina non consente mai a nessun Paese di intromettersi nella questione di Taiwan e di interferire negli affari interni della Cina con qualsiasi pretesto o in qualsiasi forma. Nessuno dovrebbe sottovalutare la forte risoluzione, determinazione e capacità del popolo cinese di salvaguardare la sovranità nazionale e l’integrità territoriale”.

Gli Usa promuovono la lotta al terrorismo del Marocco

Il Marocco sta portando avanti una efficace lotta al terrorismo. A certificarlo il Rapporto sul terrorismo 2020 realizzato dal Dipartimento di Stato di Washington. I redattori del rapporto hanno sottolineato come “gli Stati Uniti e il Marocco mantengono una cooperazione solida e di lunga data in questo campo” tanto che il paese nordafricano rappresenta “un importante alleato extra Nato e membro della Trans-Saharan Counterterrorism Partnership (TSCTP).

Per continuare a leggere cliccare qui —> https://agenziastampaitalia.it/politica/politica-estera/59523-gli-usa-promuovono-la-lotta-al-terrorismo-del-marocco?fbclid=IwAR12eGa-Q85pcLwW8ClL7dGwBTqZ8VncaQ21-39rCSknBGX62WlSjDihbQY

Quasi pronto il centro di sicurezza Usa a Cipro

Procedono a grande ritmo i lavori a Cipro per la realizzazione del centro di intelligence e sicurezza realizzato dagli Usa in territorio cipriota, anche se l’apertura ufficiale è prevista fra oltre sei mesi, per la precisione il prossimo 16 gennaio come dichiarato dal ministro degli Esteri Nikos Christodoulides dopo aver ispezionato la struttura in costruzione con l’ambasciatore degli Stati Uniti Judith Garber.

Una volta completato il Centro di Cipro per la sicurezza della terra, dei mari aperti e dei porti (CYCLOPS) sarà utilizzato per formare il personale nelle tecniche di frontiera, doganali, marittime e di sicurezza informatica.

Gli Usa, che hanno finanziato la realizzazione della struttura, hanno scelto Cipro centro perché la nazione insulare del Mediterraneo si trova all’estremità sud-orientale dell’Europa e perché gode di buone relazioni con le nazioni del Medio Oriente.

Stando a quanto si apprende Cyclpos includerà attrezzature all’avanguardia e una struttura mobile per formare i funzionari su come proteggere al meglio i progetti infrastrutturali chiave e condurre indagini informatiche e screening delle frontiere. Gli Stati Uniti forniranno attrezzature e personale per la formazione.

Il portavoce del governo cipriota Kyriakos Koushos ha affermato che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden considera Cipro un “partner significativo” nel rafforzamento della sicurezza regionale nel Mediterraneo orientale e si è impegnato a implementare ulteriormente le relazioni tra Washington e Nicosia.

Cipro e gli Stati Uniti hanno intensificato la collaborazione in ambito di sicurezza negli ultimi anni, anche grazie all’approvazione del Congresso del 2019 dell’Eastern Mediterranean Energy and Security Partnership Act, che ha sottolineato il sostegno degli Stati Uniti a un partenariato energetico tra Grecia, Cipro e Israele.

L’accordo tra Usa e Cipro prevede la fornitura da parte statunitense di finanziamenti per l’addestramento militare e la parziale revoca di un embargo sulle armi che è stato emanato alla fine degli anni ‘80 anni per impedire una potenziale corsa agli armamenti visto che parte dell’isola è occupata dalle truppe turche; in cambio Cipro ha concesso alla ExxonMobil la licenza per la ricerca di petrolio e gas in acque su cui Nicosia vanta diritti economici esclusivi.

Difesa: in calo vendite di armi ma gli Usa hanno aumentato il loro mercato

Nel periodo tra il 2016 ed il 2020 le vendite di macchine belliche come carri armati e sottomarini sono diminuite, su scala globale, dello 0,5% rispetto al lustro precedente. Lo riferisce l’annuale rapporto del Sipri, l’Isituto internazionale per le ricerche sula pace di Stoccolma che precisa come nonostante il calo generalizzato gli Usa abbiano aumentato la loro quota di mercato portandola al 37%, mentre la Francia è arrivata all’8,2 e la Germania al 5,5.

Russia e Cina invece hanno registrato un calo arrivando ad occupare rispettivamente il 20 e il 5,2% del mercato.

Per quanto riguarda gli acquirenti di queste armi l’Arabia Saudita, impegnata nella guerra per procura in Yemen ha aumentato gli acquisti del 61%, il Qatar del 36% mentre l’Egitto li ha aumentati di oltre il 130%.

La maggior parte delle macchine belliche sono vendute nei paesi mediorientali, Arabia Saudita in primis che ne ha comprate circa un quarto della produzione totale.

La Francia ha aumentato le vendite del 44% mentre la Germania le ha aumentate del 21% grazie alle commesse arrivate dalla Corea del Sud, dall’Algeria e dall’Egitto.

La quota di mercato dell’Italia è pari al 2,2% dietro anche al Regno Unito sceso al 3,3% ed Israele con il 3. Mosca ha visto scendere la propria quota di mercato nonostante l’incremento delle vendite in Cina, Algeria ed Egitto che non sono riuscite a compensare la contrazione nel mercato indiano.

Venezuela: al via esercitazione militare in memoria di Chavez

Si è aperta oggi in Venezuela l’esercitazione militare “Scudo bolivariano” in memoria del presidente Hugo Chavez, di fatto architetto del Venezuela contemporaneo con la sua rivoluzione ed il suo socialismo del XXI secolo.

Lanciando l’operazione il ministro della Difesa Vladimir Padrino ha affermato: “Il comandante Hugo Chávez vive in noi oggi come mai prima d’ora”.

Il dispiegamento di tutte le forze venezuelane in un’unione civico-militare è iniziato alle 06:00 ora locale e durerà fino a domenica 7 marzo, secondo quanto riferito dal presidente venezuelano Nicolás Maduro.

Il primo mandatario via twetter ha ordinato: “Alle nostre gloriose forze armate nazionali bolivariane (Fanb) di lanciare l’esercitazione dello scudo bolivariano Comandante supremo Hugo Rafael Chávez Frías 2021 (Ceofanb)”.

Il Comandante Operativo Strategico della Fanb, Remigio Ceballos, da parte sua ha twittato che “si procede con l’esercitazione con un dispiegamento nazionale per aumentare la prontezza operativa e garantire la sicurezza della nazione”.

Il ministro degli Esteri venezuelano, Jorge Arreaza, ha ricordato in un tweet come, otto anni fa, “in mezzo al dolore, ho potuto tenere la mano del Comandante-Padre, Hugo Chávez, nei suoi ultimi secondi di vita fisica. Gli ho chiesto di andarsene con calma e di illuminarci sempre per completare la sua opera, quella di Bolívar, quella della Patria, quella della speranza e dell’uguaglianza”.

Sigonella: in arrivo nuovi droni per estendere raggio sorveglianza Nato

Arriveranno nella base militare siciliana, ma di proprietà statunitense, di Sigonella, cinque nuovi droni che permetteranno alla Nato di estendere il raggio di sorveglianza della Nato.

Nelle intenzioni dell’Alleanza atlantica questi nuovi velivoli permetteranno di raccogliere informazioni dall’Artico all’Africa occidentale. Nel dettaglio questi mezzi senza piloti andranno ad arricchire la dotazione dell’Alliance Ground Surveillance presso la Naval Air Station della “Piccola Saigon” come i militari yankee chiamano la base.

“Questi sono tra i droni da ricognizione più avanzati al mondo, che forniscono intelligence, sorveglianza e ricognizione di livello mondiale all’Alleanza”, ha spiegato il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg.

L’aereo senza pilota RQ-4D, ordinato per la prima volta nel 2012, è collegato al drone Global Hawk Block 40 dell’Aeronautica Militare statunitense per alta quota e lunga durata, ma modificato secondo le specifiche Nato. Questi nuovi velivoli a pilotaggio remoto possono volare per più di 30 ore alla volta, il che consente alla Nato di “coprire l’intera area euro-atlantica, dall’estremo nord al Sahel, dal Medio Oriente all’Atlantico”, ha aggiunto Stoltenberg. “Con cinque droni, possiamo monitorare due regioni tutto il giorno”, ha detto.

“Ci consentiranno di monitorare vaste aree dal cielo, fornendo in qualsiasi momento un quadro completo delle condizioni del suolo. Possono persino identificare ordigni esplosivi improvvisati” ha concluso. Negli ultimi anni, il blocco militare ha intensificato le sue capacità di ricognizione e sorveglianza, specialmente nelle aree in cui la Nato era preoccupata per una potenziale aggressione russa. Gli Stati Uniti hanno droni d’attacco di stanza in Polonia e lo scorso gennaio hanno iniziato una missione con droni MQ-9 Reaper dell’Air Force in Romania.

Difesa: Russia parteciperà a prossima esercitazione Nato

Dopo circa dieci anni i militari russi torneranno ad affiancare quelli dei paesi Nato nel corso di una esercitazione congiunta.

Per la precisione saranno i membri della marina russa che con le loro navi affiancheranno, tra le altre, quelle di Washington e di Londra a febbraio al largo delle coste pakistane; a riferirlo la stampa specializzata statunitense.

La marina russa non si esercita con quelle dei paesi Nato dal 2011 nel corso della manovra Bold Monarch svoltasi al largo della costa della Spagna meridionale. “L’esercitazione Aman-2021 unirà le navi delle marine pakistane e russe, la marina Usa, la marina reale britannica, la marina cinese, la forza di autodifesa marittima giapponese, le forze navali turche, la marina delle Filippine, la marina reale malese, la marina dello Sri Lanka e quella indonesiana”, riferisce la stampa.

A febbraio le marine di diversi paesi si incontreranno nelle acque di Karachi e la Russia sarà rappresentata da una fregata, un pattugliatore, un rimorchiatore di soccorso, un’unità del corpo dei marine, una squadra di sminamento e un elicottero.

La scelta di Mosca appare un tentativo di ricucire gli strappi con gli Usa degli ultimi anni ed un modo per ritornare allo spirito di Pratica di mare quando, sotto la regia dell’allora primo ministro italiano Silvio Berlusconi, la Russia e la Nato si avvicinarono e divennero quasi partner militari.

Difesa: al via domani riunione ministri Nato

Si aprirà domani, giovedì 22, la due giorni dei ministri della Difesa dei paesi Nato che avrà tra i temi in agenda il rafforzamento della difesa, la condivisione degli oneri, il disarmo, spazio e missioni in Afghanistan e in Iraq.

Anticipando la riunione il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg, ha sottolineato che in questa riunione ministeriale si discuteranno i progressi “verso una più equa ripartizione degli oneri” anche alla luce delle stime della spesa per la difesa per il 2020 che la Nato diffonderà sempre domani anche se già si sa che “quest’anno sarà il sesto anno consecutivo di maggiori spese per la difesa da parte degli alleati europei e del Canada”, con un aumento reale del 4,3 per cento.

“Ci aspettiamo che questa tendenza continui”, ha sottolineato Stoltenberg che ha specificato che gli alleati stanno investendo di più anche nelle capacità importanti, contribuendo alle missioni e alle operazioni della Nato.

Ancora una volta il grande nemico verrà identificato nella Russia, la cui capacità missilistica “sta crescendo in scala e complessità”.

Uno dei temi principali, dettato anche dalla scadenza, a febbraio 2021 dell’accordo New Start per la riduzione di armi nucleari, sarà quello del disarmo. “Gli alleati della Nato rimangono impegnati nel controllo degli armamenti e nel disarmo. Abbiamo una lunga esperienza in materia di disarmo nucleare. Abbiamo ridotto il numero di armi nucleari della Nato in Europa di oltre il 90% negli ultimi 30 anni”, ha detto Stoltenberg aggiungendo “ciò che ora è in gioco è il futuro del nuovo accordo Start, che scadrà all’inizio del prossimo anno. Gli alleati sostengono l’estensione del New Start da Stati Uniti e Russia e accolgo con favore i progressi su questo tema negli ultimi giorni. Perché non dovremmo trovarci in una situazione in cui non abbiamo alcun trattato che disciplini il numero di armi nucleari”. Nel corso di questa due giorni sarà ufficializzata anche la decisione di istituire un nuovo Centro spaziale della Nato presso il Comando aereo alleato a Ramstein, in Germania. “La Nato continua ad adattarsi in tutti i settori. Anche nello spazio, che ogni anno diventa sempre più affollato e competitivo. Alcune nazioni, tra cui Russia e Cina, stanno sviluppando sistemi che potrebbero accecare, disabilitare o abbattere i satelliti”, ha spiegato il numero uno dell’Alleanza atlantica che ha poi sottolineato “domani, mi aspetto che i ministri accetteranno di istituire un nuovo Centro spaziale della Nato presso il Comando aereo alleato a Ramstein, in Germania. Questo sarà un punto focale per sostenere le missioni Nato con comunicazioni e immagini satellitari; condividere informazioni sulle potenziali minacce ai satelliti; e coordinare le nostre attività in questo ambito cruciale. Il nostro scopo non è militarizzare lo spazio, ma aumentare la consapevolezza della Nato sulle sfide nello spazio e la nostra capacità di affrontarli”.