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Brasile, riparte il programma di acquisizioni alimentari
Continua in Brasile il rilancio delle politiche sociali volte a tutelare le fasce più deboli della società.
Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha infatti fatti ripartire il programma di acquisizione alimentare (Paa) per i piccoli agricoltori, considerata una delle misure necessarie per far crescere il paese e porre fine alla fame.
“Il Paa è una delle politiche che abbiamo ripreso per combattere la fame in Brasile, incoraggiando l’agricoltura familiare e fornendo cibo sano per il popolo brasiliano e snack per i nostri bambini”, ha affermato il primo mandatario carioca.
Nel dettaglio, questa iniziativa consiste nell’acquisto di frutta, verdura e altri prodotti offerti da piccoli produttori da inviare alle fasce più vulnerabili della popolazione. L’intento è quello di incoraggiare il ruolo dei piccoli produttori indigeni e delle comunità tradizionali, comprese le contadine.
In un contesto dove la fame è una realtà per circa 33 milioni di persone, il presidente brasiliano ha affermato che “siamo tornati a governare il paese per cambiare ancora una volta la storia. Chi non ha mai avuto fame non sa quanto gli manchi mangiare. Non rinuncerò alla promessa che le persone mangeranno di nuovo tre volte al giorno”.
Nel presentare l’iniziativa, Lula ha confermato che si tratterà di un “incentivo alla produzione di cibo di qualità per il piatto della gente”, un’altra misura che permetterebbe di risolvere il problema della fame. In questo contesto va inserita anche la decisione, sempre del presidente, di ripristinare il Consiglio nazionale per la sicurezza alimentare e nutrizionale (Consea), chiuso nel 2019 dall’ex presidente Jair Bolsonaro.
Il presidente brasiliano ha denunciato la situazione alimentare del Paese sin dalla sua campagna presidenziale, dove sei brasiliani su dieci (58,7% della popolazione) vivono sotto il grado minimo di sicurezza alimentare.
Ad Haiti è crisi alimentare
Nel paese centro americano di Haiti la situazione è sempre più critica.
Un rapporto della Commissione nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa) di Port au Prince ha avvertito che circa 4,9 milioni di persone, ovvero il 40% della popolazione, si trovano ad affrontare una situazione di insicurezza alimentare.
Secondo lo studio tra le basi di questa crisi l’aumento della vulnerabilità al deprezzamento della valuta, la perdita dei raccolti e la diffusione della violenza causata da bande armate che ostacolano le attività economiche in gran parte della nazione caraibica.
La situazione più critica è quella che si registra nella parte sud dell’isola che due anni fa è stata colpita da un terremoto di magnitudo 7.2 della scala Richter nel 2021; difficoltà si incontrano anche nei dipartimenti del Nord, Nordest, ad Artibonite, sull’isola di La Gonave e in tre aree della capitale.
Tra le note positive il fatto che la situazione particolarmente delicata in cui versa Cité Soleil, il più grande quartiere povero del Paese, è gradualmente migliorata grazie all’assistenza statale di emergenza.
Secondo le autorità nazionali, “le famiglie sono impantanate in un estremo deficit alimentare, nonostante il ricorso a strategie di sopravvivenza”, per le quali vengono imposte misure eccezionali per aiutare il 50% della popolazione in stato di vulnerabilità.
Il primo ministro haitiano, Ariel Henry, ha promesso all’inizio di quest’anno di promuovere lo sviluppo dell’agricoltura per alleviare la crisi alimentare, riconoscendo la responsabilità dello Stato nell’approvvigionamento alimentare e nel controllo dei prezzi, nonostante l’aumento della violenza e la speculazione provocata dalle bande criminali. Secondo il primo mandatario Haiti ha la capacità di produrre il cibo che tradizionalmente consuma la popolazione e ha considerato controproducente l’importazione di prodotti che possono essere raccolti nel territorio nazionale stesso.
Colombia: mobilitazione sociale per le riforme
Le organizzazioni sindacali e sociali colombiane sono scese in strada in diverse città della Colombia in sostegno delle riforme promosse dal governo guidato dal presidente Gustavo Petro.
L’occasione è stata offerta dalla presentazione ai deputati del Congresso della riforma delle pensioni e del lavoro. Gli organizzatori hanno invitato i cittadini a radunarsi nelle principali piazze delle rispettive regioni, e nel caso di Bogotá (capitale); inoltre un corteo si è svolto dal Parco Nazionale fino alla Plaza de Bolívar e da qui alla Plaza de Armas, davanti alla sede del governo.
Francisco Maltés, il presidente della Central Unitaria de Trabajadores (Cut), ha sottolineato che il movimento sindacale colombiano sostiene le riforme “perché riflettono le richieste dei lavoratori e dei cittadini negli ultimi 30 anni”.
“Un punto chiave della riforma del lavoro è il contratto di lavoro. Tutti coloro che svolgono funzioni a tempo indeterminato devono avere un contratto di lavoro. Questo è un duro colpo per l’informalità e la violazione dei diritti del lavoro da parte dei datori di lavoro”, ha aggiunto il dirigente sindacale.
Oltre alla priorità delle assunzioni a tempo indeterminato, la riforma del lavoro ha come aspetti rilevanti il recupero della differenziazione retributiva tra turni diurni e notturni, nonché il pagamento del 100% della maggiorazione per il turno domenicale, che fino a questo momento è del 75%. La riforma del settore pensionistico punta invece ad aumentare il numero di coloro che sono in quiescenza, rispondendo ad una delle esigenze della popolazione.
Venezuela, proteste dei lavoratori per stipendi fermi da un anno
Giornata di protesta ieri, mercoledì 15 marzo, in Venezuela a causa degli stipendi che non vengono aumentati da un anno.
Lavoratori pubblici, pensionati e sindacati sono così scesi in piazza a Caracas per chiedere miglioramenti economici e sociali all’amministrazione del presidente Nicolas Maduro, sotto lo slogan “a un anno dall’aumento dello stipendio siamo poveri”.
I manifestanti si sono radunati davanti alla sede del ministero del Lavoro nel cuore del centro di Caracas, con una torta per il “compleanno infelice” dell’aumento spiegando che l’attaule livello delle retribuzioni rende i venezuelani “affamati”.
Parallelamente hanno manifestanti anche i sostenitori del governo che al grido di “non ritorneranno” sono scesi in strada per chiedere l’annullamento delle sanzioni imposte unilateralmente dagli Usa e la revoca del blocco economico disposto sempre da Washington ai danni dell’amministrazione chavista.
Gli esponenti delle forze di sicurezza si sono frapposti tra i due gruppi per impedire che questi venissero a contatto tra loro, l’esponente dell’opposizione Carlos Salazar ha spiegato di aver indetto la manifestazione perché con attualmente lo stipendio è troppo basso rispetto ai prezzi in vigore nel paese, mentre alcuni manifestanti hanno accusato il governo “di voler far morire di fame la popolazione” con retribuzioni troppo basse. A causa delle sanzioni e del blocco economico l’inflazione nel paese indiolatino continua a salire tanto che su base annua a febbraio si è attestata al 537,7%.
Venezuela, Capriles parteciperà alle primarie del 22 ottobre
Henrique Capriles, già candidato alla presidenza del Venezuela, salvo ripensamenti, sarà il candidato del partito Primero Justicia per le primarie della Piattaforma Unitaria, che si terranno il 22 ottobre in vista delle elezioni del prossimo anno, nonostante nel 2017 sia stato interdetto per 15 anni dall’attività politica.
“Questo non è lo stesso Venezuela di qualche anno fa. Non siamo gli stessi, ma le cause non invecchiano, e giovani, le cause non sono una moda” ha spiegato l’esponente dell’opposizione lanciando la sua candidatura nel comune di Baruta, a sud-ovest di Caracas. Durante il suo intervento ha sottolineato che “la polarizzazione ci ha fatto molti danni e dire questo non significa essere codardi. Sono uno strumento di lotta per i poveri, per chi deve portare tutto in ospedale. Se ci chiamiamo Primero Justicia, quella deve essere la nostra prima causa, i poveri, i pensionati, gli operai, i nonni”;
ribadendo anche la convinzione che i venezuelani vogliono vivere in pace, mangiare bene, che i nonni hanno la pensione, che chi è all’estero cominci a tornare ed è per questo che questa causa deve essere accompagnata dalla gioia.
“L’unità – ha aggiunto – deve avere un obiettivo: trasformare il Paese. Da qui al 22 ottobre supereremo molti ostacoli. Sappiamo contro chi stiamo combattendo. Lottiamo contro chi ha trasformato Miraflores nel suo palazzo, contro chi prende in giro i nostri lavoratori, e hanno mandato in bancarotta Pdvsa”. Allo stesso modo, ha espresso di credere nell’inclusione, ma ha criticato il fatto che ci siano persone che affermano di essere dell’opposizione e attaccano l’opposizione. “O sei un mollusco o sei un mollusco. Il resto è perdere tempo. Sono anni che lottiamo contro i soprusi di cui questa città si occupa ogni giorno. Non sarà facile, ma il sogno resta lo stesso”, ha puntualizzato.
“Nel 2024 – si è detto sicuro – il Paese otterrà un cambiamento e quell’anno sarà di speranza per i venezuelani, per i poveri, che sono la classe media completamente finita”, ha sottolineato. Già candidato alla presidenziali nel 2012, quando fu sconfitto da Chavez, e nel 2013 quando perse di misura contro Maduro, nelle primarie se la vedrà contro il golpista Juan Guaidò che nel 2019 si autoproclamò presidente venendo riconosciuto dagli Usa ma non ha ottenuto mai alcun seguito da parte della popolazione che evidentemente sa bene cosa significherebbe per il paese tornare ad essere un satellite di Washington.
Messico, il governo apre ai privati per il litio
Il Messico potrebbe tornare sui propri passi. Se meno di un mese il governo aveva annunciato la nazionalizzazione delle miniere di litio ora potrebbe fare una piccola marcia indietro, aprendo all’eventuale unione di compagnie nazionali ed estere lo sfruttamento del litio nel Paese, una scelta che tranquillizza chi temeva che il “nuovo petrolio” sarebbe stato riservato per ora solo allo Stato.
Ad annunciarlo lo stesso primo mandatario Andres Manuel Lopez Obrador che nel corso di una visita a Sonora, dove si trovano le maggiori riserve del metallo, fondamentale nella produzione di auto elettriche, ha infatti promesso che, sebbene “abbia deciso che il litio sia proprietà della nazione, non sarà impedita la partecipazione di imprese private”.
Il governatore di Sonora, Alfonso Durazo, aveva già anticipato settimane fa che l’ente statale LitioMx di cui è a capo, “aprirà presto all’associazione di imprese nazionali ed estere”.
Allo stato attuale il decreto sulla partecipazione privata pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e datato 23 agosto, in materia risulta controverso, perché da un lato la contempla, ma dall’alto non fornisce dettagli o stabilisce date.
Il ministro dell’Economia, Raquel Buenrostro, ha dichiarato “zona di riserva mineraria di litio 234.855 ettari”, un’area che copre sette comuni di Sonora. Il metallo, del resto, diventa molto importante alla luce del crescente commercio del Messico con i suoi partner Stati Uniti e Canada, firmatari dell’Accordo di libero scambio nordamericano (T-mec), in vigore dal gennaio 1994, per la produzione di veicoli elettrici. Il Messico ha grandi riserve di litio, anche se non ai livelli di Bolivia o Argentina, per soddisfare la domanda di auto elettriche, il Messico dovrebbe dunque aumentare di cinque volte la propria capacità di produzione entro il 2050, soprattutto ora che a Monterrey sta per insediarsi una tra le principali fabbriche del gruppo Tesla.
Energia, al via in Bolivia costruzione nuovo impianto di biodiesel
Il primo mandatario della Bolivia, Luis Arce Catacora, ha posto la prima pietra nella costruzione del nuovo impianto di biodiesel denominato Héroes de Senkata, situato nel distretto 8 della città di El Alto. Alla cerimonia hanno preso parte diverse autorità nazionali e dipartimentali e rappresentanti di organizzazioni sociali.
L’opera ha un valore di quasi 280 milioni di bolivianos, circa 40 milioni di dollari.
“Abbiamo avviato il progetto “Heroes de Senkata” come tributo alla vostra lotta in difesa delle nostre risorse naturali e della democrazia”, ha scritto Arce sul profilo Twitter.
A realizzare i lavori sarà la YPFB Refinación, e la durata degli stessi è fissata in circa un anno; obiettivo dei questa opera quello di ridurre l’importazione di liquidi e il consumo di combustibili fossili.
Secondo le previsioni una volta a regime l’impianto genererà 500 posti di lavoro diretti e altri 800 nell’indotto. Inoltre, saranno prodotti circa 1.500 barili di biodiesel al giorno.
Brasile, sequestrati a Bolsonaro gioielli per milioni di euro
Nuovi guai giudiziari in vista per l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro. L’accusa infatti è quella di aver tentato di far entrare nel paese indiolatino in modo illegale gioielli per un valore di 3,2 milioni di euro. Questi sarebbero un regalo del governo saudita alla moglie Michelle. Lo riferisce il quotidiano locale “O Estado de Sao Paulo”.
Secondo quanto si apprende l’episodio risalirebbe all’ottobre 2021 e che il sequestro sarebbe avvenuto all’aeroporto internazionale di Guarulhos, a San Paolo. Tra i beni figurerebbero anche “una collana, un anello, un orologio e un paio di orecchini di diamanti”. Una prima conferma del sequestro è stata data dal ministro delle Comunicazioni Sociali, Paulo Pimenta, che ha pubblicato sul suo profilo twitter le foto dei gioelli.
“Bolsonaro ha cercato di portare illegalmente una collana di diamanti e orecchini del valore di 16,5 milioni di reais. I regali sono stati consegnati in Arabia Saudita alla fine del 2021. Petrobras aveva appena venduto una raffineria per 1,8 miliardi di dollari a un gruppo saudita”, ha scritto il ministro.
Il sequestro sarebbe avvenuto dopo una perquisizione negli zaini di alcuni militari che stavano rientrando in Brasile con gli agenti della dogana che avrebbero verificato che nessuno dei gioielli era stato preventivamente dichiarato.
L’ex ministro delle Miniere e dell’Energia Bento Albuquerque avrebbe tentato più volte di recuperare i gioielli senza successo. Il quotidiano brasiliano afferma che negli ultimi due mesi del mandato di Bolsonaro sono stati fatti quattro tentativi, attraverso anche i ministeri degli Esteri e dell’Economia, per recuperare i doni.
Al momento l’unico modo possibile, e legale, per recuperare i gioielli per Bolsonaro sarebbe quello di pagare la tassa di importazione obbligatoria, il 50 per cento del valore dell’oggetto in questione, e una multa del 25 per cento del valore per non averlo dichiarato fin dall’inizio. La legge prevede anche un’alternativa ma ancora più sconveniente per l’ex presidente dichiararli “dono ufficiale al presidente della Repubblica” ma in questo modo andrebbero ad arricchire le casse dello Stato e non sarebbero più nella disponibilità personale di Bolsonaro. L’ex Capo di Stato, che attualmente si trova in Florida, è già a rischio arresto in quanto oggetto di un’inchiesta legata all’assalto alle sedi del governo l’8 gennaio a Brasilia; l’accusa è quella di istigazione al tentativo di colpo di stato.
Brasile, Lula lancia programma contro povertà estrema
Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha firmato il provvedimento che istituisce e lancia il nuovo programma Bolsa Família, volto a combattere la fame e l’estrema povertà nel paese indiolatino.
“Oggi, nella sala principale del Planalto (a Brasilia), ho firmato il ritorno di Bolsa Família”, ha annunciato il presidente brasiliano sul suo account Twitter ufficiale, aggiungendo “questo non è il programma di un governo o di un presidente, è una politica pubblica della società brasiliana per combattere la fame e la povertà estrema”.
In un altro tweet, Lula ha spiegato che Bolsa Familia “è il programma più serio e completo per combattere la fame e l’estrema povertà nel Paese. Questo prevede 600 reais (circa 120 euro) per famiglia (ogni mese) e altri 150 reais (circa 30 euro) per ogni bambino fino a sei anni. È il ritorno di una politica pubblica per lo sviluppo del paese”.
Il programma sociale, che Lula aveva già attuato durante la sua precedente amministrazione (2003-2011), sarà fruibile anche per bambini sopra i sette anni e i giovani sotto i 18 anni con 50 reais (circa 10 euro) al mese e altrettanti per le donne incinte.
Lula, che lo scorso anno ha vinto le presidenziali contro il capo di Stato uscente Jair Bolsonaro, ha ereditato un paese con 33 milioni di persone che soffrono la fame, auspicando che quando scadrà il suo mandato, il 31 ottobre 2026, “tutti i brasiliani possano avere un caffè, il pranzo e la cena. In questo modo avrò compiuto la mia missione”.
Il ministro dello sviluppo sociale, Wellington Días, da parte sua ha spiegato che il programma sociale cercherà di incoraggiare le famiglie a ottenere un lavoro formale e ad aumentare il proprio reddito.
Ecuador, l’ex presidente Lenin Moreno sarà processato
L’ufficio del procuratore generale dello Stato ecuadoriano (Fge) ha annunciato che l’ex presidente, Lenín Moreno, così come i membri della sua famiglia e gli ex funzionari saranno processati per il presunto reato di corruzione nell’ambito della vicenda Ina papers.
Il procuratore generale dello Stato, Diana Salazar, ha chiesto alla Corte nazionale di giustizia (Cnj) di fissare la data dell’udienza per formulare le accuse contro Moreno; sua moglie, Rocío González; sua figlia Ina Moreno; nella vicenda sono coinvolti anche più di 30 funzionari pubblici e vari familiari dell’ex primo mandatario.
La Procura ha deciso di chiamare la vicenda Sinohydro, nome della presunta rete di corruzione interstatale e transnazionale attorno al progetto idroelettrico Coca Codo Sinclair, che avrebbe visto compiersi irregolarità tra il 2009 ed il 2018.
Secondo Salazar, l’importo della presunta corruzione sarebbe di circa 76 milioni di dollari, che corrisponderebbero a circa il 4% del valore contrattato per l’opera, che inizialmente era di poco meno di 2 milioni di dollari.
Il Pubblico ministero ha evidenziato che le tangenti sono state consegnate da Sinohydro e veicolate da terzi attraverso l’utilizzo di falsi di servizi di consulenza e rappresentanza, pagati attraverso doni, assegni e bonifici. Il caso, inizialmente noto come Ina Paper per i suoi legami con la società offshore Ina Investment Corporation, è stato aperto nel 2019 circa due anni dopo l’insediamento di Moreno.