Fabrizio Di Ernesto

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Brasile, riparte il programma di acquisizioni alimentari

Continua in Brasile il rilancio delle politiche sociali volte a tutelare le fasce più deboli della società.

Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha infatti fatti ripartire il programma di acquisizione alimentare (Paa) per i piccoli agricoltori, considerata una delle misure necessarie per far crescere il paese e porre fine alla fame.

“Il Paa è una delle politiche che abbiamo ripreso per combattere la fame in Brasile, incoraggiando l’agricoltura familiare e fornendo cibo sano per il popolo brasiliano e snack per i nostri bambini”, ha affermato il primo mandatario carioca.

Nel dettaglio, questa iniziativa consiste nell’acquisto di frutta, verdura e altri prodotti offerti da piccoli produttori da inviare alle fasce più vulnerabili della popolazione. L’intento è quello di incoraggiare il ruolo dei piccoli produttori indigeni e delle comunità tradizionali, comprese le contadine.

In un contesto dove la fame è una realtà per circa 33 milioni di persone, il presidente brasiliano ha affermato che “siamo tornati a governare il paese per cambiare ancora una volta la storia. Chi non ha mai avuto fame non sa quanto gli manchi mangiare. Non rinuncerò alla promessa che le persone mangeranno di nuovo tre volte al giorno”.

Nel presentare l’iniziativa, Lula ha confermato che si tratterà di un “incentivo alla produzione di cibo di qualità per il piatto della gente”, un’altra misura che permetterebbe di risolvere il problema della fame. In questo contesto va inserita anche la decisione, sempre del presidente, di ripristinare il Consiglio nazionale per la sicurezza alimentare e nutrizionale (Consea), chiuso nel 2019 dall’ex presidente Jair Bolsonaro.

Il presidente brasiliano ha denunciato la situazione alimentare del Paese sin dalla sua campagna presidenziale, dove sei brasiliani su dieci (58,7% della popolazione) vivono sotto il grado minimo di sicurezza alimentare.

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Venezuela, Pedro Tellechea nuovo ministro del Petrolio

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha nominato Pedro Rafael Tellechea nuovo ministro del Petrolio, in sostituzione di Tareck El Aissami, che nei giorni scorsi aveva rassegnato le dimissioni. Una nota diffusa dal ministero della Comunicazione riferisce che Tellechea ha anche assunto il ruolo di responsabile della compagnia petrolifera statale Petróleos de Venezuela (Pdvsa) dopo che in precedenza ha già ricoperto il ruolo di presidente dell’industria petrolchimica del Venezuela (Pequiven).

Il primo mandatario del paese indiolatino e  il neoministro si sono incontrati ieri, martedì 21 marzo, nell’ufficio presidenziale del Palazzo Miraflores, sede del potere esecutivo. È stato lo stesso Maduro a riferire l’esito dell’incontro spiegando che la scelta “si inserisce nell’ambito del processo di trasformazione che sta attraversando il settore”.

Di recente Tellechea ha riportato Monómeros, una filiale di Pdvsa in Colombia, nell’orbita del governo nazionale nel 2022, che per quattro anni era stata amministrata da gruppi di opposizione radicali venezuelani sostenuti dall’amministrazione dell’ex presidente colombiano Iván Duque.

La nomina di Tellechea avviene nel quadro della lotta alla corruzione intrapresa dal governo del presidente Nicolás Maduro. Lunedì scorso, il capo dello Stato ha rivelato che le autorità hanno scoperto diverse mafie “in flagrante” e che, in questa prima fase, sono stati catturati imprenditori, dirigenti, alti funzionari delle istituzioni statali e un deputato. Il presidente dell’Assemblea nazionale, il deputato Jorge Rodríguez, ha riferito questo martedì che, a seguito di questa campagna contro la corruzione, finora sono state arrestate 19 persone per questi eventi.

Ad Haiti è crisi alimentare

Nel paese centro americano di Haiti la situazione è sempre più critica.

Un rapporto della Commissione nazionale per la sicurezza alimentare (Cnsa) di Port au Prince ha avvertito che circa 4,9 milioni di persone, ovvero il 40% della popolazione, si trovano ad affrontare una situazione di insicurezza alimentare.

Secondo lo studio tra le basi di questa crisi l’aumento della vulnerabilità al deprezzamento della valuta, la perdita dei raccolti e la diffusione della violenza causata da bande armate che ostacolano le attività economiche in gran parte della nazione caraibica.

La situazione più critica è quella che si registra nella parte sud dell’isola che due anni fa è stata colpita da un terremoto di magnitudo 7.2 della scala Richter nel 2021; difficoltà si incontrano anche nei dipartimenti del Nord, Nordest, ad Artibonite, sull’isola di La Gonave e in tre aree della capitale.

Tra le note positive il fatto che la situazione particolarmente delicata in cui versa Cité Soleil, il più grande quartiere povero del Paese, è gradualmente migliorata grazie all’assistenza statale di emergenza.

Secondo le autorità nazionali, “le famiglie sono impantanate in un estremo deficit alimentare, nonostante il ricorso a strategie di sopravvivenza”, per le quali vengono imposte misure eccezionali per aiutare il 50% della popolazione in stato di vulnerabilità.

Il primo ministro haitiano, Ariel Henry, ha promesso all’inizio di quest’anno di promuovere lo sviluppo dell’agricoltura per alleviare la crisi alimentare, riconoscendo la responsabilità dello Stato nell’approvvigionamento alimentare e nel controllo dei prezzi, nonostante l’aumento della violenza e la speculazione provocata dalle bande criminali. Secondo il primo mandatario Haiti ha la capacità di produrre il cibo che tradizionalmente consuma la popolazione e ha considerato controproducente l’importazione di prodotti che possono essere raccolti nel territorio nazionale stesso.

Colombia: mobilitazione sociale per le riforme

Le organizzazioni sindacali e sociali colombiane sono scese in strada in diverse città della Colombia in sostegno delle riforme promosse dal governo guidato dal presidente Gustavo Petro.

L’occasione è stata offerta dalla presentazione ai deputati del Congresso della riforma delle pensioni e del lavoro. Gli organizzatori hanno invitato i cittadini a radunarsi nelle principali piazze delle rispettive regioni, e nel caso di Bogotá (capitale); inoltre un corteo si è svolto dal Parco Nazionale fino alla Plaza de Bolívar e da qui alla Plaza de Armas, davanti alla sede del governo.

Francisco Maltés, il presidente della Central Unitaria de Trabajadores (Cut), ha sottolineato che il movimento sindacale colombiano sostiene le riforme “perché riflettono le richieste dei lavoratori e dei cittadini negli ultimi 30 anni”.

“Un punto chiave della riforma del lavoro è il contratto di lavoro. Tutti coloro che svolgono funzioni a tempo indeterminato devono avere un contratto di lavoro. Questo è un duro colpo per l’informalità e la violazione dei diritti del lavoro da parte dei datori di lavoro”, ha aggiunto il dirigente sindacale.

Oltre alla priorità delle assunzioni a tempo indeterminato, la riforma del lavoro ha come aspetti rilevanti il ​​recupero della differenziazione retributiva tra turni diurni e notturni, nonché il pagamento del 100% della maggiorazione per il turno domenicale, che fino a questo momento è del 75%. La riforma del settore pensionistico punta invece ad aumentare il numero di coloro che sono in quiescenza, rispondendo ad una delle esigenze della popolazione.

Venezuela, proteste dei lavoratori per stipendi fermi da un anno

Giornata di protesta ieri, mercoledì 15 marzo, in Venezuela a causa degli stipendi che non vengono aumentati da un anno.

Lavoratori pubblici, pensionati e sindacati sono così scesi in piazza a Caracas per chiedere miglioramenti economici e sociali all’amministrazione del presidente Nicolas Maduro, sotto lo slogan “a un anno dall’aumento dello stipendio siamo poveri”.

I manifestanti si sono radunati davanti alla sede del ministero del Lavoro nel cuore del centro di Caracas, con una torta per il “compleanno infelice” dell’aumento spiegando che l’attaule livello delle retribuzioni rende i venezuelani “affamati”.

Parallelamente hanno manifestanti anche i sostenitori del governo che al grido di “non ritorneranno” sono scesi in strada per chiedere l’annullamento delle sanzioni imposte unilateralmente dagli Usa e la revoca del blocco economico disposto sempre da Washington ai danni dell’amministrazione chavista.

Gli esponenti delle forze di sicurezza si sono frapposti tra i due gruppi per impedire che questi venissero a contatto tra loro, l’esponente dell’opposizione Carlos Salazar ha spiegato di aver indetto la manifestazione perché con attualmente lo stipendio è troppo basso rispetto ai prezzi in vigore nel paese, mentre alcuni manifestanti hanno accusato il governo “di voler far morire di fame la popolazione” con retribuzioni troppo basse. A causa delle sanzioni e del blocco economico l’inflazione nel paese indiolatino continua a salire tanto che su base annua a febbraio si è attestata al 537,7%.

Venezuela, Capriles parteciperà alle primarie del 22 ottobre

Henrique Capriles, già candidato alla presidenza del Venezuela, salvo ripensamenti, sarà il candidato del partito Primero Justicia per le primarie della Piattaforma Unitaria, che si terranno il 22 ottobre in vista delle elezioni del prossimo anno, nonostante nel 2017 sia stato interdetto per 15 anni dall’attività politica.

“Questo non è lo stesso Venezuela di qualche anno fa. Non siamo gli stessi, ma le cause non invecchiano, e giovani, le cause non sono una moda” ha spiegato l’esponente dell’opposizione lanciando la sua candidatura nel comune di Baruta, a sud-ovest di Caracas. Durante il suo intervento ha sottolineato che “la polarizzazione ci ha fatto molti danni e dire questo non significa essere codardi. Sono uno strumento di lotta per i poveri, per chi deve portare tutto in ospedale. Se ci chiamiamo Primero Justicia, quella deve essere la nostra prima causa, i poveri, i pensionati, gli operai, i nonni”;

ribadendo anche la convinzione che i venezuelani vogliono vivere in pace, mangiare bene, che i nonni hanno la pensione, che chi è all’estero cominci a tornare ed è per questo che questa causa deve essere accompagnata dalla gioia.

“L’unità – ha aggiunto – deve avere un obiettivo: trasformare il Paese. Da qui al 22 ottobre supereremo molti ostacoli. Sappiamo contro chi stiamo combattendo. Lottiamo contro chi ha trasformato Miraflores nel suo palazzo, contro chi prende in giro i nostri lavoratori, e hanno mandato in bancarotta Pdvsa”. Allo stesso modo, ha espresso di credere nell’inclusione, ma ha criticato il fatto che ci siano persone che affermano di essere dell’opposizione e attaccano l’opposizione. “O sei un mollusco o sei un mollusco. Il resto è perdere tempo. Sono anni che lottiamo contro i soprusi di cui questa città si occupa ogni giorno. Non sarà facile, ma il sogno resta lo stesso”, ha puntualizzato.

“Nel 2024 – si è detto sicuro – il Paese otterrà un cambiamento e quell’anno sarà di speranza per i venezuelani, per i poveri, che sono la classe media completamente finita”, ha sottolineato. Già candidato alla presidenziali nel 2012, quando fu sconfitto da Chavez, e nel 2013 quando perse di misura contro Maduro, nelle primarie se la vedrà contro il golpista Juan Guaidò che nel 2019 si autoproclamò presidente venendo riconosciuto dagli Usa ma non ha ottenuto mai alcun seguito da parte della popolazione che evidentemente sa bene cosa significherebbe per il paese tornare ad essere un satellite di Washington.

Messico, il governo apre ai privati per il litio

Il Messico potrebbe tornare sui propri passi. Se meno di un mese il governo aveva annunciato la nazionalizzazione delle miniere di litio ora potrebbe fare una piccola marcia indietro, aprendo all’eventuale unione di compagnie nazionali ed estere lo sfruttamento del litio nel Paese, una scelta che tranquillizza chi temeva che il “nuovo petrolio” sarebbe stato riservato per ora solo allo Stato.

Ad annunciarlo lo stesso primo mandatario Andres Manuel Lopez Obrador che nel corso di una visita a Sonora, dove si trovano le maggiori riserve del metallo, fondamentale nella produzione di auto elettriche, ha infatti promesso che, sebbene “abbia deciso che il litio sia proprietà della nazione, non sarà impedita la partecipazione di imprese private”.   

Il governatore di Sonora, Alfonso Durazo, aveva già anticipato settimane fa che l’ente statale LitioMx di cui è a capo, “aprirà presto all’associazione di imprese nazionali ed estere”.

Allo stato attuale il decreto sulla partecipazione privata pubblicato sulla Gazzetta ufficiale e datato 23 agosto, in materia risulta controverso, perché da un lato la contempla, ma dall’alto non fornisce dettagli o stabilisce date.   

Il ministro dell’Economia, Raquel Buenrostro, ha dichiarato “zona di riserva mineraria di litio 234.855 ettari”, un’area che copre sette comuni di Sonora. Il metallo, del resto, diventa molto importante alla luce del crescente commercio del Messico con i suoi partner Stati Uniti e Canada, firmatari dell’Accordo di libero scambio nordamericano (T-mec), in vigore dal gennaio 1994, per la produzione di veicoli elettrici.    Il Messico ha grandi riserve di litio, anche se non ai livelli di Bolivia o Argentina, per soddisfare la domanda di auto elettriche, il Messico dovrebbe dunque aumentare di cinque volte la propria capacità di produzione entro il 2050, soprattutto ora che a Monterrey sta per insediarsi una tra le principali fabbriche del gruppo Tesla.

Argentina: diffusi dettagli sentenza contro Cristina Fernández

La II Corte Oral federale argentina ha reso noto i dettagli della sentenza contro la vicepresidente Cristina Fernández nel processo per la cosiddetta Causa Vialidad che ha visto la condanna dell’ex prima mandataria a sei anni di reclusione e all’interdizione perpetua dai riti pubblici carica.

Si tratta di oltre 1.600 pagine redatte dai giudici Jorge Gorini, Rodrigo Giménez Uriburu e Andrés Basso dopo la sentenza emessa lo scorso 6 dicembre.

La signora Kirchner si era difesa sostenendo di essere vittima di una persecuzione giudiziaria, mettendo in dubbio l’imparzialità del tribunale e definendo il tribunale come un “plotone di esecuzione” spiegando che Giménez Uriburu è stato denunciato per i suoi legami con il procuratore del caso, Diego Luciani, con il quale ha giocato a calcio nella villa dell’ex presidente Mauricio Macri mentre Gorini, è avrebbe avuto contatti con il ministro della Sicurezza durante l’amministrazione Macrista, Patricia Bullrich.

Ora la Fernández ha dieci giorni lavorativi per appellarsi alla Camera Federale di Cassazione Penale e confutare le accuse.

Secondo la stampa locale, in Cassazione la sentenza sarà analizzata dalla Camera IV, composta da Mariano Borinsky, Gustavo Hornos e Javier Carbajo.

Secondo l’accusa, durante i governi di Ernesto Kirchner e Cristina Fernández (nel periodo 2003-2015) i lavori pubblici nella provincia di Santa Cruz sarebbero stati aggiudicati irregolarmente all’imprenditore Lázaro Báez, con l’intento di frodare lo Stato e appropriarsi di parte dei fondi destinati alla realizzazione delle infrastrutture.

Martedì scorso, durante un omaggio alle Nonne di Plaza de Mayo, Cristina Fernández ha confrontato la situazione della dittatura con il presente, spiegando che oggi “ci sono altri modi più subdoli e sottili per spegnere i sogni di coloro che pensano che un paese e un mondo diversi possano essere possibili”, aggiungendo che ora  la destra politica non usa più carri armati, ma tribunali, e che agisce in complicità con i media egemonici.

Argentina: scadenza debito, proposto maxi scambio

Il ministero dell’Economia argentino ha formalizzato la proposta di scambio di una quota del suo debito in pesos la cui scadenza è fissata nel secondo trimestre del 2023, con due panieri di titoli legati all’inflazione o al valore del dollaro che potranno essere rimborsati nel 2024 e 2025.  

Secondo le stime delle autorità locali tale proposta serve a coprire titoli per circa 7mila miliardi di pesos (poco più di 33 miliardi di euro) che sono divisi in parti simili tra organizzazioni pubbliche e soggetti privati, tra banche ed anche altri investitori istituzionali come fondi di investimento e compagnie assicurative.   

L’offerta di “debt exchange” scatterà giovedì 9 marzo, e durerà fino al lunedì successivo, il 13.

Stando a quanto riferito dalla stampa locale con questa operazione il governo ritiene che lo scambio consenta di ridurre i rischi rappresentati dalle importanti scadenze previste per oltre 2milamiliardi di pesos mensili in aprile, maggio e giugno 2023, e di dissipare le incertezze finanziarie che si generano prima di ogni data di rimborso.   

Sempre i media indiolatini riferiscono che il governo sarebbe fiducioso sull’buon esito dello scambio e ritengono sarà considerata positiva se verrà accolta da una buona parte del settore pubblico e dal 45-50% delle banche. Per raggiungere questo obiettivo il ministro dell’Economia, Sergio Massa, ha incontrato i principali direttori delle banche nazionali insieme al suo team e al presidente della Banca centrale (Bcra), Miguel Pesce. In questo ambito si è appreso che Massa ha sottolineato che il provvedimento si propone di “mettere fine all’idea che l’Argentina sia destinata a entrare in crisi profonda alle porte di ogni ristrutturazione del debito”.

Energia, al via in Bolivia costruzione nuovo impianto di biodiesel

Il primo mandatario della Bolivia, Luis Arce Catacora, ha posto la prima pietra nella costruzione del nuovo impianto di biodiesel denominato Héroes de Senkata, situato nel distretto 8 della città di El Alto. Alla cerimonia hanno preso parte diverse autorità nazionali e dipartimentali e rappresentanti di organizzazioni sociali.

L’opera ha un valore di quasi 280 milioni di bolivianos, circa 40 milioni di dollari.

“Abbiamo avviato il progetto “Heroes de Senkata” come tributo alla vostra lotta in difesa delle nostre risorse naturali e della democrazia”, ha scritto Arce sul profilo Twitter.

A realizzare i lavori sarà la YPFB Refinación, e la durata degli stessi è fissata in circa un anno; obiettivo dei questa opera quello di ridurre l’importazione di liquidi e il consumo di combustibili fossili.

Secondo le previsioni una volta a regime l’impianto genererà 500 posti di lavoro diretti e altri 800 nell’indotto. Inoltre, saranno prodotti circa 1.500 barili di biodiesel al giorno.