Sanzioni. Questa la, solita e scontata, soluzione che dovrebbe arrivare dal G7 in Giappone per provare ad arginare la crisi tra Russia e Ucraina ed una guerra che dura ormai da oltre un anno.
I cosiddetti “grandi” che si riuniranno ad Hiroshima questo fine settimane stanno infatti mettendo nuovamente nel mirino le esportazioni russe di gas e petrolio e le importazioni di beni commerciali, quantomeno nel settore della difesa; decisa anche di colpire l’evasione delle sanzioni già esistenti attraverso le triangolazioni con altri Paesi.
La posizione è chiara, come da oltre un anno a questa parte, sostenere Kiev in attesa che questa, con le armi fornite dagli Usa e dai paesi europei (di fatto schierati nella guerra) lanci la sua controffensiva.
Il comunicato finale del G7 è ancora da perfezionare ma, secondo le anticipazioni del Financial Times, il G7 e la Ue ridurranno ulteriormente il loro uso di gas e petrolio russi “anche impedendo la riapertura di rotte precedentemente chiuse da Mosca nel suo uso dell’energia come un’arma”, almeno “sino alla fine del conflitto”. L’obiettivo, ha spiegato uno dei dirigenti coinvolti nei negoziati, è quello di “assicurare che i partner non cambino idea in un ipotetico futuro”. E dall’altra, almeno in parte, aggiunge un’altra fonte esterna al G7, dare fiducia agli investitori perché sostengano i progetti infrastrutturali per il gas naturale liquefatto (Gnl), sia in Europa che in nord America, superando il timore che possa esserci un rapido ritorno al meno caro metano russo, il tutto quindi a vantaggio delle grandi aziende e a discapito degli europei.
Dall’inizio della guerra le importazioni di gas russo in Europa sono crollate da oltre il 40% a meno del 10%, mentre l’ultimo inverno mite ha consentito di aumentare le riserve di metano nella Ue, ora già al 60% contro il 30% dello stesso periodo dell’anno precedente. Quanto all’embargo sul petrolio russo, esso sarà discusso nell’ambio dell’undicesimo pacchetto di sanzioni Ue.
Dal G7 ci si attende anche un allineamento dei Paesi membri sull’approccio alle sanzioni commerciali, almeno per certe categorie di merci (come quelle dell’industria di base della difesa), ribaltando l’attuale logica: oggi tutte le merci possono essere vendute alla Russia a meno che non siano esplicitamente nella blacklist, domani dovrebbero essere automaticamente tutte bandite, salvo quelle presenti in una lista di prodotti autorizzati.
La Russia, per voce del suo ex presidente Dmitri Medvedev, ha già minacciato di rispondere ad eventuali bandi sull’export mettendo fine all’accordo sul grano, che scade il 18 maggio.