Cile: marcia in favore dell’indulto generale
Rispondendo all’appello dell’Assemblea dei parenti dei prigionieri politici e da altre organizzazioni, vari settori della società cilena hanno marciato domenica 29 agosto per le strade di Santiago del Cile chiedendo l’approvazione della Legge generale sull’indulto per i detenuti per gli scontri del 2019.
Oltre all’indulto i manifestanti hanno ribadito la volontà di raggiungere la verità su quei fatti, chiedendo giustizia e riparazioni per le violenze subite tra cui violenze sessuali e violazioni dei diritti umani da parte delle forze di sicurezza.
I manifestanti hanno chiesto anche al governo di desistere dall’eventuale ricorso al veto presidenziale o da qualsiasi ricorso presso la Corte costituzionale per ostacolare o abrogare la legge.
I senatori che hanno presentato la proposta hanno denunciato che lo Stato ha dato “una risposta sproporzionata seguita da arresti di massa e molteplici procedimenti penali” nonostante l’approvazione presso la commissione per i diritti umani, la pubblica sicurezza e la Costituzione della Camera Alta.
In merito alle a queste richieste il presidente Sebastián Piñera ha più volte affermato che “in Cile non ci sono prigionieri politici” perché “nessuno è privato della libertà per come pensa”.
La Lazio spazza via lo Spezia
A 18 mesi esatti da qual Lazio-Bologna che prima del lockdown aveva provvisoriamente proiettato la Lazio in testa alla classifica i Capitolini tornano a giocare all’Olimpico con i tifosi sugli spalti e regalano ai tifosi una giornata di festa.
Con un Immobile in gran spolvero e Luis Alberto in giornata di gala la Lazio vince in scioltezza per 6a 1 e a punteggio pieno dopo le prime due giornate ora può approfittare della sosta per oleare i meccanismi e dare concretezza a quel “sarrismo” che in attacco inizia a vedersi mentre dietro sembrano rimanere i vecchi difetti con gli avversari che segnano alla prima occasione, da qui alla fine del mercato servirebbe un centrale difensivo per dare concretezza alle ambizioni dei romani.
Tra 14 giorni a San Siro contro il Milan primo vero esame per misurare il livello di una squadra che dalla mediana in sù può far male a tutti ma che dietro, e nelle riserve, sembra ancora essere incompiuta.
Come quel 29 febbraio 2020 comunque i laziali andranno a dormire da primi della classe.
Per lo Spezia, che anche oggi si è presentato con in giocatori contati, appena 19 a referto, c’è molto da lavorare per mantenere la massima serie.
La cronaca:
Come già una settimana fa ad Empoli la Lazio inizia la manovra ma dopo appena 3 minuti lo Spezia appena supera la metà campo segna con Verde che la mette dentro su una corta respinta di Reina.
Anche questa volta però la Lazio pareggia alla prima occasione dopo un minuto con Immobile che, imbeccato da Pedro, supera Zoet e fa 1 a 1.
Al minuto 15 la Lazio va in vantaggio con il gol del solito Immobile che al limite dell’area riceve una sponda di Luis Alberto e centra l’angolo alla sinistra di Zoet.
Passano due minuti e lo spagnolo Pedro prova a segnare il primo gol in maglia bianco celeste ma stavolta Zoet chiude la porta e manda in angolo.
Alla mezz’ora Zoet si supera e salva su Pedro che da due passi non riesce a sfruttare al meglio l’assist di Felipe Anderson.
Al minuto 43 la Lazio reclama un rigore per un intervento di Erlic su Pedro. Dopo un po’ di esitazione l’arbitro Dionisi va al Var e decreta la massima punizione in favore dei biancocelesti. Sul dischetto va Immobile che però si fa ipnotizzare da Zoet che devia in angolo, ma sul corner successivo Ciro il grande si fa perdonare e insacca di testa il terzo gol della giornata ed il numero 154 della sua avventura biancoceleste.
Ad inizio di ripresa un numero da funambolo del brasiliano Felipe Anderson gli permette di liberarsi del suo avversario entrare in aria e tornare a segnare in maglia biancoceleste ad oltre tre anni dall’ultimo segnato contro l’Inter nel maggio 2018.
Sul 4 a 1 la partita segna spegnersi con la Lazio che mantiene l’inerzia del gioco e lo Spezia che cerca di ripartire ma senza rendersi mai davvero pericoloso, specie dopo che al 54simo Amian si fa espellere lasciando i liguri in 10.
Al minuto 65 Pedro cerca ancora il gol ma Zoet continua a dirgli no.
La Lazio cala il pokerissimo al minuto 70 con Hysaj su assit centrale del mago Luis Alberto in giornata di grazia.
Al minuto 75 prova ad unirsi alla festa anche il giovanissimo Raúl Moro che semina il panico in area ma poi in posizione defilata tira ma un difensore smorza la palla.
Sul finale c’è gloria anche per Luis Alberto che dopo aver regalato tre assist al minuto 85 decide di regalarsi la gioia del gol portando a sei le reti della Lazio.
Le formazioni:
Lazio: (4-3-3) Reina, Lazzari (25 Marusic), Patric, Acerbi, Hysaj, Milinkovic Savic (71 Cataldi), Leiva, Luis Alberto, Felipe Anderson (81 Romero), Immobile (81 Muriqui), Pedro (71 Raúl Moro). All. Sarri. In panchina Strakosha, Adamonis, Vavro, Radu, Escalante, Akpa Akpro, Basic.
Spezia: (3-4-3) Zoet, Vignali(81 Antiste) Erlic, Nikolau, Amian, Maggiore (71 Sala), Bastoni, Ferrer, Verde (59 Hristov), Gyasi, Colley (59 Mraz). All. Thiago Motta. In panchina Provedel, Zovko, Kovalenko, Podgoreanu.
Il ruolo di Mosca e Pechino nel nuovo Afghanistan
Dopo il ritiro dei militari Usa ed il ritorno al potere dei Talebani il futuro dell’Afghanistan appare sempre più un affare interno tra Mosca e Pechino.
Una telefonata intercorsa tra il leader cinese Xi Jinping ed il presidente russo Vladimir Putin ha infatti confermato l’intenzione dei due di esporsi in prima persona per ridisegnare gli equilibri del paese e della regione.
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Autorità boliviane denunciano nuove ingerenze da parte dell’Osa
Héctor Arce Zaconeta, ambasciatore della Bolivia presso l’Organizzazione degli Stati americani (OAS), è tornato a denunciare le ingerenze dell’organizzazione e del suo Segretario generale Luis Almagro.
Arce ha infatti accusato l’Osa e Almagro di essere i responsabili delle nuove ingerenze negli affari interni del paese andino.
Il rappresentante di La Paz ha affermato che le recenti dichiarazioni di Almagro sulla Bolivia “non sono altro che un nuovo e ingiustificato oltraggio”, che ha descritto come “un atto di rude interferenza negli affari interni del Paese sudamericano”.
Nello specifico un documento diffuso dal Segretariato Generale dell’Oas insiste nel mettere in discussione la veridicità dei dati e la certezza sui risultati delle elezioni presidenziali del 2019 in Bolivia, che hanno visto la vittoria a Evo Morales.
La denuncia dell’Ambasciatore Arce è avvenuta durante la sessione speciale del Consiglio Permanente dell’OSA, alla quale sono stati ricevuti anche il Ministro degli Esteri Rogelio Mayta e il Ministro della Giustizia e della Trasparenza Istituzionale, Iván Lima.
Il ministro degli Esteri Rogelio Mayta ha anche affermato che i messaggi di odio di Almagro generano divisione nell’Osa e hanno incoraggiato i paesi membri a prendere in considerazione una nuova organizzazione.
Le elezioni del 20 ottobre 2019 sono state duramente contestate ed hanno portato ad un golpe bianco che ha costretto il presidente Morales alla fuga. Un rapporto internazionale diffuso nei mesi scorsi ha però escluso brogli nelle elezioni anche se lo scorso 9 agosto l’Osa con Almagro è tornato a contestare i risultati del voto.
Brasile: marcia degli indigeni per tutelare le loro terre
Più di 6mila indigeni in rappresentanza di 173 diverse popolazioni brasiliane hanno marciato verso la sede della Corte Suprema Federale (STF) a Brasilia, nell’ambito della mobilitazione nazionale “Lotta per la vita” organizzata dall’Associazioni dei Popoli Indigeni del Brasile (APIB) per ribadire il rifiuto al progetto di demarcazione territoriale e, allo stesso tempo, chiedere diritti sui propri territori.
Si tratta della più grande manifestazione organizzata dall’Apib dal 1998 e che mira ad orientare e condizionare il dibattito sulla demarcazione delle terre indigene.
Durante la marcia verso l’Stf, i manifestanti hanno fatto tappa presso la sede del Congresso, per evidenziare la loro posizione di rifiuto dell’agenda anti-indigena che, a loro modo di vedere, sta prendendo piede nella Corte; in particolare i manifestanti contestano il disegno di legge 490, che propone che la demarcazione delle terre indigene avvenga attraverso leggi.
La marcia si inserisce in una settimana di mobilitazioni nella capitale brasiliana che prevede anche audizioni politiche con gli organi statali e i rappresentanti del governo di Jair Bolsonaro, cortei e manifestazioni pubbliche.
Il coordinatore esecutivo dell’Apib, Sonia Guajajara, ha affermato che oltre alla cattiva gestione del Covid-19, i brasiliani subiscono attacchi di violenza, “non è solo la pandemia che sta uccidendo il nostro popolo ed è per questo che abbiamo deciso ancora una volta di marciare a Brasilia per continuare a lottare per la vita dei popoli indigeni, per la Madre Terra e il futuro dell’umanità”.
Il 9 agosto, nell’ambito della Giornata internazionale dei popoli indigeni, l’Apib ha presentato una dichiarazione davanti alla Corte penale internazionale (Cpi), per denunciare il governo Bolsonaro per i crimini di genocidio ed ecocidio.
A questo proposito, l’articolo 231 della Costituzione brasiliana stabilisce che “le terre tradizionalmente occupate dagli indigeni sono destinate al loro possesso permanente e gli abitanti sono responsabili dell’uso esclusivo della ricchezza dei suoli, dei fiumi e dei laghi esistenti in esse”.
Cuba aggiorna normativa su telecomunicazioni
Continua la stagione delle riforme a Cuba. Il ministro delle Comunicazioni, Mayra Arevich Marín, ha infatti annunciato l’approvazione del Decreto legge 35/2021 sulle Telecomunicazioni, le Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione e l’uso dello Spettro Radioelettrico.
Nelle intenzioni del governo la norma dovrebbe contribuire allo sviluppo politico, economico e sociale del Paese; così come la sicurezza delle sue reti e dei suoi servizi.
In merito al crescente problema della sicurezza informatica e gli attacchi dai cyber crime il ministro ha sottolineato che “il provvedimento contribuisce al rispetto dei diritti dei cubani, fa parte della creazione di valori di adeguata condotta civica, di rispetto, disciplina e contrisce al benessere dei cittadini”.
Nel dettaglio il testo mira a tutelare il diritto alla comunicazione dei cittadini, consente inoltre l’individuazione precoce di casi come cyberbullismo, pornografia, cyberterrorismo ed eversione; grazie alla nuova legge i cubani vittime di messaggi diffamatori che incitano all’odio e alla xenofobia, oltre a tutti gli episodi di crimini informatici avranno una specifica autorità cui rivolgersi per essere tutelati tempestivamente.
Inoltre, la nuova legge stabilisce norme per l’uso dei servizi di radiocomunicazione satellitare e di interconnessione, nonché per l’accesso e le strutture essenziali per le reti di telecomunicazioni. Secondo le intenzioni del governo tali misure promuovono anche i diritti e la protezione del sistema di telecomunicazioni cubano contro il blocco illegale imposto dagli Stati Uniti da 60 anni.
Da parte sua, il Direttore del Regolamento del ministero delle Comunicazioni Wilfredo López Rodríguez, ha dichiarato ai media locali che la nuova legge, oltre a garantire l’accesso a Internet, “favorisce anche il rafforzamento della sicurezza nazionale, soddisfa le esigenze generali dello Stato e del Governo e quelli relativi alla sicurezza e difesa nazionale, all’ordine interno e alla protezione civile in materia di telecomunicazioni”.
Kabul è talebana ma Biden minimizza
Sembra tornata la calma a Kabul dopo che i Talebani in pochi giorni hanno praticamente riconquistato militarmente l’Afghanistan.
La situazione di calma apparente appare certificata dall’aeroporto della capitale dopo i disordini di ieri ed i video che mostravano persone che tentavano la fuga aggrappati ai carrelli dei velivoli. A confermare la situazione l’Alto rappresentante civile della Nato in Afghanistan, Stefano Pontecorvo, via Twitter in cui riferisce che “La pista dell’aeroporto internazionale Hkia di Kabul è aperta. Vedo aeroplani atterrare e decollare”.
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Venezuela: presidente Maduro ottimista dopo negoziati con opposizioni
Il presidente venezuelano Nicolas Maduro si è detto ottimista dopo il negoziato di pace tra il governo e la piattaforma unitaria dell’opposizione ha già portato alla firma di un memorandum d’intesa, in cui, tra le altre questioni, i rappresentanti dell’opposizione si impegnano a rinunciare alla violenza.
Il primo mandatario bolivariano si è anche detto pronto al dialogo con gli Stati Uniti.
Nel corso di una conferenza stampa Maduro ha sottolineato: “Le élite degli Stati Uniti non ci sopportano ma abbiamo sconfitto e schiacciato, politicamente, Guaidó. E se distruggiamo Guaidó, sconfiggiamo la strategia politica degli Stati Uniti”.
Il successore di Chavez ha poi spiegato che il governo ha avanzato tre proposte, la prima delle quali è stata il riconoscimento delle legittime autorità del Venezuela, presiedute dallo stesso Maduro e concesso poteri plenipotenziari al presidente dell’Assemblea nazionale, Jorge Rodríguez, per i negoziati. Ha poi aggiunto che anche l’Esecutivo ha chiesto la fine delle violenze. In questo senso, ha aggiunto che i firmatari del memorandum dell’opposizione sono impegnati a chiuderlo, anche se ha avvertito che stanno arrivando notizie preoccupanti dalla Colombia, il cui presidente Iván Duque intende boicottare l’accordo.
Maduro ha anche precisato che una delle richieste della sua amministrazione è quella della revoca delle sanzioni imposte unilateralmente ai danni di Caracas; il governo avrebbe anche chiesto alle opposizioni di partecipare in modo unitario al dialogo ma non tutte le parti avrebbero sottoscritto questa richiesta.
Nel corso della conferenza stampa ha preso la parola anche Jorge Rodríguez, esponente delle opposizioni, che ha spiegato che la firma del memorandum d’intesa tra il governo e l’opposizione in Messico è stato il risultato di sei mesi di colloqui tra i due settori politici, aggiungendo che le delegazioni del governo e dell’opposizione si riuniranno nuovamente il 3 settembre e che in Venezuela si terranno riunioni tecniche del tavolo di dialogo.
Russia: nuove accuse contro Navalnyi
Le autorità giudiziarie russe hanno avanzato nuove accuse nei confronti di Aleksej Navalnyj, blogger ed oppositore del presidente russo Vladimir Putin.
Il portavoce del Comitato investigativo russo Svetlana Petrenko, lo ha riferito all’agenzia di stampa russa “Sputnik”. Parlando con i media Petrenko ha spiegato che “è in corso un’indagine su un procedimento penale avviato ai sensi dell’articolo 239, parte 2, del codice penale russo sulla creazione di un’organizzazione non a scopo di lucro che viola la personalità e i diritti dei cittadini. Aleksej Navalnyj è stato accusato di aver commesso questo crimine”.
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Brasile: Camera boccia ritorno al voto cartaceo sostenuto da Bolsonaro
La Camera dei deputati brasiliana ha bocciato la riforma costituzionale proposta dal presidente Jair Bolsonaro per reintrodurre il voto cartaceo nel paese; il primo mandatario di Brasilia aveva proposto la riforma contro i presunti brogli nel sistema elettronico che avrebbero inficiato le presidenziali del 2014 e del 2018, e che, a suo dire, potrebbero condizionare anche quelle del prossimo anno.
A fronte dei 309 voti necessari la riforma ne ha ottenuti solo 229 mentre i contrari sono stati 218. Ad incidere sul risultato finale i 64 assenti, molti dei quali tra le file della maggioranza.
La proposta era stata già respinta la settimana scorsa dalla commissione speciale della Camera, con 22 voti contro undici, ma il presidente dell’Aula, Arthur Lira, aveva comunque deciso di trasmettere il dibattito nella plenaria per registrare il parere dei 513 deputati.
La proposta stabiliva che ogni elettore dopo aver espresso il proprio voto in via elettronica potesse ottenere una prova cartacea della preferenza appena espressa. Una soluzione che, secondo l’alta magistratura del paese e la maggior parte dei partiti politici, avrebbe però dato adito a false denunce di brogli e, in alcune aree del paese, avrebbe potuto mettere i cittadini a rischio ritorsione da parte della criminalità organizzata.
La polemica alimentata da Bolsonaro sulle presunte illegalità del sistema di voto elettronico ha finito per divenire elemento centrale di una serrata battaglia istituzionale tra governo, parlamento e alti organi della magistratura. Le ripetute denuncie sulle presunte “frodi” commesse in passato nelle urne, mai accompagnate da prove vincolanti, hanno spinto la Corte suprema (Stf) ad inserire Bolsonaro nella lista degli indagati sull’inchiesta sulla diffusione di “fake news” aperta nel 2019, curata dal magistrato Alexandre de Moraes. A inizio mese il Tribunale supremo elettorale (Tse) aveva approvato l’apertura di una indagine amministrativa nei confronti del presidente, proprio per le ripetute e non documentate critiche rivolte al sistema del voto. Una indagine al momento in fase di istruttoria, di cui il Tse ha allargato i confini spingendosi a verificare eventuali abusi di potere economico e politico, uso indebito dei media, corruzione e frode.
In difesa del voto elettronico si erano schierati 14 ex presidenti del Tse, in carica dal 1988 ad oggi. “Lo scrutinio pubblico manuale di circa 150 milioni di voti significherebbe un ritorno ai tempi dei tabulati, e allo scenario di frode diffusa che ha segnato la storia del Brasile”, recitava una lettera aperta pubblicata a inizio agosto. “Non c’è mai stato nessun episodio documentato di brogli nelle elezioni.