Fabrizio Di Ernesto

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Monthly Archives: Maggio 2021

Oman: per sedare le proteste il Sultano offre posti di lavoro

Per porre fine alle manifestazioni che da qualche giorno si verificano in Oman per il carovita, il sultano Haytham ben Tareq ha ordinato all’esercito di avviare l’arruolamento di circa 30 mila persone, offrendo loro posti di lavoro nell’istituzione militare.

Per ben Tareq in carica da appena un anno e mezzo si tratta della prima protesta popolare che si trova ad affrontare dopo esser subentrato al sultano Qabus.

 I media governativi hanno definito “sabotatori” i manifestanti che hanno preso parte alle manifestazioni nei giorni scorsi, criticando aspramente gli scontri tra polizia e manifestanti nella citta’ settentrionale di Sohar, per protestare contro disoccupazione e carovita in un Paese solitamente ai margini di tumulti di natura socio-economica e politica; le ultime si erano verificate nel 2011 nell’ambito delle cosiddette “Primavere arabe”.   

Per placare gli animi il sultano ha quindi ordinato al ministero della Difesa e ad altre istituzioni governative di creare 32.000 posti di lavoro nel corso del 2021. La popolazione locale conta quattro milioni e mezzo di abitanti, di cui il 40% sono stranieri. Come altri paesi della regione, l’Oman vive in uno stato di crisi economica aggravata dalla pandemia e dal calo del prezzo del petrolio.

Secondo le stime del Fondo monetario internazionale nel corso dello scorso il Pil del paese si è contratto di oltre il 6% mentre il debito pubblico è salito del 20% in due anni mentre la disoccupazione, anche a causa del grande ricorso alla manodopera straniera, è al 10%.

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Iran, tutto già deciso per le presidenziali?

Le elezioni presidenziali in Iran del prossimo 18 giugno sembrano avere già un vincitore. Il Consiglio dei guardiani ha infatti ammesso solo 7 candidati al voto e tutti gli analisti sono concordi nel vedere nell’ultra conservatore Ebrahim Raisi il vincitore annunciato, soprattutto per la mancanza di avversari.

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Colombia, fra un mese visita IACHR per indagare su violenze

Si terrà solamente a fine giugno la visita in Colombia dei delegati dell’IACHR, la Commissione interamericana per i diritti umani, per indagare sulle denunce presentate dalle parti sociali sulle violenze avvenute nei giorni scorsi nel paese indiolatino.

Prima di un mese l’Iachr non potrà avviare alcuna indagine perché il governo di Bogotà non ha dato il proprio consenso, ad annunciarlo il vicepresidente Marta Lucia Ramirez nel corso della sua visita a Washington dove ha incontrato Antonia Urrejola, presidente dell’ente e altri alti funzionari.

La Ramirez ha precisato che la visita potrà essere effettuata solo dopo che Bogotà avrà finito di redigere e consegnare tutti i rapporti ufficiali richiesti dall’Iachr sulle violenze nelle manifestazioni quindi dopo l’udienza fissata per il 29 giugno saranno ascoltate le versioni del governo e quelle delle parti organizzazioni sociali.

Il governo colombiano ha anche ricordato che l’Onu sta già svolgendo le proprie indagini al riguardo ed ha escluso che nel paese ci sia un clima da guerra civile simile a quello che, secondo Bogotà, ci sarebbe invece nel vicino Venezuela. Secondo un rapporto diffuso dalle autorità negli scontri delle scorse settimane si sarebbero stati 43 morti mentre 129 persone risultano ancora disperse; la Ong Temblores che documenta le violenze dalla polizia ha precisato che ci sono stati 43 omicidi apparentemente commessi da membri della forza pubblica, 1.264 sarebbero state arrestate in modo arbitrario, 21 donne hanno denunciato violenze sessuali mentre 39 persone avrebbero riportato ferite agli occhi.

L’Eni lavora in Cile per l’energia del futuro

Ottenere benzina tramite la lavorazione di aria e acqua: questo l’ambizioso progetto di un gruppo di aziende, tra cui Eni, che sarà realizzato in Cile. Un futuro che potrebbe diventare realtà già il prossimo anno.

Il nome del progetto di questa e-benzina ad emissioni di zero è «Haru Oni» e oltre al colosso italiano prevede la partecipazione della tedesca Siemens, che si occuperà della tecnologia, le cilene Ame ed Enap, attive rispettivamente di elettricità e petrolio, e la Porsche che testerà il combustibile con i suoi prototipi.

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Colombia: aperti i negoziati ma le parti rimangono distanti

Nella Colombia scossa dalla crisi sociale esplosa tre settimane fa si sono aperti ieri, lunedì 17 maggio, i negoziati tra il governo e le parti sociali rappresentate da Comitato nazionale per la disoccupazione (Cnp) anche se per il momento la strada verso un accordo appare in salita.

Sia il presidente Ivan Duque che i membri del Cnp a parole hanno espresso la massima volontà di dialogare, anche poi ambo le parti hanno ribadito posizioni radicali e poco concilianti tra loro, basti pensare che il Cnp ha da subito chiesto alla polizia di porre fine alle violenze con il governo che si sarebbe dovuto impegnare pubblicamente a condannare gli eccessi delle autorità.

Le parti sociali hanno avanzato sei proposte che ritiene rispondano ai diversi interessi dei protestanti; Francisco Malte, presidente della Central Unitaria de Trabajadores (CUT) e membro del CNP, ha assicurato “oggi che lui (il presidente Duque ndr) e i suoi colleghi sono disposti a negoziare per giorni senza alzarsi dal tavolo fino a giungere all’uscita dalla crisi sociale e porre fine alle proteste, il governo insiste per minimizzare gli scontri ed equiparare le violenze dei dimostranti a quelle delle forze di polizia.

“Non abbiamo problemi a portare avanti trattative così a lungo. L’abbiamo già fatto qualche anno fa al governo di Samper in due occasioni, lo abbiamo fatto anche al governo del presidente Pastrana, possiamo sederci per negoziare tre o quattro giorni di fila, non abbiamo difficoltà”, ha detto sottolineato Malte.

Sulla vicenda è intervenuto anche Miguel Ceballos, alto commissario per la Pace e portavoce del governo nei negoziati che ha ribadito: “La volontà di esserci stabilmente da parte nostra”, sottolineando “siamo pronti a lavorare il tempo necessario per raggiungere velocemente le soluzioni che il Paese sta aspettando. Ma proprio come il CNP chiede garanzie per le proteste e che rimangano nelle strade libere dal braccio violento della polizia, il governo considera quasi inamovibile lo sgombero immediato delle proteste”.

Cile: la sinistra scriverà la nuova Costituzione

Sarà la sinistra a scrivere la nuova Costituzione cilena. Questo l’esito del fine settimana che ha visto le liste progressiste ottenere 52 seggi contro i 48 degli indipendentisti, mentre le forze di governo unite nella lista Vamos si sono fermate a 38. A completare l’assemblea i 17 deputati spettanti alle comunità indigene.

La grande sorpresa delle elezioni sono proprio gli Indipendenti che raccolgono esponenti della società civile che hanno scelto di scendere in campo per scrivere la nuova Carta costituzionale in sostituzione di quella scritta ai tempi del dittatore atlantico Agusto Pinochet.

Il successo dei settori progressisti è collegato alle proteste sociali dell’ottobre 2019 che chiedono un cambiamento costituzionale. Nella foga della rabbia sociale, nel novembre 2019, le forze politiche hanno annunciato un accordo per convocare un plebiscito per decidere sulla modifica della Costituzione, che si è finalmente tenuta il 25 ottobre 2020. I 155 deputati della costituente avranno ora nove mesi di tempo – più eventuali altri tre – per presentare il nuovo testo della Costituzione, che a metà del 2022 sarà sottoposto ad un referendum che dovrà approvarlo o respingerlo.

L’Onu non placa le violenze in Colombia

Non si placano le violenze in Colombia nemmeno dopo l’intervento di Carlos Ruiz Massieu, delegato del Segretario generale delle Nazioni Unite e capo della Missione di osservazione delle Nazioni Unite per l’accordo di pace.

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Il Portogallo sostiene l’Argentina nei negoziati con l’Fmi

Il presidente dell’Argentina, Alberto Fernández, ha annunciato di aver ricevuto il sostegno del Primo Ministro portoghese, António Costa, per negoziare il debito con il Fondo monetario internazionale (Fmi). Una decisione che dovrebbe rafforzare la posizione del paese indiolatino nelle trattative.

Il paese lusitano ha annunciato la decisione nel corso del primo incontro, tra i tanti in programma nel corso della settimana, tenuto dal capo di stato argentino nel vecchio continente. Ora il presidente Fernández cercherà il sostegno degli altri grandi paesi mediterranei, ovvero Italia, Francia e Spagna, per far fronte al debito sottoscritto dall’ex presidente Mauricio Macri.

Il premier portoghese ha spiegato: “Cercheremo di sensibilizzare l’Fmi in modo che almeno, durante questa crisi, gli interessi possano essere sospeso. Quando sono arrivato al governo nel 2015, ho riscontrato lo stesso problema che ha l’Argentina: poiché il prestito era superiore alla quota del Portogallo nel Fondo, abbiamo pagato un tasso di interesse molto importante”.

Il capo dello stato argentino ha poi sottolineato che sin dal suo inizio come presidente pro-tempore del Mercato comune del Sud (Mercosur), i rapporti con l’Unione europea sono stati rafforzati.

Colombia: si aggrava il bilancio degli scontri con le forze di polizia

24 morti. Questo il bilancio aggiornato delle vittime nelle manifestazioni di protesta in corso in Colombia secondo gli ultimi dati diffusi da la Defensoria del Pueblo della Colombia, agenzia governativa preposta alla difesa dei diritti umani.

Le proteste e gli scontri sono iniziati lo scorso 28 aprile in seguito all’annuncio del presidente Ivan Duque di riformare il fisco, intenzione poi rivista proprio a causa delle proteste.

Secondo i dati diffusi da la Defensoria 11 persone sarebbero state uccise nel corso delle manifestazioni di piazza, di cui 7 con dinamiche ancora tutte da accertare, e 6 che invece non sembrerebbero collegate alle proteste.

Il procuratore generale della nazione, Francisco Barbosa Delgado, ha detto che per tre degli undici casi di omicidio si aprirà un’indagine nei confronti di membri della Polizia nazionale. L’Istituto di studi per lo sviluppo e la pace (Indepaz) porta invece a 31 il numero delle vittime, di cui 17 attribuibili con certezza alla forza pubblica.

La situazione nel paese indiolatino continua ad essere molto delicata tanto che iniziative di protesta continuano ad essere convocate in varie parti del paese.

A Bogotà, attenzione viene data alla concentrazione indetta nei pressi del Monumento agli eroi, teatro di serrati scontri tenuti ieri con le forze di sicurezza. Le iniziative si avviano sin dalle 8 della mattina, vengono convocate attraverso messaggi sulle reti sociali che esortano i partecipanti a mantenere il tono pacifico e ad indossare vestiti bianchi o bandiere della Colombia. Il rischio, avvertono gli organizzatori, è che le infiltrazioni di frange più estreme – fortemente denunciate dal governo – portino avanti la radicalizzazione dello scontro tradottasi sin qui in morti.

In Colombia veglia contro le violenze delle forze di polizia

La popolazione colombiana ha tenuto ieri sera in diversi punti dello stato veglie e a lume di candela per ricordare le persone uccise durante questi ultimi giorni di proteste, iniziate dopo che il presidente Ivan Duque ha annunciato la sua riforma fiscale salvo poi tornare sui propri passi per via delle proteste di piazza.

Il movimento Congress of the Peoples tramite il proprio account Twitter ha denunciato fino ad oggi ci sono stati oltre 1400 casi di violenza da parte delle forze di sicurezza.

Secondo la piattaforma Grita, tra il 28 aprile e il 4 maggio 2021 in Colombia ci sono state 216 vittime di violenza fisica da parte della polizia, 31 persone uccise, 10 vittime di violenza sessuale, 814 detenzioni arbitrarie, 21 vittime di aggressioni agli occhi e 77 casi di sparatorie con armi da fuoco.

A Chinácota, Norte de Santander, si è svolta una protesta popolare con la mobilitazione dei cittadini e il lume di candela, “contro la brutalità della polizia che ha ucciso così tanti giovani negli ultimi giorni”, come riferisce Colombia Informa.

I media locali denunciano “il violento intervento della Squadra mobile antisommossa (Esmad) a Bucaramanga, Santander, dove da Piedecuesta sono già stati denunciati due feriti. Un giovane è stato colpito da un contenitore di gas lanciato dall’Esmad, provocando una ferita molto profonda alla gamba destra”.

Da Cúcuta, lo sciopero continua e i manifestanti hanno tenuto un minuto di silenzio in onore delle persone uccise nelle proteste dei giorni scorsi per mano delle forze pubbliche colombiane.

Da parte sua, il portavoce nazionale del Congresso del popolo, Jimmy Moreno, ha specificato tramite Twitter riferendosi al popolo colombiano che “noi siamo la resistenza perché la dignità si esprime nelle strade e nelle autostrade contro questo governo criminale e corrotto di Iván Duke a cui chiediamo le sue immediate dimissioni”.