Difesa: Trump taglia i fondi al bilancio Nato
L’amministrazione statunitense di Donald Trump ha deciso di ridurre il proprio contributo al bilancio della Nato, la più longeva alleanza militare della storia.
La notizia arriva dai media statunitense che citano come fonti alcuni funzionari statunitensi e della stessa Alleanza Atlantica e dovrebbe essere ufficializzata la prossima settimana in occasione del vertice che si terrà a Londra anche per celebrare il settantesimo anniversario della Nato.
Per continuare a leggere cliccare qui—> https://www.edicolaweb.tv/nel-mondo/trump-riduce-contributo-usa-al-bilancio-nato/
Difesa: Russia ha mostrato prime armi ipersoniche
Grandi progressi in campo militare per la Russia; Mosca infatti ha varato la sua nuovissima testata a planata ipersonica Avangard, destinata, nelle intenzioni del presidente Vladimir Putin, a dare al colosso euroasiatico un forte vantaggio strategico nella nuova corsa agli armamenti.
Per suggellare il vantaggio raggiunto le autorità russe hanno invitato alla presentazione di questo nuovo strumento bellico una delegazione statunitense.
L’invito agli osservatori di Washington è stato consegnato nell’ambito del trattato Start sulle armi strategiche. Nei mesi scorsi la Russia aveva più volte manifestato l’intenzione di rinnovare questo accordo per evitare che gli Usa si possano sfilare come fatto un paio di anni fa con quello Inf sugli euromissili.
Una nota del ministero della Difesa moscovita riferisce che la visita è avvenuta tra il 24 ed il 26 novembre e che tra pochi giorni ci sarà la consegna dell’Avangard alle forze armate.
Nello specifico si tratta di una testata capace di planare ad una velocità superiore a quella del suono, cambiando contemporaneamente rotta alla bisogna.
Ovviamente non mancano dubbi su questo tipo di arma, ad esempio fa notare l’esperto militare Alexander Gold, l’Avangard è disegnato per essere montata sul razzo Sarmat, non ancora in produzione, e dunque al momento costretta ad affidarsi ai missili di design sovietico; situazione in cui già si trovano il siluro nucleare Poseidon, il missile ipersonico Kinzhal e il razzo a propulsione nucleare Burevestnik.
Sebbene molti ritengano che queste armi “basate su nuovi principi della fisica” siano propagandistiche o poco più appare evidente che nel dubbio sulla loro efficacia rappresentino comunque una forte pressione sugli Usa che nella nuova corsa alle armi rischiano di rimanere indietro, tornando magari ai tempi di Ford e Carter quando l’Urss era di fatto la prima potenza mondiale a livello militare.
L’ambasciatore Sondland mette nei guai Trump
Si complica la corsa di Donald Trump verso il secondo mandato presidenziale. Il primo mandatario Usa sembra infatti sempre più a rischio impeachment.
Per continuare a leggere cliccare qui —> https://www.edicolaweb.tv/nel-mondo/lambasciatore-sondland-mette-nei-guai-trump/
Venezuela, studenti in marcia in sostegno delle politiche di Maduro
Una marea rossa composta da studenti ha sfilato ieri, giovedì 21 novembre, per le strade di Caracas in sostegno del presidente Nicolas Maduro ed in difesa delle sue politiche nel settore dell’istruzione.
La marcia, convocata dal Partito Socialista Unito Venezuelano (PSUVA), ha visto la partecipazione di giovani provenienti da diverse parti del paese accompagnati dai membri dei movimenti sociali, ed alcuni politici vicini alla maggioranza.
La manifestazione si è svolta in concomitanza con il Congresso internazionale dei giovani e degli studenti che si chiuderà domani nella capitale. Nicols Maduro Guerra, figlio del presidente e coordinatore dell’organizzazione studentesca “La formazione nazionale” ha affermato che “gli studenti si sono riversati nelle strade per la pace e la solidarietà dei popoli. Oggi gli studenti ricordano al mondo che qui c’è una gioventù che sventola le bandiere della dignità, che incoraggia l’armonizza tra i giovani di un Venezuela che vuole la pace”.
Rodbexa Poleo, Segretario Generale della Gioventù del Partito Socialista Unito del Venezuela, ha dichiarato che “i giovani della Patria stanno marciando per la pace e la democrazia partecipativa”.
Eglismar Canales, vice presidente della Federazione venezuelana degli studenti delle scuole superiori, ha detto che gli studenti “rispondono presenti a questa chiamata e marciamo in solidarietà con i giovani di Bolivia, Cile, Ecuador”.
Anche il golpista Juan Guidò aveva invocato i giovani a scendere in piazza in sostegno del suo tentativo di prendere il governo iniziato lo scorso gennaio e sempre più fallimentare anche se non sono stati molti i giovani che hanno deciso di seguirlo.
In Paraguay proteste per presenza segretario Osa Almagro
In Paraguay migliaia di giovani si sono mobilitati per impedire a Luis Almagro, segretario generale dell’Osa l’Organizzazione degli Stati Americani, di tenere un discorso su “Democrazia e sviluppo” all’università di Asuncion. I manifestanti hanno espresso la loro solidarietà al popolo della Bolivia ed al presidente eletto Evo Morales.
I giovani, sostenuti anche dalle parti sociali, hanno impedito ad Almagro di tenere la sua conferneza scandendo slogan quali “Almagro le tue mani sono insanguinate” e “Colpo di stato”, sventolando bandiere con l’effige di Ernesto “Che” Guevara e la whipala, ovvero la bandiera che rappresenta le diversità culturali in Bolivia.
Almagro, appena giunto in Paraguay ha sottolineato il ruolo del paese nella fuga di Evo Morales verso il Messico che poi gli ha garantito asilo politico.
Da parte sua il presidente paraguaiano Mario Abdo Benitez ha ringraziato Almagro per la visita ribadendo che l’incontro è servito a “ratificare l’impegno del sua paese per la difesa della democrazia e dei diritti umani”.
Bolivia: contadini contro colpo di Stato
I movimenti contadini della Bolivia hanno deciso di schierarsi al fianco di Evo Morales contro il colpo di Stato che ha portato al potere l’autoproclamata presidente Jeanine Anez.
Lo riferisce un comunicato diffuso dal Consiglio delle federazioni contadine dello Yungas e di La Paz (Cofecay), nel quale si invitano i dirigenti dei vari organismi presenti nel territorio a nord est di La Paz “”ad aderire al cento per cento alla grande mobilitazione indetta per questo lunedì”. Gli abitanti della regione andina nota come Yungas marceranno “a difesa dei diritti umani, per il rispetto della whipala (la tipica bandiera che rappresenta dei popoli nativi), il ripudio del colpo di stato e l’uso di armi letali da parte delle Forze armate contro il popolo boliviano”.
Il corte che si sta svolgendo nel pomeriggio italiano rivendica anche la richiesta dell’apertura di un tavolo di dialogo per far uscire il paese dalla crisi, appuntamento fissato per domani mattina alle ore 10,30 locali, le 16,30 in Italia.
Nel fine settimana il senatore del Movimento al Socialismo (Mas il partito di Morales), Efrain Chambi, aveva riferito di progressi nel dialogo fatto con il Partito democrata cristiano (Pcd) per un accordo sulla nascita di un nuovo tribunale supremo elettorale (Tse), anticipando dialoghi con esponenti di Unidad democratica (Ud), il partito dell’autoproclamata presidente ad interim Anez.
La crisi iniziata dopo le elezioni dello scorso 20 ottobre ha provocato fino ad oggi 23 morti e 715 feriti secondo il bilancio ufficiale redatto dalla Commissione interamericana per i diritti umani (Cidh) il bilancio degli scontri è ad oggi di 23 morti e 715 feriti.
Bolivia: presidente Anez ha completato la squadra di governo
In una Bolivia sempre più nel caos e sempre più vicina ad una guerra civile, Jeanine Anez, che si è autoproclamata presidente in sostituzione del dimissionario, per molti non per sua volontà, Evo Morales, ha finito di nominare la propria squadra di governo, cercando di non scontentare nessuno e dando una poltrona ad almeno tutti i partiti di opposizione nonostante avesse annunciato la volontà di dar vita ad “gabinetto tecnico perché la missione principale è quella di ripristinare in maniera immediata i servizi degli enti pubblici”.
La crisi in Bolivia, iniziata dopo le controverse elezioni dello scorso 20 ottobre, ha visto un’accelerazione dopo le dimissioni di Morales, arrivate domenica su pressione delle forze armate; secondo le opposizioni il presidente aveva fatto questo passo dopo aver appreso di un rapporto dei tecnici dell’Osa, che denunciava “vizi” nelle procedure di voto e di scrutinio delle elezioni del 20 ottobre.
Dopo le dimissioni Morales ha lasciato il paese rifugiandosi a Città del Messico, dove è stato accolto dal ministro degli Esteri Marcelo Ebrard.
Dopo essersi autoproclamata presidente la Anez ha annunciato di “voler governare anche senza approvazione di Camera e Senato” di aver avviato una “indagine approfondita” sui quasi 14 anni di governo di Morales, di pensare ad una amnistia per gli oppositori all’estero, e di voler realizzare elezioni “al più presto”.
In Bolivia si è creato un pericoloso vuoto di potere
Non si placano le tensioni in Bolivia dopo le dimissioni del presidente Evo Morales e l’asilo concessogli dal Messico, con il primo mandatario statunitense Donald Trump che ha parlato di «momento significativo per la democrazia».
Per continuare a leggere cliccare qui —> https://www.edicolaweb.tv/nel-mondo/morales-costretto-a-lasciate-vuoto-di-potere-a-la-paz/
La Bolivia tra golpe bianco e il nuovo oro bianco
Alla fine sotto la pressione della piazza e con la comunità internazionale che suggerimento degli Usa continuava a gridare al golpe invocando nuove elezioni, Evo Morales si è dimesso.
Rischia così di chiudersi una delle esperienze politiche più longeve e costruttive dell’America indiolatina.
Costituzione alla mano, varata dallo stesso Morales, il presidente uscente non avrebbe potuto correre per il quarto mandato, anche se l Supremo Tribunale Elettorale (Tse) della Bolivia aveva dato il via libera riconoscendo nella possibilità di candidarsi un diritto inviolabile degli uomini.
Nonostante gli attacchi delle opposizioni e di parte della comunità elettorale Morales aveva poi vinto le presidenziali al primo turno quando per poche migliaia di voti aveva ottenuto più del 10% dei voti del secondo arrivato. Da lì erano iniziate le proteste di piazza delle opposizioni cui nei giorni scrosi si sono uniti anche settori operanti nell’area privata di agricoltura e miniere ed infine i vertici delle
forze armate e della polizia, nonostante l’annuncio di Morales di nuove elezioni.
Morales ha spiegato, in una breve dichiarazione che la decisione di dimettersi deriva “dall’obbligo di operare per la pace. Mi fa molto male che ci si scontri fra boliviani e che alcuni comitati civici e partiti che hanno perso le elezioni abbiano scatenato violenze ed aggressioni. È per questa ed altre ragioni che sto rinunciando al mio incarico inviando la mia lettera al Parlamento plurinazionale”.
Come spesso capita però le ragioni degli attacchi internazionali a Morales partono da lontano e poco o nulla hanno a che vedere con la democrazia.
Nei tanti anni passati al potere, a differenza di altri leader regionali, Morales non è mai stato accusato di essere un dittatore o di affamare il proprio popolo, anzi aveva sempre operato una forte redistribuzione del reddito. Ad inizio anno aveva anche annunciato un nuovo ambizioso progetto: fare del suo paese il primo produttore mondiale di litio.
Col senno di poi questo annuncio potrebbe anche aver avuto un ruolo decisivo negli attacchi degli ultimi giorni.
La Bolivia infatti detiene la metà delle riserve al mondo di questo materiale, ed il maggior sfruttamento delle miniere di Pascoli e Uyuni, nella regione di Potosì, e in quella di Coipasa, nell’Oruro, dovrebbero permettere a La Paz di diventare il primo esportatore al mondo di questo metallo garantendo nei prossimi tre anni profitti per circa un miliardo di dollari.
E perché la volontà di intensificare lo sfruttamento di questi giacimenti avrebbe comportato la caduta di Morales, da sempre considerato vicino alla Russia e ostile agli Usa? il litio è il più leggero degli elementi solidi, molto diffuso in natura sotto forma di composti; è usato in piccole quantità per la preparazione di leghe speciali, e in medicina, sotto forma di sali, nella cura della gotta e di altri disturbi, anche di tipo neuro-psichiatrico; il litio però è soprattutto indispensabile materia prima nella produzione di batterie per quei veicoli elettrici che entro dieci anni saranno un terzo del parco automobilistico mondiale, il litio è infatti chiamato “oro bianco” ed andrà a sostituire quindi il ben più noto “oro nero”.
Europa league: la Lazio perde la terza partita su quattro ed è con piede fuori
Con appena 3 punti dopo altrettante partite e con 2 sconfitte in trasferta la quarta giornata di Europa league è già da dentro o fuori per la Lazio che a Roma deve battere il Celtic per tenere accesa le speranze di qualificazione.
Turn over ridotto rispetto alle precedenti occasioni, il tecnico Simone Inzaghi manda in campo una formazione abbastanza vicina alla migliore, fuori Correa in dubbio anche per domenica contro il Lecce, e con Immobile e Caicedo non al meglio. Fuori Radu e Cataldi per squalifica il tecnico piacentino prova a rilanciare Vavro al centro della difesa, prova accettabile la sua, e Jony sulla fascia, che offre l’ennesima prova incolore.
Nonostante il buon avvio come già in Scozia la Lazio cede sul finale e complice il successo del Cluj nell’altro incontro del girone i capitolini devono solo vincere le ultime due partite del girone con il rischio concreto che altri sei punti potrebbero non bastare.
La cronaca: la Lazio parte bene e dopo aver conquistato un paio di calci dalla bandierina ed aver sfiorato il golo con una botta di Jony da fuori ad impensierire il portiere al minuto numero 7 passa con il solito gol, 15 in stagione con la nazionale, di Ciro Immobile in un vero e proprio momento di grazia.
La partita si mette subito nel modo preferito per gli uomini di Inzaghi che si mettono ad aspettare gli scozzesi e ripartire in velocità. Al minuto 20 sempre Immobile sfugge agli avversari e aggancia un lancio lungo ed entra in area ma proprio mentre sta per calciare gli avversari recuperano su di lui e l’occasione sfuma.
La partita viene controllata dalla Lazio, il Celtic ci prova ma non riesce mai ad impensierire Strakosha, o almeno non lo fa fino al minuto 38 quando la solita amnesia prima di Milinkovic-Savic poi di Acerbi permette al Celtic di conquistare palla al limite dell’area dei capitolini e a Forrest di battere a rete indisturbato.
La Lazio però come scossa dal gol preso sfiora il nuovo vantaggio tre volte in due minuti, complice anche una goffa uscita del portiere scozzese su un corner calciato dalla sinistra.
Il secondo tempo si apre con un Celtic molto più arrembante che staziona con insistenza dalle parti dell’estremo difensore dei capitolini, arrivando a sfiorare il vantaggio in almeno un paio di occasioni.
Al minuto 58 inizia il valzer dei cambi, Inzaghi toglie Leiva ed uno spento Jony per inserire Lulic e Luis Alberto per dare più consistenza e pericolosità alla manovra laziale.
La mossa scuote la Lazio che torna a farsi vedere nell’area avversaria ed al minuto 68 con un bel colpo di testa di Milinkovic-Savic su assist di Acerbi mette a dura prova il portiere Forster.
La Lazio insiste ma con scarsa precisione, molta confusione e poca fortuna, Immobile reclama un rigore per un possibile tocco con il braccio di Ajer ma per la terna arbitrale è tutto regolare.
Al minuto 77 primo cambio tra gli ospiti, fuori Christie e dentro Ntcham.
Al minuto 82 Inzaghi si gioca l’ultimo cambio: fuori Vavro e dentro Berisha, con Lulic che scala a fare il terzo dietro e Acerbi che torna nel suo ruolo di centrale di difesa. Lennon risponde richiamando in panchina Elhamed per Bitton.
A 5 dalla fine prima Lazzari e poi Caicedo impegnano il portiere scozzese che però si oppone in entrambe le occasioni.
Un minuto dopo è Milinkovic-Savic e sfiorare il gol dopo una magia di Luis Alberto.
All’89simo ultimo cambio anche per gli scozzesi, fuori Forrest per Bauer.
I 5 minuti di recupero sono una lenta agonia per i laziali che proprio negli ultimi secondi subiscono il gol della sconfitta ad opera di Ntcham. Scozzesi matematicamente ai sedicesimi per la Lazio inferno dell’eliminazione ad un passo.
Ancora una volta le riserve non si mostrano all’altezza e denunciano per l’ennesima volta come, eccezion fatta per Lazzari, anche l’ultima campagna acquisti estiva sia stata fallimentare e poco o nulla funzionale al rafforzamento della compagine capitolina. Per puntare al quarto posto a gennaio servono investimenti concreti e non le solite scommesse a parametro zero e infortunati in via di guarigione del duo Tare e Lotito che se già in estate fanno poco mercato in quello invernale sono soliti restare in letargo.
Formazioni:
Lazio: Strakosha; Acerbi, Vavro, Luis Felipe; Jony, Milinkovic-Savic, Lucas Leiva, Parolo, Lazzari; Immobile, Caicedo. All.: Inzaghi. A disp.: Guerrieri, Patric, Berisha, Luis Alberto, Lulic, Adekanye.
Celtic: Forster; Elhamed, Jullien, Ajer, Hayes; Brown, McGregor; Forrest, Christie, Elyounoussi; Edouard. All.: Lennon. A disp.: Gordon, Taylor, Bitton, Sinclair, Bauer, Morgan, Ntcham.