L’Argentina peronista non piace ai mercati
L’elezione di Alberto Fernandez alla presidenza dell’Argentina, ottenuta con il 48,1% contro il 40,4 del presidente uscente Mauricio Macri, ha riportato il peronismo al potere nel paese indiolatino ma la scelta degli elettori non è piaciuta ai mercati che hanno subito presentato il conto.
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La Brexit come la tela di Penelope. Si farà nel 2020. Forse
Ancora un rinvio per la Brexit che ora potrebbe avvenire il 31 gennaio 2020, salvo anticipi da escludere o nuovi slittamenti che non sarebbero certo una novità.
A Westmister si continua a discutere di elezioni e di come uscire dall’Unione europea, anche se più passano i mesi e più la Ue sembra un carcere impossibile da abbandonare.
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Cile: il popolo in piazza costringe Pinera a piegarsi
Nel Cile del presidente Sebastian Pinera dopo 10 giorni di proteste il popolo ha ottenuto una significativa vittoria costringendo il capo dello Stato a tornare sui propri passi.
Nella serata di ieri il primo mandatario di Santiago ha infatti firmato il decreto con cui è stato rimosso – dalla mezzanotte di oggi – lo stato di emergenza in tutto il paese. La misura, fa sapere la presidenza cilena, viene varata con l’obiettivo di “contribuire a far recuperare la normalità istituzionale al Cile. Il capo dello stato ha avviato da sabato la progressiva revoca del coprifuoco e dello stato di emergenza, promettendo di voler estendere il provvedimento a tutto il paese, “se le circostanze lo avrebbero permesso”. Una decisione con la quale Pinera intendeva riconoscere la progressiva normalizzazione del paese, premiando lo svolgimento pacifico della imponente manifestazione che aveva chiamato nella capitale oltre un milione di cittadini.
Con il passare dei giorni le manifestazioni di protesta si erano fatte sempre più intense e corpose fino ad arrivare a quella di venerdì che ha visto oltre un milione e 200 mila persone riversarsi sulle grandi Alamedas, fino a Plaza Italia; senza considerare quelle svoltesi nelle altre città.
Messo sotto pressione dalla piazza il presidente alla fine ha dovuto cedere chiedendo a tutti i ministri di dimettersi per formare un nuovo esecutivo in grado di rispondere alle nuove richieste. Nel corso di una conferenza stampa Pinera ha inoltre reso noto di aver “proposto al Parlamento una profonda ed esigente agenda sociale” per “poter avanzare con urgenza verso un miglioramento delle pensioni dei nostri anziani e del reddito dei nostri lavoratori, nonché verso la stabilizzazione dei prezzi dei servizi di base”.
Al grido di “Il Cile si è svegliato” la popolazione ha ottenuto un grande successo politico pagato però a caro prezzo; secondo gli ultimi dati ufficiali divulgati dal governo le proteste hanno causato 19 morti e il ferimento di 33 persone tra la popolazione civile e 22 tra le forze dell’ordine. L’Istituto nazionale dei diritti umani (Indh) riferisce dell’arresto di 2.410 persone, segnalando che i feriti per gli scontri tra manifestanti e forze di sicurezza sono 535, di cui 210 per colpi di arma da fuoco.
Argentina: il peronista Fernandez è il nuovo presidente
Con oltre il 47% dei voti il peronista Alberto Fernandez è il nuovo presidente dell’Argentina. Lo ha annunciato l’autorità elettorale argentina. Il presidente uscente, il liberista filostatunitense Mauricio Macri si è fermato al 41,4% dei consensi. Per la legge locale per essere eletti già al primo turno bisogna ottenere almeno il 45% dei voti o ottenerne almeno il 10% in più del secondo se ci si ferma al 40.
Questa tornata elettorale serve anche a rinnovare 130 seggi della Camera dei deputati, 24 del senato e 43 del Parlasur, il parlamento del Mercato comune dell’America del Sud composto da Argentina, Brasile, Paraguay ed Uruguay. Il partito del presidente “Il Fronte di tutti” è dato in testa da tutti i sondaggi.
Per Fernandez, che come vice avrà l’ex capo di stato Cristina Fernandez de Kirchner il duro compito di risollevare l’economia locale dopo le politiche ultra liberista del suo predecessore resistendo alle pressioni del mondo finanziario e dell’Fmi che a questo punto potrebbe non rinegoziare il prestito già concesso a Macri.
Secondo le stime degli analisti il paese indiolatino chiuderà il 2019 con una recessione del 2,7% (la settima più grave al mondo), segnerà un’inflazione di quasi il 60% ed una disoccupazione ufficiale del 10,6%, la più alta degli ultimi 12 anni. Inoltre il Paese, chiamato ‘il granaio del pianeta’ per la sua capacità di sfamare 600 milioni di persone, ha oltre il 35% della sua popolazione in povertà.
Pe certi versi in Argentina si tratta di un ritorno al passato visto che per la terza volta nella sua storia gli elettori chiedono a Peron ed ai suoi eredi politici di risollevare il paese dai disastri del liberismo atlantico.
Pierini: presenterò “Pronto a tutto” a Lucca Comics ma questo è solo il primo passo
Sabato 2 novembre il cineasta romano Andrea Pierini presenterà a Lucca Comics il suo primo lungometraggio “Pronto a tutto”. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare questo progetto, dalla sua ideazione alla realizzazione, e per farci illustrare i suoi prossimi progetti.
Chi è Andrea Pierini e come nasce la sua passione per la regia? E che importanza hanno i film per lui?
Sin da piccolo sono un appassionato di tutto ciò che è “arte in movimento”: film, fumetti e cartoni animati; come tutti i bambini della mia generazione, sono del 1976, sono cresciuto con i classici della Walt Disney. Il primo film che ho visto sul grande schermo è stato “Herbie, un maggiolino tutto matto”, nel cinema della parrocchia di Fidene alle porte di Roma; credo che da lì sia nata la mia viscerale passione per il cinema, tanto che non ho un genere preferito ma lo amo a 360°, non a caso tra i miei film preferiti ci sono tra gli altri “Il profumo del mosto selvatico”, “Grease”, “The Rocky Horror picture how”, “Ritorno al futuro”, “Robocop”, “Alien” e “Pulp Fiction”.
Questi e tanti altri film, hanno influenzato moltissimo il modo di scrivere e raccontare una storia.
Ci può parlare di “Pronto a tutto”, il suo primo lungometraggio?
“Pronto a tutto” è un film che spazzia tra il pulp, il noir e il fantasy, ambientato a Roma Nord racconta le gesta di Marco e della sua vendetta su dei malavitosi, che gli hanno sottratto la sua amata Mary, nel suo viaggio verso la vendetta incontrerà Bombai, con il quale stringerà un patto per riprendersi Mary e punire il clan di Luca.
Questo film, realizzato con un “micro” budget, è però “il figlio” di tanti lavori minori realizzati dall’adolescenza ad oggi; infatti ho iniziato a girare corti negli anni 90, il primo fu “salviamo Moncicci”, cortometraggio girato in una stanza, con l’aiuto di due amici; a questo hanno fatto seguito altre pellicole tra cui “The blair Witch Nazzano,” horror girato in soggettiva nella riserva naturale di Nazzano, “Ispettore Felipe”, episodio pilota di un progetto indipendente per il web, “Riuscirà il nostro eroe Felipe a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso” horror girato in soggettiva nel bosco di Gattaceca a Mentana,“Oggi tu sarai il primo” revenge movie ambientato a Monterotondo e “Softair in love” storia d’amore durante una partita di softair appunto.
Dopo anni in cui mi ero diviso tra passione e gioco, nel 2010 decisi di prendermi sul serio ed ho iniziato ad investire su me stesso, acquistando attrezzature e prendendo lezioni di Regia, montaggio video ed animazioni grafiche.
A quel punto dopo vari anni di studi, cortometraggi demo, test ed esser sfuggito da troppi furbetti approfittatori ho definito quella che sarebbe diventata la sceneggiatura di “Pronto a Tutto” che a causa di un budget molto ridotto ha avuto una gestazione molto lunga.
Nell’ottobre del 2016 girai un prima parte del film, tutto sembrava andare per il verso giusto, perciò cominciai a cercare attori e fondi per realizzare il progetto, ma l’impresa si rivelò più difficile di quello che credevo, perciò presi la decisione di realizzare il film utilizzando prevalentemente attori non professionisti e girare in location private. Nel Febbraio del 2017, girammo il primo ciak nel ristorante il “Maculato” di Monterotondo , riuscimmo a terminare due scene in un unico giorno; fin dai primi ciak sono rimasto completamente affascinato dal modo di recitare e di porsi davanti la camera di Luca Morandi e Michele Conidi, perciò decisi di modificare drasticamente la sceneggiatura e dare più importanza ai loro personaggi. Un altro ostacolo da superare fu quello relativo alla difficoltà di girare con il budget a nostra disposizione; infatti non riuscivamo a girare tutti i giorni, quindi decidemmo di vederci solo la domenica per evitare che gli altri dovessero assentarsi dal lavoro.
Il prossimo 2 novembre a Lucca Comics ci sarà l’anteprima della prima parte di “Pronto a tutto”, si tratta di un punto di arrivo o di partenza?
Sì, il 2 Novembre durante il Lucca Comics and Game dalle ore 13:00 alle ore 14:00 avremo la fortuna di presentare il film, faremo vedere i primi due capitoli per una durata di circa 25 minuti e per il restante tempo, parleremo del progetto e del cast.
Lucca, nonostante la sua importanza in questo mondo, rappresenta però solo il primo passo, di un percorso che comincia dalla presentazione fino alla messa in sala del film, il festival toscano è un punto di partenza per il progetto, anche per me si tratta di un viaggio quasi decennale.
Qual è stata la soddisfazione più grande legata alla realizzazione di questa pellicola?
Vado molto fiero di aver portato a termine un progetto così grande ed ambizioso, stando ai mezzi a nostra disposizione, ed inoltre posso vantarmi di aver fatto tutto nel pieno rispetto di tutte le persone del cast e di chi ci ha dato una mano nel portare a termine il progetto. Ma non per questo non è stata una passeggiata. Abbiamo subito attacchi insensati e cattiverie messe in giro da altri senza motivo. Ho subito sulla mia pelle insulti ed attacchi personali, qualcuno è perfino arrivato a ritoccare delle foto per mettermi in cattiva luce etichettandomi come “gay” anche se non lo sono. Alcune persone a cui ho proposto di far parte del progetto, hanno “passato la mano” dicendo che non erano interessati a collaborare con dei gay e che non volevano nulla a che fare con me e quel mondo. In questi anni ho anche dovuto fronteggiare un vero e proprio stalking da parte di queste stesse che hanno perfino messo in rete dei video in cui mi accusavano di cose mai fatte e mettendo perfino il mio profilo social all’interno di gruppi che rubavano i loghi di altre associazioni e non solo.
Ha già in mente i prossimi progetti?
“Pronto a tutto” è il mio primo progetto serio ma non per questo l’ultimo, una volta portato a termine, voglio mettermi al lavoro su altri progetti cinematografici. In questi anni ho scritto molte sceneggiature che spaziano dal western all’horror passando per la fantascienza, per adesso sono concentrato su Pronto a tutto, ma credo che entro un anno inizieranno le riprese di un nuovo progetto e mi auguro di aver accanto a me tutte le persone che mi hanno accompagnato in questo primo progetto.
Bolivia: Morales denuncia colpo di stato
Le proteste in corso in Bolivia rappresentano un colpo di stato. Questa la dura accusa lanciata ieri dal presidente boliviano Evo Morales che ha duramente stigmatizzato quanti parlano di brogli nelle elezioni che dovrebbero avergli conferito il quarto mandato presidenziale.
Il primo mandatario di La Paz si è anche rivolto alla popolazione dicendo: “Siamo in uno stato di emergenza” invitando i movimenti sociali ad una mobilitazione pacifica e costituzionale per difendere la democrazia. Finora abbiamo sopportato e sopportato con pazienza evitando il ricorso alla violenza”.
Il clima si è fatto incandescente poiché i risultati elettorali definitivi tardano ad arrivare.
Gli ultimi aggiornamenti parlano di uno scrutinio fermo al 98% con il Supremo tribunale elettorale boliviano (Tse) che accredita Morales del 46,77 ed il suo principale sfidante Carlos Mesa del 36,75% ovvero appena un’inezia sopra quel distacco del 10 percento che esclude il ricorso al ballottaggio tra i due.
Tutto però è fermo a causa della lentezza con cui si sta svolgendo il voto nel dipartimento di Chuquisaca che anche se di pochissimo potrebbe modificare il voto e obbligare i due contendenti ad un secondo turno.
A Santa Cruz de la Sierra intanto è in corso uno sciopero in segno di protesta per ciò che l’opposizione considera una “frode scandalosa”,
Carlos Mesa da parte sua ha intanto chiesto alla comunità internazionale di vigilare per evitare che Morales trasformi la Bolivia in una dittatura.
Bolivia: Scontri nel Paese dopo la vittoria di Morales
Disordini in Bolivia dopo le elezioni presidenziali che hanno sancito la vittoria di Evo Morales che ha conquistato il suo quarto mandato da Capo dello Stato con circa il 47% dei voti e quindi senza il bisogno di ricorrere al ballottaggio avendone oltre 10 sul suo principale rivale, Carlos Mesa.
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Cile: torna lo spettro del regime atlantico
Carri armati per le strade, coprifuoco e manifestanti uccisi. È il Cile del 2019 ma potrebbe tranquillamente essere quello funestato dalla dittatura atlantica di Augusto Pinochet durata fin al 1990.
Le proteste scaturite dopo la decisione, poi rientrata, di aumentare il prezzo dei biglietti della metropolitana hanno riportato il paese agli anni più bui della storia con almeno 10 morti con il presidente Sebastian Pinera che ha pensato bene di commentare: “Siamo in guerra”.
Le proteste iniziate a Santiago sono ormai divampate in quasi tutto il paese portando le autorità a proclamare il coprifuoco, l’ultima vota quasi 30 anni fa, nel 1990.
Il generale Javier Iturriaga del Campo, incaricato della Sicurezza nella Capitale ha precisato che il provvedimento riguarda Santiago e i suoi dintorni ed è in vigore dalle 22 alle 7 del mattino. Il presidente Pinera, come anticipato sopra, ha annunciato la sospensione dell’aumento del prezzo dei biglietti della metropolitana, ultimo di una serie di rincari che aveva fatto esplodere il malcontento popolare in proteste di piazza e violenze, anche se il malcontento è frutto di tutto uno Stato sociale risalente ai tempi di Pinochet, ovvero quasi del tutto privatizzato e fedele ai dettami economici di Washington.
Nei giorni scorsi migliaia di manifestanti hanno assaltato le stazioni della metropolitana nel fiume inarrestabile della protesta lanciata dai cortei di studenti. Il generale Iturriaga ha parlato di 41 stazioni vandalizzate su 136, ma poi il presidente Sebastian Pinera ha ridotto il numero a circa 80.
Oltre ai 10 morti il bilancio ufficiale parla di circa 180 feriti, tra cui oltre 150 agenti e più 300 persone in stato di arresto.
Lo stato di emergenza indetto a Santiago ha durata di 15 giorni e conferisce alle autorità il potere di restrizione della libertà di movimento e di assembramento. Successivamente è stato esteso anche nella regione di Valparaiso e nella provincia di Concepcion.
Ambasciatore Mammad Ahmadzada: tra Italia ed Azerbaigian rapporti molto stretti, non solo nel campo energetico
Per le grandi interviste esclusive di Agenzia Stampa Italia abbiamo avuto l’onore ed il privilegio di incontrare Sua Eccellenza Mammad Ahmadzada, Ambasciatore dell’Azerbaigian in Italia. Con il rappresentante di Baku abbiamo parlato a tutto tondo del suo Paese analizzando i rapporti con l’Italia e l’Unione europea. Tra i temi affrontati ovviamente quello energetico legato al TAP, l’ultimo segmento del Corridoio Meridionale del Gas che, una volta completato nel 2022, dovrebbe portare benefici in termini di risparmio economico nelle tasche dei consumatori italiani.
Da sempre attenti alle tematiche geopolitiche abbiamo cercato di approfondire e capire la situazione in una regione – quella del Caucaso – che, oltre all’Azerbaigian, coinvolge anche la Russia, l’Iran, l’Armenia e la Turchia. Con S.E. Ahmadzada abbiamo parlato della politica estera del suo Paese e dell’importanza degli investimenti operati all’estero dal governo di Baku. Tra i temi affrontati anche quello legato alla Sofaz, il Fondo sovrano azerbaigiano per la gestione delle risorse petrolifere che, a detta del suo vicedirettore esecutivo Israfil Mammadov, “appartiene quasi al popolo”.
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Ecuador, gli indigeni la spuntano e il governo fa marcia indietro
Dopo più di dieci giorni di proteste, iniziate lo scorso primo ottobre, che hanno causato 8 morti, 1500 feriti ed oltre 1300 arresti, in Ecuador il governo del presidente Lenin Moreno ha deciso di revocare un decreto che stabiliva l’azzeramento dei sussidi al combustibile premiando così gli indigeni che per primi erano scesi in piazza seguiti poi da studenti e lavoratori.
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