Difesa: Pyongyang vicina al possesso di un sottomarino lanciamissili
La Corea del nord starebbe assemblando un sottomarino capace di sparare missili balistici anche con testate nucleare e sarebbe molto vicina al suo obiettivo.
La tesi dei servizi di intelligence di Washington espressa dal gruppo di Beyond Parallel sarebbe avvalorata da alcune immagini satellitari del cantiere navale nordcoreano di Sinpo. Il sottomarino al centro del caso sarebbe già finito sui media nordcoreani lo scorso luglio in occasione di una ispezione del leader nordcoreano Kim Jong-un.
Sempre il satellite avrebbe evidenziato anche alcune navi di supporto al sottomarino ed una gru, il che, secondo gli esperti, significherebbe che a breve potrebbe essere condotto il primo test. Se Pyongyang riuscisse a dotarsi di questo mezzo per gli Usa e gli altri paesi sarebbe difficile riuscirne a controllare e monitorare gli spostamenti e soprattutto, secondo il think tank statunitense “rappresenterebbe un progresso significativo della minaccia balistica e nucleare nordcoreana, e complicherebbe la pianificazione difensiva nella regione”.
Nelle scorse settimane le autorità militari nordcoreane hanno condotto diversi teste balistici che hanno messo in apprensione i paesi della regione, in primis il Giappone che con il premier Shinzo Abe aveva parlato apertamente di violazioni delle risoluzioni delle Nazioni Unite, mentre il presidente statunitense Donald Trump aveva minimizzato il test.
Argentina: ancora mobilitazioni delle parti sociali
Continua in Argentina la mobilitazione delle parti sociali contro la grave crisi economica che ha colpito il paese a causa delle politiche del presidente Mauricio Macri.
Gli scioperi odierni sono stati convocati dal Ctep, la Confederazione dei lavoratori dell’economia popolare; Somos – Barrios de Pie; la Corriente Clasista y Combativa; el Frente Popular Darío Santillán; Fol, il Fronte delle organizzazioni in lotta; el Frente Sindical para el Modelo Nacional ed altre sigle minori.
Lo slogan scelto per la mobilitazione di mercoledì 28 agosto “Urgenza per affrontare la fame”.
Tramite una nota ufficiale il Ctep ha fatto sapere di aver già avanzato diverse proposte al governo per far fronte all’emergenza economica e sociale che il paese sta attraversando. Tra le richieste avanzate l’aumento del salario sociale supplementare nella stessa proporzione del salario minimo, vitale e mobile, ovvero del 50 percento.
Le forze sociale chiedono inoltre la cessazione delle sospensioni dei programmi di lavoro e una maggiore tutela nei confronti dell’economia popolare. Chiesta anche una nuova normativa in merito all’emergenza alimentare, l’estensione dell’emergenza sociale e un aumento straordinario delle pensioni a partire da quelle minime.
Nucleare iraniano: Teheran prova a ricucire ma Trump sbatte la porta
Torna alla ribalta il tema del nucleare iraniano e lo fa al G7 di Biarritz in Francia, dove ieri a sorpresa si è presentato il ministro degli Esteri di Teheran Mohammad Javad Zarif approfittando del fatto che il tema era quello al centro del dibattito.
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Colombia: attentato contro il leader delle Farc Ruben Zamora
Rimane alta la tensione a Bogotà; Ruben Zamora, al secolo Emiro del Carmen Ropero, leader delle Farc, le Forze armate rivoluzionare della Colombia, e candidato all’Assemblea dipartimentale per la Forza alternativa rivoluzionaria del Partito comune (Farc), il movimento politico nato dopo l’accordo di pace del 2016 che ha inglobato i guerriglieri.
L’episodio è stato denunciato dal partito stesso riferendo che Zamora è stato fermato nel comune di Convencion, nella parte nordorientale del paese, da alcuni uomini armati che lo avrebbero trattenuto per circa un’ora dopo aver tolto tutte le armi alle sue guardie del corpo; inoltre il veicolo su cui viaggiava il gruppo sarebbe stato dato alle fiamme.
Zamora, già comandante delle Farc è stato più volte minacciato dopo aver annunciato la sua candidatura alle elezioni del prossimo 27 ottobre.
Lo scorso luglio il gruppo aveva dichiarato che nonostante l’accordo di pace faticosamente raggiunto nel 2016, che ora il presidente Duque vorrebbe anche rivedere, negli ultimi 3 anni sono stati uccisi 135 loro esponenti nonostante questi abbiano deposto le armi; denunciando “un piano per uccidere i leader del gruppo”.
Nonostante le cifre ufficiali parlino di 135 ex esponenti delle Farc uccisi negli ultimi 3 anni, secondo Gallo il numero sarebbe leggermente più alto, oltre 140.
Messico: presidente AMLO chiude a dialogo tra governo e gruppi criminali
No secco e deciso al dialogo con le bande criminali che operano in Messico.
Questa la decisione del presidente messicano, Andrés Manuel López Obrador (AMLO), che ha precisato che i meccanismi per pacificare il paese saranno incorporati nel piano di sviluppo nazionale poiché non è intenzione del suo governo “condurre negoziati con i criminali o promuovere l’autodifesa”.
Nel corso di una conferenza stampa ha sottolineato: “Non vi è e non vi sarà alcun dialogo con i membri delle bande della criminalità organizzata; non terremo quell’approccio ma nel piano di sviluppo stiamo proponendo di cercare meccanismi per raggiungere la pace nel paese, ma è un processo che non è ancora iniziato”.
La dichiarazione del primo mandatario sono giunte dopo che il segretario degli interni, Olga Sánchez Cordero, aveva affermato di avere avviato un dialogo con i gruppi armati interessati a deporre le armi aggiungendo che si trattava di gruppi di autodifesa. Da parte sua, l’esecutivo ha ribadito il suo rifiuto della questione, sostenendo di ritenere che la sicurezza dei cittadini sia una facoltà del governo.
“Non promuoveremo – ha aggiunto il presidente – nulla che possa significare autodifesa, ciò che i governi del passato hanno commesso è stato sbagliato perché la sicurezza doveva essere garantita dallo Stato”.
Il capo dello Stato ha anche ricordato che il suo governo ha promosso la campagna contro le dipendenze, che cerca la partecipazione della società civile, nonché lo spiegamento e il consolidamento della Guardia Nazionale, “un’azione che presto darà buoni risultati”.
Argentina: Fernandez infiamma subito la campagna elettorale per le presidenziali
Alberto Fernandez, fresco vincitore delle primarie argentine per le presidenziali infiamma da subito la campagna elettorale. L’esponente peronista ha infatti duramente attaccato il presidente Mauricio Macri che “in 2 mesi non potrà riparare i danni fatti”, ritenendolo anche responsabile degli ultimi aumenti del dollaro avvenuti in seguito alle primarie, che si sono svolte lo scorso 11 agosto.
Fernandez ha infatti criticato le nuove misure economiche annunciate dal primo mandatario per provare ad arginare la nuova grave crisi che sta investendo il paese indiolatino.
Per il rappresentante del Frente de Todos “il danno è già stato” e non sarà facile ripararlo, sostenendo che la crisi attuale è la conseguenza anche di quanto dichiarato in precedenza ai danni del Peronismo che “di norma non genera le crisi economiche ma storicamente le risolve”.
Conscio di una situazione abbastanza delicata Fernandez è comunque stato cauto in merito ai problemi macroeconomici che il paese dovrà affrontare riconoscendo che “Macri si trova in una situazione in cui non vorrebbe esserci nessuno. I mercati sanno che il governo deve pagare i debiti e che per contenere il dollaro dovranno vendere dollari. Quindi, agiscono per il loro tornaconto”.
Difesa: al via in Brasile esercitazione Unitas LX
Al via in Brasile le esercitazioni militari Unitas LX tra Brasile e Stati Uniti legate alla minaccia ventilata da Donald Trump di imporre un blocco navale al Venezuela.
In totale sono 13 i paesi della regione indiolatina che prendono parte a questa esercitazione navale che si svolge nei pressi di Rio de Janeiro che rappresenta la più antica esercitazione militare di questo tipo, la prima volta infatti si è tenuta nel lontano 1959. Le marine impiegate, oltre a quella carioca e quella a stelle strisce sono quelle di Argentina, Perù, Cile, Colombia, Ecuador, Messico, Panama, Paraguay e Regno Unito, mentre Giappone e Portogallo fungono da osservatori.
Condotte dai militari brasiliani e statunitensi, le manovre si concentreranno, per la prima volta, sulla verifica della capacità della cooperazione marittima regionale per quanto riguarda aiuti umanitari e di risposta a catastrofi naturali.
In totale saranno impiegati 14 navi, un sottomarino, otto elicotteri e cinque velivoli ad ala fissa. Prevista anche una fase anfibia che prevede una simulazione di coordinamento per gli aiuti umanitari all’isola di Marambaia.
A destare sospetti il fatto che le operazioni coincidono con la volontà espressa da Trump di realizzare un blocco navale della costa di fronte al Venezuela, per impedire l’ingresso e l’uscita delle merci, che penalizzerebbe ulteriormente il popolo venezuelano.
La serie di esercitazioni militari, organizzate annualmente dagli Stati Uniti, fa parte del Trattato interamericano di assistenza reciproca (Tiar), che il Venezuela ha denunciato dal 2012.
Difesa: progressi significativi tra Russia e Venezuela
Russia e Venezuela stanno facendo registrare “progressi significativi” nell’ambito della cooperazione militare.
Lo riferisce Vladimir Padrino Lopez, ministro venezuelano della Difesa parlando nell’ambito dell’International Army Games di Mosca. “Abbiamo avuto una conversazione privata con il ministro della Difesa russo, Serghej Shoigu, sul livello della cooperazione tecnico-militare, che sta facendo segnare progressi significativi”, ha sottolineato l’esponente del paese bolivariano che ha anche ringraziato il Cremlino per il supporto fornito a Caracas a fronte delle sanzioni comminate dal governo degli Stati Uniti.
Padrino Lopez ha poi concluso il suo intervento dichiarando: “La Federazione Russa ha mostrato la sua solidarietà, visibile, nel caso del Venezuela, paese che viene aggredito in maniera perversa dall’impero nordamericano”.
Mosca e Caracas si sono avvicinati quando, quasi in contemporanea, Valdimir Putin e Hugo Chavez sono saliti al potere; nel corso degli anni hanno poi rafforzato la cooperazione in vari ambiti; quello relativo alla difesa si è rivelato fondamentale negli ultimi mesi visto che anche grazie alla presenza di militari russi in territorio venezuelano gli Usa non hanno potuto raccogliere l’invito del golpista Juan Guaidò ad invadere il paese.
Caso Cerciello Rega, già iniziata la mobilitazione Usa in favore del reo confesso
Continuano le indagini delle forze di polizia italiane in merito alla morte di Mario Cerciello Rega, il vicebrigadiere dei Carabinieri ucciso nel centro di Roma lo scorso 26 luglio con 11 coltellate dal cittadino statunitense Finnegan Lee Elder, che poche ore dopo ha confermato le proprie responsabilità.
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