Venezuela, Guaidò si gioca l’ultima carta: il bagno di sangue
Tre mesi dopo la sua autoproclamazione a presidente il golpista Juan Guaidò ha deciso di giocarsi l’ultima carta: scatenare nel paese un bagno di sangue per far entrare gli Usa nel paese e imporre l’ennesima dittatura atlantica nella regione.
In un breve video, registrato in una base aerea nei pressi di Caracas, ha infatti rivolto un appello ai militari per ribellarsi al legittimo governo. Al fianco del presidente del Parlamento è apparso anche il suo mentore Leopoldo Lopez, che sarebbe stato liberato dai rivoltosi.
La parole di Guaidò non sembrano però essere state accolte con favore dai militari tanto che secondo Telesur, l’emittente televisiva venezuelana, il golpe militare sarebbe già stato respinto, con il ministro dell’Informazione Jorge Rodriguez via Twitter ha commentato: “Informiamo il popolo del Venezuela che in questo momento stiamo affrontando e neutralizzando un ridotto gruppo di militari traditori che hanno occupato il Distributore Altamira – il principale accesso alla città – per promuovere un colpo di Stato contro la Costituzione e la pace della Repubblica”.
Da quanto si apprende la folla intorno alla base militare sarebbe stata dispersa tramite gas lacrimogeni anche se alcuni manifestanti si sarebbero impadroniti di due autoblindo che hanno messo di traverso sulla strada. Secondo i media ufficiali, un gruppo ha cercato di penetrare nella base militare, ma l’operazione non avrebbe avuto successo.
Diosdado Cabello, numero due del Paese, ha invitato i cittadini di fede chavista a recarsi al palazzo Miraflores, residenza del presidente Maduro, per difendere la rivoluzione dalla restaurazione atlantica.
A sostenere i golpisti in questa azione, pochi militari locali ed alcuni elementi di forze armate straniere, probabilmente colombiane, infiltrati nel paese.
L’autoproclamazione di Guadò, considerato da molti leader dell’opposizione sebbene abbia iniziato a ricoprire la carica di presidente solo due settimane prima del tentato golpe, non ha ottenuto gli effetti sperati da lui e sai suoi sostenitori, Usa e pochi altri.
A fronte di questo fallimento ora Guaidò e i suoi hanno la necessità di provocare la reazione armata del governo per gridare al bagno di sangue e far intervenire in armi la Nato, la Colombia dallo scorso anno è membro dell’Alleanza Atlantica, e gli Usa.
Opportuno però ricordare che nel paese, nell’ambito di accordi di cooperazione militare si trovano soldati russi e cinesi.
Il rischio è una nuova guerra per procura simile a quella in corso in Yemen e che fino a pochi mesi fa ha infiammato la Siria.
Venezuela in festa per uscita da Osa
Il governo venezuelano di Nicolas Maduro ha festeggiato l’uscita del paese dall’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani con una serie di manifestazioni di piazza.
L’uscita ufficiale di Caracas dall’organizzazione è avvenuta due anni dopo che il governo aveva inviato una lettera alla segreteria generale del gruppo, anche se la storia non finisce qui. All’inizio di aprile infatti il Consiglio permanente dell’Osa ha riconosciuto a Gustavo Tarre Briceno, nominato dal golpista Juan Guaidò, la qualifica di inviato venezuelano.
Lo scontro politico tra Caracas e l’Osa va avanti da diverso tempo, anche se si è inasprito a gennaio quando il gruppo non ha riconosciuto il mandato presidenziale di Maduro e riconoscendo subito dopo Guaidò presidente ad interim del paese in qualità di presidente del Parlamento, carica assunta da questi appena due settimane prima.
In questi mesi il Venezuela ha criticato puntualmente ogni passaggio compiuto dall’Osa in favore di Guaidò definendo il riconoscimento di Briceno “una facciata e criminale violazione” del diritto internazionale. Il governo Maduro ha anche denunciato l’Osa per aver “illegittimamente” accettato “un fantoccio politico, la cui falsa esistenza è provata dalla trasgressione dell’ordinamento giuridico” del Venezuela. La decisione di Maduro di lasciare l’Osa veniva fatta esattamente due anni fa, nel pieno di una pressione che l’ente panamericano esercitava per denunciare “violazioni dell’ordine costituzionale” a Caracas.
Tutto il mondo è paese 24/04/2019
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Intervista esclusiva con S. E. Tomàs Ferrari, Ambasciatore argentino in Italia
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Argentina, a marzo inflazione in crescita
Continua a crescere l’inflazione in Argentina.
A marzo infatti l’inflazione all’ingrosso ha raggiunto il 4,1%, con un incremento dello 0,7% rispetto al mese precedente. Lo certifica l’Indec, l’Istituto nazionale di statistica e censimento che precisa anche che su base annua l’Ipc, l’indice dei prezzi al consumo fa segnare un aumento prossimo al 70%. Stando a quanto riferito dall’Istat argentino sia i prodotti interni che quelli importati sono stati adeguati al rialzo, portando l’Ipc al 68%.
I responsabili dell’Indec hanno precisato che i prodotti di fabbricazione argentina sono aumentati del 4,1% mentre quelli importati sono cresciuti del 4,4%.
Il settore energetico ha invece fatto segnare un incremento del 6,5% mentre i prodotti primari sono aumentati del 5,2%, i manufatti del 3,6%.
Nel corso degli ultimi 12 mesi l’inflazione al dettaglio ha registrato una crescita del 54,7% ovvero circa 13 punti in meno rispetto a quella dei prodotti all’ingrosso.
Una settimana fa, il 17 aprile, il presidente Mauricio Macri, ha annunciato un pacchetto di misure economiche supplementari di lotta contro l’inflazione, tra le quali ha evidenziato un blocco dei prezzi dei prodotti del paniere di base e la cancellazione dei “rialzi dei tassi” nei servizi pubblici.
A breve intervista esclusiva con S. E. Tomàs Ferrari, Ambasciatore argentino in Italia
Per le grandi interviste esclusiva di Agenzia Stampa Italia abbiamo avuto il piacere di incontrare S.E. Tomàs Ferrari, Ambasciatore della Repubblica Argentina in Italia.
Per continuare a leggere cliccare qui —> http://www.agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/45085-a-breve-intervista-esclusiva-con-s-e-tomas-ferrari-ambasciatore-argentino-in-italia
Presentata l’ottava edizione del Nordic Film Fest
É stata presentata oggi presso la Casa del Cinema di Roma, dove si svolgerà l'evento, l'ottava edizione del Nordic Fim Fest; rassegna cinematografica dei paesi scandinavi che si terrà dal 2 al 5 maggio. Organizzatori dell'evento le ambasciate dei paesi nordici ed il Circolo Scandinavo di Roma. Tema della rassegna 2019 i Confini (Borders) intesi non solo come entità geografica ma anche come le diversità tra gli stessi paesi scandinavi, con le loro sfaccettature culturali ed anche a simboleggiare modi di essere e di pensare diversi che spesso si intrecciano nella vita di tutti. Nel corso della rassegna verranno proiettati 13 film, 2 documentari e 4 corti, anche se il grande evento appare il programma legato a SKAM il teen drama norvegese diventato un vero e proprio cult generazionale che dal 2015 ad oggi continuare a conquistare nuovi fans. Tutti i film scelti hanno riscosso un grande successo in patria e a livello internazionale confermando l'importanza assunta da questa rassegna in pochi anni. Il programma completo é disponibile all'indirizzo www.nordicfilmfestroma.com
Messico pronto a mediare tra governo di Caracas e opposizioni respingendo ipotesi militare
Il governo messicano del presidente Manuel López Obrador (Amlo), ha rilanciato la disponibilità a sponsorizzare un dialogo tra il governo e l’opposizione venezuelana respingendo l’ipotesi di un intervento militare dopo che il segretario al Tesoro degli Stati Uniti (USA), Steven Mnuchin, ha rivelato di aver tenuto una riunione con i ministri di 16 nazioni in cui la questione è stata discussa questa Paese sudamericano.
“La posizione del Messico è molto chiara ed è una posizione di non intervento. Si tratta di un principio che è nella Costituzione, non è nemmeno oggetto di interpretazione”, ha ribadito il vice ministro delle Finanze messicano, Arturo Herrera.
Nei giorni scorsi Mnuchin ha incontrato a Washington i ministri delle Finanze o dell’Economia di 16 nazioni per discutere un piano di presunti aiuti per il Venezuela.
Nel mini vertice tenuto nella capitale degli Stati Uniti, il sottosegretario messicano ha dichiarato che il suo paese ha partecipato solo come osservatore, perché il Messico partecipa a tutte le riunioni in cui si tratta di una questione “latinoamericana”, ribadendo che la politica di non intervento di Città del Messico.
Herrera ha ribadito che la posizione del suo paese è condivisa anche dall’Uruguaye che i due paesi danno priorità al dialogo per risolvere i vari conflitti.
Difesa: sistema S-400 russo arriverà in Turchia prima del previsto
Il sistema difensivo di fabbricazione russa S-400 potrebbe arrivare in Turchia prima della data prevista, ovvero luglio 2019. Lo ha riferito il presidente russo Recep Tayyip Erdogan, respingendo per l’ennesima volta gli inviti statunitensi a non dotarsi di sistemi militari di fabbricazione extra Nato.
“L’acquisto da parte di Ankara del sistema S-400 è oggetto di interesse internazionale, ai nostri ministri viene costantemente chiesto se la Turchia ha cambiato la sua decisione. Noi dichiariamo che questo è un caso chiuso. Le consegne di S-400, come si supponeva in precedenza, ci saranno a luglio, ma forse anche prima”, ha ribadito il presidente turco al termine della sua visita ufficiale a Mosca.
Il contratto per la fornitura di quattro sistemi S-400, per un valore di circa 2,5 miliardi di dollari, è stati siglato nel luglio 2017 ed inizialmente la consegna era stata preventivata per il maro 2020, ma in seguito l’accordo è stato rivisto anticipando di 9 mesi la consegna.
Da subito le autorità statunitensi hanno cercato di boicottare e bloccare questo accordo minacciando sanzioni e il fermo della consegna dei caccia di quinta generazione f-35 comprese attrezzature e pezzi di ricambio. Il primo mandatario turco ha però respinto le pressioni del Dipartimento di Stato Usa sostenendo che le condizioni offerte da Washington per il sistema antimissilistico Patriot sono peggiori di quelle offerte dalla Russia nell’ambito del contratto di sistemi missilistici antiaerei S-400.
Iran ha incluso forze armate statunitensi in lista organizzazioni terroristiche
Le autorità iraniane hanno inserito le forze armate statunitensi nella lista delle organizzazioni terroristiche. La mossa è una risposta all’atteggiamento di Washington che ha incluso le Guardie rivoluzionarie islamiche dell’Iran nella lista delle organizzazioni terroristiche, che poi sono principalmente quelle forze armate che non si piegano ai voleri degli Usa.
Più nel dettaglio, il Supremo Consiglio di sicurezza nazionale dell’Iran ha designato come organizzazione terroristica il Comando centrale del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti (Centcom) e le sue forze affiliate nella regione definendo “il regime degli Stati Uniti sostenitore del terrorismo”. Teheran ha anche definito la decisione di Trump “una misura sconsiderata e illegale nonché una grande minaccia alla stabilità e alla pace regionali e internazionali”.
Secondo il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif, il Centcom che mantiene una presenza in una ventina di nazioni del Medio Oriente e dell’Asia, sostiene sia i gruppi terroristici segretamente che apertamente nella regione.