Venezuela: opposizione potrebbe partecipare ad elezioni con candidato unico
Le opposizioni venezuelane alla fine potrebbero partecipare alle presidenziali di maggi con un candidato unico contro il presidente uscente, e grande favorito, Nicolas Maduro.
Sarebbero infatti al lavoro per superare le divergenze ed unirsi in un unico cartello elettorale Luis Alejandro Ratti e Javier Bertucci, i due principali animoatori dell’antichavismo.
Tramite twitter Ratti è tornato a lamentare la mancanza di garanzie in vista delle elezioni dicendosi però sicuro che i venezuelani bocceranno l’amministrazione uscente.
Secondo la stampa locale potrebbe unirsi al cartello delle opposizioni anche l’ex governatore dello stato di Lara, Henri Falcon.
Attualmente sono 6 i candidati alle presidenziali: il presidente uscente Nicolas Maduro, Henry Falcon, appoggiato dal partito Avanzata progressista (Ap), dal Comitato di organizzazione politica elettorale indipendente (Copei) e dal Movimento al socialismo (Mas), uno dei partiti più vecchi del paese. Ex governatore dello stato di Lara, Falcon è ad oggi il nome più conosciuto nel lotto degli oppositori reso scarno dalla defezione dei partiti aderenti al Tavolo dell’unità democratica (Mud). In pista anche Reinaldo Quijada, ingegnere che si professa legato al “processo rivoluzionario” dell’ex presidente Hugo Chavez, ma oggi in opposizione a Maduro. La sua corsa è appoggiata dal partito Unità politica popolare (Upp89). Infine c’è la candidatura di Javier Bertucci, predicatore evangelico sostenuto dal gruppo Speranza per il cambio e l’indipendente Luis Alejandro Ratti, descritto dai media locali come “chavista” della prima ora e oggi su posizioni molto critiche nei confronti dell’esecutivo.
Come annunciato sopra, nonostante i contatti tra alcuni candidati rimane l’assenza di candidati del Tavolo dell’unità democratica (Mud).
Venezuela: ambasciata Usa chiede a presidente Maduro di permettere arrivo aiuti umanitari
L’ambasciata statunitense a Caracas ha chiesto al presidente venezuelano Nicolas Maduro di permettere l’ingresso nel paese degli aiuti umanitari data la difficile situazione che vive il paese indio-latino.
L’ambasciata statunitense ha spiegato che questi aiuti comprenderebbero anche medicinali, ovvero quei beni, opportuno sottolineare che proporio gli Usa ed i suoi alleati non stanno inviando per via regolare in Venezuela.
Fino ad oggi Maduro ha sempre respinto l’ipotesi di ricevere aiuti umanitari, mentre i governi di Colombia e Brasile, confinanti con il Venezuela, hanno deciso di creare strumenti di accoglienza e aiuto – ma anche di controllo – per i cittadini in fuga dal paese.
Da tempo Washington ha sanzionato il governo di Caracas e congelato i beni a diversi personalità venezuelane; è inoltre alla guira del movimento di pressione politica composta da 16 paesi della regione che nelle scorse settimane ha annunicato che potrebbe non riconososcere l’esito delle presidenziali del prossimo 20 maggio.
Russia e India vicine ad accordo per fornitura di missili S-400
Russia e India sono vicine ad un accordo per la fornitura di missili terra-aria di tipo S-400 di fabbricazione russa.
A riferirlo è la stampa moscovita che cita il Servizio federale russo per la cooperazione tecnico-militare. In base a quanto trapelato tutti gli aspetti principali del contratto sarebbero stati concorati anche se non è ancora del tutto raggiunta l’intesa dal punto di vista economico, anche se da parte russa c’è molto ottimismo.
Dmitry Shugaev, capo del Servizio federale per la cooperazione tecnico-militare, ha infatti detto che entro la fine dell’anno l’accordo sarà operativo.
Sull’accordo pesa però la scure delle sanzioni statunitensi che potrebbe spingere Washington a fare pressioni sugli alleati interessati alle tecnologie militari russe.
Secondo una legge che il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato ad agosto, qualsiasi paese che commercia con i settori della difesa e dell’intelligence della Russia dovrà far fronte a sanzioni. Anche l’Indonesia e il Vietnam acquistano armi dalla Russia pur essendo partner regionali degli Stati Uniti. Giacarta ha recentemente chiuso un accordo da 1,14 miliardi di dollari per i caccia Sukhoi, mentre il Vietnam sta cercando di concludere un’intesa per l’acquisto di jet da combattimento con Mosca.
Il vero ostacolo all’accordo quindi più che il lato economico appare la pretesa statunitense di dettare le regole del gioco a tutto il mondo.
Brasile: impedito ad ex presidente Lula di ricevere visita di Dilma Rousseff
All’ex presidente brasiliano Dilma Rousseff è stato impedito di visitare il suo predecessore e mentore politico Luiz Inácio Lula da Silva, presso la sede della sovrintendenza della Polizia federale a Curitiba, dove quest’ultimo agli arresti dallo scorso 7 aprile.
La Rousseff è stata bloccata all’ingresso nonostante fosse accompagnata dai senatori del Partito dei Lavoratori (Pt) Roberto Requião, Gleisi Hoffmann, Lindberg Farias e dall’ex ministra Eleonora Menicucci. Oltre a quella dell’ex capo di Stato sono state richieste tutte le richieste di far visita a Lula.
La notizia, riportata dai media, ha ovviamente avuto ampio risalto nel paese indio latino.
La Rousseff ha detto che la decisione delle autorità è “molto strana” dal momento che non vi sono motivi per tenere Lula in isolamento.
Lula è stato condannato con l’accusa di corruzione e riciclaggio di denaro per un caso centrato su un appartamento a tre piani nella città costiera di Guarujà. La sentenza in appello, di dodici anni e un mese di reclusione, aggravava quella di primo grado emessa dal giudice federale Sergio Moro. Secondo Moro, l’appartamento sarebbe stato dato a Lula dal gigante delle costruzioni Oas, come anticipo di una tangente da 2,2 milioni di dollari per avere garanzie su importanti contratti nella compagnia statale petrolifera Petrobras e in altre opere pubbliche. L’ex presidente si è consegnato alla polizia federale il 7 aprile, due giorni dopo l’ordine di arresto emanato da Moro.
La doppia sentenza contro Lula, come richiede la cosiddetta legge sulla “Fedina pulita”, impedisce in linea di principio al leader del Partito dei lavoratori (Pt), di presentarsi alle presidenziali di ottobre. La stessa normativa garantisce però al condannato la possibilità di presentare un ricorso detto di “sospensione di ineleggibilità”. Una strada che Lula potrebbe percorrere rivolgendosi alla Corte suprema (Stj) o al Tribunale supremo federale (Stf), entro il 15 agosto. In alternativa, può comunque presentare la candidatura in via preventiva. Starà alla procura individuare i possibili vizi legali e ottenere dalle autorità elettorali la sentenza che rende impossibile la corsa. Il Partito dei lavoratori ha in questo senso tempo fino a venti giorni prima delle elezioni per proporre un altro candidato.
Paraguay: Benitez nuovo presidente
Mario Abdo Benitez, 46 anni, è il nuovo presidente del Paraguay. Il candidato conservatore del Partito Colorado ha infatti vinto le elezioni presidenzali del paese ottenendo il 46,44% e battendo in volata il rivale Efrain Alegre, candidato progressista dell”Alianza Ganar” che si è fermato al 42,74%.
Benitez succede così al presidente uscente Horacio Cartes, esponente anch’egli del Partito Colorado.
L’affluenza è stata di poco superiore al 60%, dato comuqneu tra i più alti da quando il paese, nel 1989, è tornato alla democrazia dooo anni di dittaura di stampo atlantico.
Benitez è considerato dagli analisti locali tra i riformisti del suo movimento tanto che negli ultimi 5 anni ha guidato la dissidenza interna al presidente uscente Cartes.
Ha ottenuto la candidatura alle presidenziali vincdendo le primarie a Santiago Pena. Figlio di un ex politico a lungo segretario privato di Alfredo Stroessner e uno dei politici più influenti della dittatura durata 35 anni e conclusasi nel 1989.
Difesa: Russia potrebbe aprire base in Somaliland
Per contrastare il colonialismo militare statunitnese la Russia potrebbe aprire una base navale nella Repubblica del Somaliland. Lo riferisce la stampa africana, riferendo di presunti colloqui tra Mosca e le autorità di Harghesia.
Nello specifico la nuova installazione militare dovrebbe sorgere a Zeila, non troppo distante dal confine con Gibuti, e, una volta a regime, dovrebbe ospitare fino a 1500 uomini con il compito di offrire supporto ai mezzi che pattugliano la costa del Golfo di Aden.
Nella base dovrebbero poi trovare posto due navi cacciatorpediniere, quattro fregate, due sottomarini, due piste di atterraggio in grado di accogliere fino a sei aerei pesanti e quindici aerei da combattimento. In cambio, Mosca potrebbe impegnarsi a riconoscere l’indipendenza del Somaliland, oltre ad addestrare le forze armate del Somaliland.
Il Corno d’Africa, data la sua collocazione geografica, è appetitto da molti paesi che vi dispongono di basi militari.
Attualmente Stati Uniti, Francia, Giappone e Cina dispongono di strutture militari nel vicino Gibuti, mentre la Turchia ha di recente aperto a Mogadiscio una base di addestramento che ospita più di 200 militari turchi incaricati di addestrare circa 1.500 militari dell’esercito nazionale somalo con l’obiettivo di formarne almeno 10 mila.
A complicare i piani russi però potrebbe essere la difficile situazione del Somaliland che nel 1991 ha proclamato la propria indipendenza ma nonostante ciò da 27 anni vivie in un isolamento diplomatico.
La Bolivia ha firmato il Trattato per la proibizione delle armi nucleari
La Bolivia, tramite il presidente Evo Morales, ha firmato presso la sede delle Nazioni Unite a New York il Trattato per la proibizione delle armi nucleari e un protocollo sulla trasparenza negli arbitrati tra investitori e stati.
A riferirlo è stato Sacha Llorenti, ambasciatore boliviano presso l’Onu, speigando che: ” Aderendo al primo trattato la Bolivia ha mandato alla comunità internazionale un monito per lo smantellamento delle armi nucleari come impegno a favore della pace”
Il trattato sottoscritto da La Paz rappresenta il primo documento internazionale legalmente vincolante per la completa proibizione del particolare strumento bellico. Il documento è stato adottato da una conferenza delle Nazioni Unite nel luglio 2017, aperto alla firma a New York il 20 settembre 2017, ed entrerà in vigore 90 giorni dopo la ratifica di almeno 50 stati. Si tratta di una iniziativa ritenuta al momento poco più che simbolica, dal momento che i paesi che lo hanno promosso non dispongono di tecnologia bellica nucleare. I governi di Stati uniti, Russia, Cina, Regno Unito, Francia, India, Pakistan, Corea del nord e Israele, gli unici che dispongono dell’arma, non hanno partecipato al voto del trattato.
Il documento sulla trasparenza negli arbitrati, ha aggiunto Llorenti, è parte dell’impegno di La Paz nella lotta alla corruzione e u passo di più nella direzione del documento – sullo stesso tema – uscito dal Vertice delle Americhe tenuto a Lima dal 13 al 14 aprile.
Brasile, nonostante il carcere Lula sempre avanti nei sondaggi
Nonostante il carcere l’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva è sempre in testa nei sondaggi in vista delle presidenziali previste in autunno. L’ultimo sondaggio effettuato da Datafolha
accredita a Lula circa il 31% dei sondaggi, quasi il doppio del principale rivale l’ultraconservatore Jair Bolsonaro, fermo al 16%. Intorno al 10% solo l’ex senatrice ambientalista Marina Silva.
Qualora in base alla legge Lula non si potesse candidare tra Bolsonaro rimarrebbe fermo al 16%, percentuale che raggiungerebbe anche Silva.
Se l’ex presidente non potesse candidarsi il Partito democoratico dei lavoratori (Pdt) candiderebbe l’ex ministro Ciro Gomes, che si fermerebbe però all’8%.
Ancora da verificare le possibili aspirazioni di altri big della scena nazionale: l’ex governatore dello Stato di San Paulo, Geraldo Alckmin, gode del 5 per cento dei favori, una quota che si spinge all’8 per cento senza l’ex presidente agli arresti. Molto in ritardo l’ex ministro delle Finanze Henrique Meirelles, fermo all’1 per cento in entrambe gli scenari mentre la corsa dell’attuale presidente Michel temer verrebbe appoggiata dall’1 per cento dei brasiliani in presenza di Lula, e del 2 per cento senza.
Le elezioni generali brasiliane si terranno il 7 di ottobre al primo turno e il 28 ottobre in caso di ballottaggio. Il voto servirà ad eleggere le principali cariche politiche della federazione: governatori, deputati statali, deputati federali, senatori e il presidente della Repubblica. Il voto più importante è sicuramente quello presidenziale, il cui mandato dura cinque anni ed è rinnovabile. Nel caso nessun candidato raggiunga il 50 per cento più 1 dei voti validi, si passerà al ballottaggio, così come è avvenuto in tutte le elezioni presidenziali brasiliane dal 1985.
Vertice delle Americhe: approvata dichiarazione su Venezuela e contro corruzione
Firma di un documento congiunto sul Venezuela e contro la corruzione. Questi i principali risultati cui sono giunti i paesi del Nord e del Sud America riuniti a Lima per l’VIII vertiche delle Americhe cui hanno preseo parte capi di stato e di governo dei paesi, anche se hanno esato le assenze del presidente statunitense Donald Trump, rimasto a Washington per seguire l’attacco militare contro la Siria, e quello venezuelano Nicolas Maduro, cui le autorità peruviane hanno ritirato l’invito a prendere parte al summit.
Per quanto riguarda Caracas i paesi, dando seguti a quanto annunicato nel corso del suo intervento dal presidente argentino Mauricio Macrì, hanno stabilito che “le elezioni presidenziali previste in Venezuela il prossimo 20 maggio saranno considerate prive di credibilità e legittimità”. I 15 paesi firmatari si sono inoltro impegnati a promuovere azioni per ripristinare le istituzioni democratiche e il rispetto dei diritti umani in Venezuela, e hanno invitato le organizzazioni internazionali a elaborare immediatamente un piano per sostenere i paesi che accolgono i rifugiati venezuelani e avviare un programma di assistenza umanitaria.
I capi di stato e di governo dei paesi americani hanno adottato il documento ufficiale su lotta alla corruzione e promozione della governabilità, nell’ambito dell’ottavo vertice delle Americhe inaugurato ieri a Lima. Il testo – che sviluppa il tema proposto dal ministero degli Esteri peruviano a giugno 2017, “Governabilità democratica dinanzi alla corruzione” – comprende, tra l’altro, azioni concrete nella lotta alla corruzione in temi come trasparenza e accesso all’informazione, partecipazione della società civile nel controllo delle decisioni governative o protezione per chi fornisce informazioni su possibili casi sospetti.
Il vertice delle Americhe si è svolto per la prima volta nel 1994 organizzato dagli Stati uniti a Miami. Con la III edizione, nel Quebec, il vertice passa sotto il coordinamento dell’Osa e amplia la sua agenda con temi su cui si sviluppano i lavori congiunti di ministeri, istituzioni e società civile. Dal quinto appuntamento, nel 2009 a Trinidad e Tobago, il vertice viene convocato a cadenza triennale.
Al via a Lima l’VIII Vertice delle Americhe
Al via oggi a Lima in Perù l’VIII edizione del Vertice delle Americhe, appuntamento che prevede la rpesenza dei capi di stato e di governo del continente americano, anche se in questa edizioni spiccano le assenze del presidente venezuelano Nicolas Maduro, cui le autorità peruviane hanno ritirato l’invito, e quello statunitense Donald Trump rimasto a Washington per seguire gli sviluppi della crisi in Siria.
Nonostante l’assenza di Maduro, il Venezuela e il suo complicato percorso politico saranno al centro delle discussioni . Il governo peruviano ha scelto di centrare i lavori sulla “governabilità dinanzi alla corruzione”, tema particolarmente caldo dell’attualità regionale, soprattutto dopo l’arresto dell’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva.
Il vertice, che si chiuderà già domani, viene utilizzato per discutere “aspetti politici condivisi, affermare valori comuni e impegnarsi in azioni coordinate a livello regionale” per fare fronte alle sfide continentali presenti e future. La prima riunione veniva organizzata dal governo degli Stati Uniti a Miami nel 1994 sostanzialmente per discutere il progetto – poi sopito – di un’area di libero commercio delle Americhe (Alca), ipotetica espansione del Nafta (Trattato di libero commercio dei paesi dell’america del Nord). Con la III edizione, nel Quebec, il vertice passa sotto il coordinamento dell’Osa e amplia la sua agenda con temi su cui si sviluppano i lavori congiunti di ministeri, istituzioni e società civile. Dal quinto appuntamento, nel 2009 a Trinidad e Tobago, il vertice viene convocato a cadenza triennale.