Fabrizio Di Ernesto

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Monthly Archives: marzo 2018

Usa smentiscono chiusura basi aeree in Turchia e Qatar

Gli Usa non chiuderanno le basi aeree che possiedono in Turchia ad Incirlik e a Udeid in Qatar. Lo riferisce la stessa amministrazione militare statunitense smentendo così le indiscrezioni dei giorni scorsi.

Nello specifico era stato il sito“Debka File”, vicino all’intelligence israeliana a diffondere la notizia. Secondo le ricostruzioni dei giorni scorsi gli Usa avrebbero chiuso le due absi per spostare uomini e mezzi in Arabia Saudita, tra i principali alleati di Washington nel Medioriente, assecondando la volontà del presidente Donald Trump che avrebbe raggiunto l’accordo col principe ereditario saudita Mohammed bin Salman durante il loro incontro del 20 marzo scorso a Washington.

Fino a pochi anni fa la base di Prince Sultan di al Kharj, circa 77 chilometri a sud di Riad era la principale installazione dell’aeronautica statunitense per la regione del Golfo vaospitato fino a 60.000 addetti tra militari e personale di servizio delle Forze armate degli Usa. Quando gli Stati Uniti hanno invaso l’Iraq nel 2003 e conquistato Baghdad, le autorità di Riad hanno insistito per il trasferimento delle forze statunitensi.
Resta però ancora avvolto nel mistero il mistero della base truca di Incirlik dopo che le tensioni tra Washington e Ankara hanno portato gli Stati Uniti a ridurre la loro presenza nella base nel sud della Turchia. Secondo il “Wall Street Journal” la diminuzione del personale e dei mezzi potrebbe essere permanente. Sebbene la base sia stata una piattaforma di lancio per la campagna aerea contro lo Stato islamico, gli obiettivi opposti del governo degli Stati Uniti rispetto a quelli del presidente turco Recep Tayyip Erdogan in Siria hanno allontanato i due alleati della Nato.

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Perù, nuovo governo all’inizio di aprile

Una settimana o poco più ed il Perù avrà un nuovo governo. Martin Vizcarra, capo di Stato in sostituzione del dimissionario Pedro Pablo Kuczynski, ha infatti detto che il nuovo esecutivo sarà pronto nei primi giorni di aprile.

All’atto della presa di potere in Parlamento, il presidente aveva anticipato che il nuovo governo sarebbe stato integralmente rinnovato, suscitando gli applausi più convinti dei deputati, anche se per il momento non ha indicato i nomi dei possibili nuovi ministri “per evitare speculazioni”, e non ha commentato neanche la decisione della giustizia di impedire al suo predecessore – sospettato di corruzione – di lasciare il paese nei prossimi 18 mesi..

Vizcarra, ingegnere di 55 anni, è diventato presidente dopo che il Congreso ha accettato le dimissioni di Kuczynski e manterrà l’incarico fino al 2021. Il parlamento peruviano aveva accolto la mozione delle dimissioni con 105 voti a favore, 12 contrari e quattro astensioni. Il provvedimento accoglieva la lettera con cui l’ex capo di stato, giovedì, rinunciava all’incarico per mettere fine a una crisi politica che andava avanti da mesi. Nel suo discorso di insediamento l’ex vicepresidente e ambasciatore in Canada aveva detto di voler affrontare il “difficile momento che attraversa il paese” promettendo lotta senza quartiere a ogni forma di illegalità ma anche invitando a “mettere un punto finale alla politica dell’odio e di confronto che ha segnato il Perù”.

Perù: ex presidente Kuczynsky non potrà lasciare paese nei prossimi 18 mesi

L’ex presidente del Perù, Pedro Pablo Kuczynski, non potrà uscire dal paese per un anno e mezzo. Questo quanto stabilito dal giudice Juan Carlos Sanchez, che ha così avallato la richiesta avanzata dal Pubblico ministero (Pm) Hamilton Castro. La misura è stata presa per evitare che l’ex capo di Stato possa fuggire e sotttrarsi così alle indgaini sul suo presunto coinvolgimento nello scandalo di corruzione del gruppo edile Odebrecht.

Al temine di una crisi politicia apertasi a dicembre scorso e travolto dalla scandolo Kuczynski ha rassegnato mercoledì scorso le proprie dimissioni dall’incarico.

La decisione di impedire all’ex presidente di lasciare il paese è stata motivata anche per via delle dichiarazioni non veritiere rilasciate sulle attività collegate all’impresa Westfield, di sua proprietà e implicata nella rete Odebrecht. Il Pm ha anche sottolineato che i contatti dell’ex presidente, così come le sue entrate, gli avrebbero permesso di lasciare facilmente il territorio nazionale.

L’ex presidente ha rassegnato le voti poco prima del voto sul suo impeachement ed in seguito alla diffusione di alcuni video in cui veniva denunciata la presunta compravendita di voti fra parlamentari per evitare l’impeachement al voto che era in programma oggi. Tra i protagonisti dei filmati c’è Kenji Fujimori – figlio dell’ex presidente Alberto e fratello della leader di Fp, Keiko -, accusato di proporre appalti per opere pubbliche in cambio del voto contrario alla mozione di sfiducia del presidente.

Venezuela: governo vuole aumentare estrazione aurea

Il governo venezuelano ha stimato di poter raggiungere l’estrazione di 1,2 milioni di once d’oro nell’arco dei prossimi 18 anni. Lo riferisce il minitro per lo Sviluppo minerario Victor Cano, commentando la valutazione fatta dalla società canadese Gold Reserve che nella sua valutazione economica preliminare ha attribuito al Venezuela la quarta miniera d’oro più grande del mondo.

Nello specifico si tratta di una piccola area 6 chilometri dell’Arco Minerario dell’Orinoco nello stato di Bolivar e conterrebbe 480 mila chilogrammi di oro, pari a 52 milioni di once secondo le stime effettuate dalla compagnia canadese.

Lo sfrtuttamente della miniera è stato iniziato nel 2016 da una delle tre joint venture creata nell’Arco Minerario su volonta del governo con la partecipazione di 150 aziende provenienti da 35 doversi paesi.

Cano ha poi aggiunto che il 55% dei ricavi della miniera saranno destinati ad investimenti sociali a favore del popolo venezuelano, agggiungendo che lo sfruttamento del sito permetterà anche di estrarre 2,5 milioni di tonnellate di rame.

Il ministro per la Comunicazione e l’Informazione, Jorge Rodríguez, ha sottolienato come l’Arco minerario d’Orinoco nasconda più di ottomila tonnellate d’oro, aggiungendo che per quanto riguarda il rame il paese ha riserve per circa 119 miliardi di euro.

Il funzionario ha concluso spiegando che la miniera produrrà il doppio di quanto è stato ottenuto finora, e l’attività economica inizierà non appena il governo e la società canadese consolideranno gli accordi per andare avanti.

Argentina: Banca centrale attinge a riserve in dollari per far fronte a svalutazione monetaria

La Banca centrale argentina si è vista cosreatta a ricorre alle riserve per quasi 1,2 miliardi di dollari per evitare un eccessiva svaluitazione del peso argentino nei confronti della valuta statunitense.

Lo riferisce il quotidiano indiolatino “Clarin” spiegando che solo ieri, lunedì 19 marzo, erano stati messi in vendita quasi 188 milioni di dollari per far fornte ad un cambio per cui sono necessari più di 20 dollari per un peso.

Gli interventi della Banca centrale in difesa del peso segnano un parziale cambiamento della politica monetaria del banchiere centrale Federico Sturzenegger rispetto all’impostazione iniziale a favore della libera fluttuazione cambiaria.

Secondo gli economisti questo cambiamento di rotta sarebbe dovuto soprattutto alle difficoltà incontrate dalle autorità di Buenos Aires nel riuscire a controllare il livello di inflazione, e la quotazione della divisa Usa è un fattore determinante che si ripercuote quasi direttamente sull’indice dei prezzi.

La situazione economica in Argentina continua a peggiorare; a febbraio l’inflazione ufficiale si è attestata al 2,4% su base mensile, un aumento dovuto soprattutto agli incrementi registrati nelle tariffe del trasporto pubblico (+25 per cento) e dei servizi essenziali (+4,8 per cento), a cui si sommano le tariffe della telefonia mobile (+10 per cento) delle benzine (+3,5 per cento), e dei servizi di salute privati (+4 per cento).

Per riuscire a contenere l’inflazione su base annua al 15%, obiettivo del governo, nei prossimi mesi l’aumento non dovrebbe superare lo 0,8% su base mensile, un’impresa che il governo ritiene possibile ma che secondo gli analisti è fuori portata, a marzo infatti l’inflazione dovrebbe essere dell’1,7 su base mensile mentre ad aprile, quando dovrebbe aumentare fino all’1,9 per cento a causa degli aumenti già annunciati nelle bollette del gas (+35 per cento), dell’acqua (+26 per cento) e ancora dei trasporti pubblici (+10 per cento).

Brasile, tuor elettorale di Lula attraversa il sud del paese

L’ex presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, che nonostante la recente condanna vorrebbe partecipare alle presidenziali di ottobre, ha iniziato oggi il suo tour elettorale nel sud del paese, anche se ciò rischia di provocare numerosi disordini nel paese.

Associazioni di coltivatori e di commercianti locali hanno organizzato una manifestazione nella città di Bagé, prima delle dodici tappe che l’ex presidente visiterà durante la sua visita nello stato del Rio Grande del Sud. Il comune, alla frontiera con l’Uruguay, fa parte di una regione caratterizzata da un’alta concentrazione di proprietà agricole. Gli organizzatori della protesta minacciano di bloccare con trattori e camion l’accesso di Lula all’Università Federale delle Pampas (Unipampa) dove l’ex presidente dovrebbe tenere un comizio.

Nei giorni scorsi il presidente del Partito dei lavoratori (Pt) del Rio Grande del Sud, il deputato federale Pepe Vargas, ha denunciato alle autorità locali di aver ricevuto delle minacce dopo che nelle settimane precedenti il consiglio comunale di Bagé ha approvato una mozione di ripudio alla visita di Lula.
Vargas ha ricordato che l’ex presidente dispone di una squadra di sicurezza propria, fornita dal governo federale, oltre a quella del Pt e di altri movimenti di sinistra, che risponderanno ad eventuali attacchi.

In poco più di una settimana Lula è intenzionato a percorrere i tre stati della regione: Santa Catarina, Paranà e Rio Grande del Sud, percorrendo 2,7 mila km. Oltre alla visita ad università e centri di agglomerazione politica, la carovana avrà come punto finale la visita al mausoleo di Getulio Vargas, presidente e dittatore brasiliano dal 1930 al 1945 e dal 1951 al 1954. La carovana elettorale di Lula ha già visitato stati come Minas Gerais, Rio de Janeiro, Espirito Santo e molti altri nella regione Nordest, tradizionale bastione elettorale del Pt. Tuttavia, in diverse occasioni è stata bersaglio di proteste e contestazioni.

Iran: arrestato ex vice di Ahmadinejad

Arrestato in Iran Esfandiar Rahim Mashaie, ex vicepresidente iraniano e delfino di Mahmoud Ahmadinejad. Secondo quanto riportato dalle autorità di Teheran Mashaie sarebbe stato arrestato ieri, sabato 17 marzo.

Nel 2009 fu cotretto a dimettersi su pressione del leader supremo Ayatollah Ali Khamenei dopo aver dichiarato che l’Iran “non ha nemici ed è amico del popolo americano e del popolo israeliano”. I motivi dell’arresto sarebbe legato alla sua partecipazione alla protesta svoltasi due giorni prima davanti all’ambasciata britannica contro l’incarcerazionedi un altro ex vicepresidente di Ahmadinejad, Hamid Baghai.

Citato dall’agenzia di stampa “Isna”, Mehran Abdollahpour, avvocato di Mashaie, ha dichiarato: “Il mio cliente è stato probabilmente arrestato per aver recentemente criticato la condanna di Baghai di fronte all’ambasciata britannica”.

Considerato molti vicino ad Ahmanejad, anche Mashaie sembra vittima di una sorta di maledizione che ha colpito l’ex presidente ed i suoi uomini di fiducia, tutti o quasi estromessi dalla vita pubblica iraniana. Nei mesi scorsi all’ex presidente è stato perfino impedito di ricandidarsi alla carica di capo dello stato dopo che la commissione elettorale di Teheran non aveva approvato la sua domanda.

Nato: atteggiamento Russia è sfida

Il comportamento della Russia, anche quello tenuto nelle ultime settimane, rapresenta una sfida per la Nato. Lo ha affermato oggi Jens Stoltenberg, segretario generale dell’Alleanza atlantica, nel corso della presentazione del rapporto nato 2017 avvenuta a Bruxelles dove ha sede l’alleanza militare occidentale.

Tra le nuove accuse mosse da Stoltenberg alla Russia quella realtiva all’agente agente segreto russo morto in circostanze misteriose a Londa. “il Regno Unito – ha detto Stoltenberg – ha stabilito che Sergei Skripal, sua figlia e un ufficiale di polizia britannico sono stati avvelenati con un agente nervino di livello militare di una tipologia sviluppata dalla Russia. Il governo britannico ha anche concluso che si tratta di un uso della forza illegale da parte dello stato russo nei confronti del Regno Unito. La sostanza utilizzata – ha sottolineato Stoltenberg – è una delle più tossiche mai sviluppate”.

Il rappresentante della Nato ha poi rincarato la dose spiegando che “si tratta del primo utilizzo offensivo di un agente nervino sul territorio dell’Alleanza dalla creazione della stessa”.

Stoltenberg ha anche ricordato che il Consiglio Nord Atlantico (Nac) ha discusso ieri l’incidente. “Gli alleati – ha detto – hanno espresso la loro solidarietà con il Regno Unito. Hanno offerto il loro sostegno nello svolgimento delle indagini in corso”, invitando la Russia a rispondendere alle domande del Regno Unito.

Negli ultimi anni più volte la Nato ha cercato di alimentare la tensione con la Russia svolgendo esercitazioni militari alle porte della Russia e inserendo nel proprio sistema difensivo paese che confinano con la stessa, gisutificandosi sempre con la necessità di difendersi dalla avanzata russa verso occidentale. Avanzata che, dati alla mano, è però difficile da individuare.

India si conferma primo importatore di armi al mondo

L’India si conferma il primo importatore di armi al mondo; nel periodo comprese tra il 2013 ed il 2017 un’arma su 8, il 12%, è stata infatti venduta ed importata a Nuova Delhi e dintorni. Lo riferisce l’annuale rapproto del Sipri, Stockholm International Peace Research Institute.

A dominare le prime posizioni di questa classifica il medio oriente, tanto che dopo l’India vengono nell’ordine l’Arabia Saudita, l’Egitto, gli Emirati Arabi Uniti, la Cina, l’Australia, l’Algeria, l’Iraq, il Pakistan e l’Indonesia.

L’India ha acquistato armi principlamente dalla Russia, il 62%, gli Usa, il 15%, e Israele, l’11%.

Per quanto riguarda i principali esportatori di armi curioso segnalare che tra i primi 5 figurano, ad eccezione della Gran Bretagan, tutti i membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu oltre alla Germania.

Il sottosegretario alla Difesa indiana, Subhash Bhamre, nei giorni scorsi, rispondendo per iscritto a interrogazioni parlamentari, ha comunicato che la spesa per la difesa, escludendo la previdenza, è passata dall’anno fiscale 2014-15 all’esercizio 2017-18 da circa 2.246 miliardi di rupie (28 miliardi di euro) a 2.790 miliardi di rupie (34,8 miliardi di euro), scendendo dal 2,1 all’1,66 per cento del prodotto interno lordo; includendo le pensioni, l’importo è salito da 2.851 miliardi di rupie (35,6 miliardi di euro) a circa 3.740 miliardi di rupie (46,7 miliardi di euro), con un calo in termini di Pil dal 2,7 al 2,2 per cento.

Colombia: Centro democratico ottiene maggioranza relativa in Senato

Il Centro democratico (Cd), la formazione politica dell’ex presidente Alvaro Uribe, ha vinto le elezioni legislative in Colombia ottenendo la maggioranza relativa dei seggi al Senato e messo a segno un importante secondo posto alla Camera. Da segnalare il buon risultato ottenuto anche dall’Unità nazionale, il partito nato sulle ceneri delle Farc. Il voto ha anche indicato i due candidati alle presidenziali che si terranno a maggio: il candidato del centrodestra sarà Ivan Duque, giovane avvocato indicato da Uribe mentre la sinistra punterà sull’ex guerrigliero ed ex sindaco di Bogotà Gustavo Petro.
Il Centro democratico al Senato ha ottenuto 20 rapprsentanti. Per amministrare il paese il Cd potrà contare sull’appoggio del Cambio radicale, movimento di centrodestra che è arrivato secondo come numero di rappresentanti, 15.

Alla Camera la maggioranza rimane ai liberali, nonostante la caduta dai 39 ai 35 seggi attuali, tallonato dal Cd che ne ha 32.

I colombiani si sono recati alle urne per eleggere i membri delle due camere che compongono il parlamento: 102 senatori, sui 108 totali, e 166 deputati, su 172. Nella camera alta, cento seggi sono assegnati su base nazionale e due nelle circoscrizioni speciali “indigene”, create apposta per dare una rappresentanza ai cosiddetti popoli originari della Colombia. Altri cinque membri sono garantiti al partito della Farc, in omaggio a una delle disposizioni contenute nell’accordo di pace siglato con il governo a fine 2016. L’ultimo scranno spetta al candidato arrivato secondo alle presidenziali che si tengono il 27 maggio.
Alla Camera dei deputati siedono 161 membri in rappresentanza delle 32 regioni in cui si divide il paese, e della città metropolitana. Altri due deputati sono eletti in rappresentanza delle comunità “afrodiscendenti”, uno per la comunità “raizal” (i popoli che abitano l’arcipelago di San Andres, Providencia e Santa Catalina), uno per il collegio internazionale e cinque per la Farc. Il 27 maggio si terrà invece il primo turno delle elezioni presidenziali. Per essere eletto, il nuovo capo di stato deve ricevere il 50 per cento più uno dei voti validi: in caso contrario si andrà al ballottaggio il 17 giugno. Il vincitore rimarrà in carica dal 7 agosto del 2018 al 7 agosto del 2022, e – secondo quanto ha stabilito la Corte costituzionale nel 2015 – non potrà essere rieletto per un secondo mandato.