Patto Mosca-Caracas per aumentare la produzione di greggio
Si fanno sempre più intensi i rapporti economici e diplomatici tra Mosca e Caracas. È di oggi infatti la notizia che la compagnia russa Rosneft e la venezuelana Petroleos de venezuela hanno siglato una serie di accordi per aumentare gli investimenti nel settore petrolifero e in quello del gas. Il presidente della Pdvsa, Eulogio Del Pino, e il suo omologo della Rosneft, Igor Sechin, hanno firmato diversi accordi per aumentare la produzione di petrolio e gas nel paese sudamericano. Dopo il Forum Economico Internazionale tenuto la scorsa settimana a San Pietroburgo, in Russia, i vertici delle due compagnie statali hanno concordato un piano di investimento strategico, che stabilisce i principi per la costituzione di una joint venture per la costruzione e la gestione di infrastrutture di produzione di gas naturale nel Mejillones, in Cile, e nei campi Rio Caribe Patao, nella penisola di Paria.
Nello specifico le due società nuovi miglioramenti delle infrastrutture per le joint venture esistenti tra l’Orinoco Belt Oil (FPO) “Hugo Chavez” Petromiranda e PetroVictoria, “bassi investimenti ottimizzati per garantire la redditività del nuovo mercato”, fa sapere riporta un comunicato congiunto.
Del Pino ha aggiunto che “questi accordi strategici e operativi sono fondamentali per consolidare la Repubblica Bolivariana del Venezuela come potenza energetica mondiale”, inoltre ha sottolineato che “Rosneft è un partner affidabile, che ha la tecnologia e l’esperienza riconosciuta in tutto il mondo, essendo il più grande compagnia petrolifera russa, per aiutare Pdvsa che sta sviluppando una strategia comune per l’approvvigionamento ai mercati di Cina e India”.
L’obiettivo della compagnia indio latina è quella di raddoppiare la produzione di petrolio da qui a 4 anni, ottica in cui si inserisce questa intesa che fa parte dei 255 accordi in essere tra le due parti che hanno portato a 57 progetti in corso di attuazione in diversi settori, tra cui l’olio, la tecnologia militare, l’istruzione, la cultura, l’alloggio, l’habitat e la tecnologia.
Vendere svastiche e vivere felici
Prendete i personaggi disney e fateli diventare icone del III Reich e avrete il successo. O almeno così l’ha ottenuto l’istrionico Max Papeschi regista e autore teatrale che grazie a Photoshop ha trovato un nuovo mezzo espressivo ed è oggi uno degli artisti italiani più noti e quotati a livello internazionale, che si è raccontato nell’autobiografia “Vendere svastiche e vivere felici – Ovvero: come ottenere un rapido e immeritato successo nel mondo dell’arte contemporanea” edita dalla Sperling & Kupfer.
Dopo anni difficili, il produttore del suo primo film anziché distribuirlo arrivo perfino a proporgli di ricomprare i diritti sulla pellicola e cercare un nuovo distributore la fama arriva per caso, dopo essersi fatto conoscere sul web nella città polacca di Poznan sul muro davanti ad una sinagoga viene affissa la gigantografia di una sua creazione raffigurante la testa di Topolino sul copro di una pin-up e dietro la bandiera della Germania nazional-socialista. L’idea, di cui l’artista era all’oscuro, è di Roman Nowak, magnate polacco delle costruzioni appassionato d’arte contemporanea e proprietario di due gallerie.
Da qui prende il via una carriera all’insegna della provocazione che tempo dopo porterà perfino l’artista a mettere in vendita la propria madre alla costante ricerca di nuovi metodi per rimanere sempre sulla cresta dell’onda.
Leggendo la sua autobiografia si capisce di essere alle prese con un’artista solido, di grande intelligenza che inseguendo i suoi sogni artistici alla fine si è ritrovato a fare ciò per cui si sentiva meno portato ma che alla fine ha fatto di lui un artista di fama internazionale.
Unendo sacro e profano, icone dell’immaginario infantile, simboli nazisti e di grandi marchi internazionali ha saputo creare un suo stile del tutto unico e particolare che ha saputo sfidare anche i benpensanti ed una certa retorica mondialista.
M. Papeschi, “Vendere svastiche e vivere felici – Ovvero: come ottenere un rapido e immeritato successo nel mondo dell’arte contemporanea”, Sperling & Kupfer, pagg.194, euro 16,90
Putin al contrattacco per rilanciare l’economia russa
Da più di un anno la Russia di Putin è sotto attacco economico, politico, militare e diplomatico. Se dopo il varo delle prime sanzioni atlantiche Mosca aveva reagito con delle contro sanzioni dirette a danneggiare alcuni prodotti europei, ora che gli attacchi si fanno più insistenti il nuovo Zar ha deciso di alzare il tono.
Se l’Europa, su ordine Usa, chiude il mercato la Russia lo apre. Il primo mandatario russo ha infatti annunciati la volontà di rilanciare l’economia del suo paese attraverso l’adozione di varie misure per aumentare gli investimenti e la crescita. Parlando in occasione della seconda giornata del Forum economico di San Pietroburgo, il presidente ha detto che, nonostante le pressioni esterne, l’obiettivo della nazione eurasiatica non è riempire il mercato di merci d’ importazione, ma aumentare la produzione di prodotti di altissima qualità da esportare poi su tutti i mercati. Ribadita anche la volontà di utilizzare tutte le risorse disponibili per risolvere i problemi, aumentando la trasparenza e la libertà per le imprese, agevolando l’arrivo di nuovi investitori.
Intanto a Mosca attendono sviluppi sulla proposta fatta la scorsa settimana al nostro governo per allentare le sanzioni e rilanciare gli scambi bilaterali, anche se Washington ha già ordinato a Renzi e i suoi di non cedere alle lusinghe di Putin mentre Atene sembra sempre più vicina ad entrare sotto l’influenza russa aprendo una vera e propria crepa nel sistema politico ed economico della Ue.
D’altra parte, come ha ricordato Putin, il sistema bancario russo è stato adattato alla situazione attuale della nazione, senza aver dovuto in alcun modo limitare il flusso di capitali precisando che al momento il volume del fondo di riserva della Russia è stimato in 76 miliardi di dollari.
Il piccione nel metrò di Piero Travaglini
Una coppia di studenti fuori sede, un piccione addomesticato che spostarsi nella Capitale usa la metropolitana e sullo sfondo Anna Karenina. Questi gli ingredienti del romanzo “Il piccione del metrò” di Piero Travaglini da poco uscio per i tipi di Manni editore.
E’ un romanzo psicologico e postmoderno, di concreta poesia, che tra paradossi erotici e figure ora drammatiche ora burlesche disegna il personaggio di Piccio, il piccione che viaggia sul metró per spostarsi da un quartiere all’altro di Roma.
La vicenda ruota intorno alla figura di Moreno, studente di fisica fidanzato con Stella, iscritta a Lettere. La sua vita quando nella metrò vede un uomo, Sirio proprietario di un negozio di animali, suicidarsi buttandosi sotto il treno in arrivo quasi mimando il volo di un uccello. Da quel momento la sua vita cambia, tutte le sue certezze iniziano a vacillare, l’unica consolazione appare essere l’incontro con un bizzarro piccione, Piccio, già allevato da Sirio.
Il protagonista inizia allora un viaggio interiore e non alla scoperta dell’uomo che aveva visto morire, della sua ragazza, che forse lo tradisce forse, e nel mondo dei piccioni. Piccio diventerà un amico inseparabile e un confidente. Realtà e finzione arriveranno a fondersi in un universo onirico che se da un lato spiazzerà il lettore dall’altro lo porterà ad immedesimarsi con il protagonista vedendo davanti a sé le scene descritte con grande dovizia di particolari dall’autore.
Grande abilità dello scrittore quella di essere riuscito a descrivere in modo quasi ineccepibile la generazione dei ventenni d’oggi sempre in bilico tra realtà e paranoie. Moreno per quanto atipico rispetto a molti suoi coetanei, riflette le paure e le ansie di tanti ragazzi che in un mondo sempre più social non hanno più nessuno con cui aprirsi e parlare e così lui sceglie o forse viene scelto da Piccio, i due si curano a vicenda le ferite.
Romanzo da leggere tutto d’un fiato che coinvolgerà il lettore dalla prima all’ultima pagina di un libro ben scritto e interessante.
P. Travaglini, “Il piccione nel metrò”, Manni editore, pagg. 432 23,00 euro.
L’Uml denuncia le più alte cariche dello Stato
Nuova iniziativa dell’Unione movimenti di liberazione contro la deriva antidemocratica cui si sta dirigendo il nostro Paese.
Il pericolo da abbattere è ora la nuova legge elettorale, il famigerato “italicum” che tramite una formulazione ambigua aggira alcuni vincoli già posti dalla Consulta al porcellum. Questa e altre motivazioni non meno importanti non consentirebbero il corretto esercizio del diritto di voto, da parte dei cittadini, rischiando di compromettere così l’assetto democratico dello Stato Italiano.
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America latina: è allerta per il virus Zika
Non è ancora allarme rosso ma è quanto meno allerta in America indio-latina per il virus Zikav trasmesso dalle zanzare, i cui primi focolai sono stati riscontrati in Cile, causato dal morso di Aedes albopictus e Aedes aegyptis, lo stesso che causa la febbre dengue e Chikungunya, non a caso i sintomi sono molti simili a queste malattie.
Nei giorni scorsi le autorità brasiliane hanno confermato altri 16 casi mettendo in atto tutte le procedure del caso per evitare una possibile epidemia. Da oltre un anno la regione convive con questa emergenza; il primo caso è infatti stato confermato in Cile nel febbraio 2014, ora nuovi casi sono stati riscontrati in Brasile, con le autorità sanitarie brasiliane che hanno avviato un’inchiesta dopo il rilevamento di nuovi casi in sei stati. Su questo tema l’Europa ha dato una valutazione molto diversa, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie considera infatti il caso di un paziente a San Paolo, nel sud-est del paese, come la prima di Zika registrati nella nazione sudamericana. In Colombia, le autorità sanitarie hanno preparato un recinto di prevenzione nelle zone rurali e nelle città di confine con il Brasile. Finora non ci sono casi segnalati, ma il Ministero della Sanità Nazionale non esclude l’arrivo del virus della Zika in Colombia.
Il virus è stato identificato in Uganda nel 1947, ma l’infezione nell’uomo fu riconosciuta solo 5 anni più tardi. I sintomi più comuni sono febbre intorno ai 39 gradi, debolezza, mal di testa, dolori muscolari e articolari. Si possono inoltro accusare congiuntivite, mani e piedi gonfi, gonfiore alle gambe e arrossamenti cutanei, che di solito appaiono sul viso e poi in tutto il corpo.
L’infezione non è mortale, ma può lasciare complicazioni neurologiche; ad esempio, nel focolaio che si è verificato nel 2013 in Polinesia francese, su 29mila casi, solo su 73 ha avuto una qualche complicazione neurologica.
Italia e Russia prima delle sanzioni
La storia ha più volte diviso Roma e Mosca, basti pensare alla contrapposizione tra l’Italia fascista e l’Unione sovietica, oppure a quella tra mondo occidentale e blocco comunista, solo per restare ai tempi più recenti. Nonostante ciò però tra i due Paesi è sempre esistito un forte rapporto bilaterale di tipo economico, che anche oggi risulta in continua evoluzione. Se in principio a legare lo Stivale e la Russia era soprattutto le sinergia economica derivante dal nostro fabbisogno energetico, ora il nuovo corso di questi rapporti sono figli dell’intesa di ferro tra Silvio Berlusconi e Wladimir Putin, che non solo ha sviluppato la cooperazione in campo energetico ma ha portato anche alla nascita di nuove sinergie in vari campi.
Proprio gli speciali vincoli che legano i due statisti hanno spesso contribuito a dipanare intricate matasse, caso esemplare a tal proposito l’integrazione della Russia nella Nato nel 2002 con il vertice straordinario del Patto atlantico a Roma. Tramite l’interessamento dell’ex presidente del Consiglio, i due ex blocchi della Guerra Fredda sperimentavano infatti per la prima volta, dopo cinquant’anni di aperto antagonismo, un’unità fondata sul multilateralismo. In quella sede il nuovo spirito di cooperazione fu incorporato nel Consiglio Nato-Russia, l’organo creato per “costruire il consenso, effettuare consultazioni, conseguire decisioni ed azioni comuni”.
Palazzo Chigi, quanto meno sotto la guida del centrodestra, si è spesso esposto in prima persona per aiutare Mosca nel cammino verso l’Unione europea; lo stesso Putin ha più volte ribadito che i rapporti con Roma sono il modello che Mosca vorrebbe sviluppare anche con il resto del Vecchio continente, invocando il supporto del nostro governo per ottenere sensibili migliorie al patto già sottoscritto tra Ue e Russia.
Se i rapporti politici e personali hanno il loro peso tra i due Paesi, i legami economici non sono certo secondari ed affondano su radici ben più solide ed antiche. Tra i Paesi continentali l’Italia è infatti il secondo partner commerciale della Russia. Nel 2001, prima dell’ascesa di Putin, l’interscambio commerciale ammontava a 170 milioni di dollari. Solo un anno dopo aveva già superato i 280 milioni. Nel 2004 aveva segnato il record di 15 miliardi di dollari, superato due anni dopo con 21 miliardi. Il 2005 fu proclamato “anno dell’Italia in Russia” tanto che la Camera di Commercio moscovita istituì un esclusivo seminario sulle relazioni economiche con l’Italia rivolto ad un parterre di altissimi funzionari e imprenditori.
Come il nostro ex ministro degli Esteri, Franco Frattini, amava più volte ricordare tra questi due Paesi è in atto un approfondito dialogo sulle principali tematiche internazionali: dall’architettura di sicurezza europea ai rapporti Nato-Russia, dagli scenari mediorientale e centro-asiatico a quello balcanico e caucasico.
A livello bilaterale i rapporti Italia-Russia sono molto profondi: il Vertice intergovernativo si svolge in formato “allargato”, prevedendo la partecipazione, oltre che dei Capi di Governo e dei ministri degli Esteri, di altri Ministri, in pratica di quelli che hanno le competenze sugli specifici temi trattati nei vari focus. Oltre dieci sono gli accordi attualmente in essere, tra i settori interessati ci sono l’istruzione, la giustizia, l’energia, l’agricoltura, il turismo, le infrastrutture, i trasporti e l’agenzia spaziale. Numerosi sono poi gli accordi industriali e commerciali previsti, anche se spesso l’iniziativa di singoli imprenditori fa da apripista a nuove intese.
L’Italia esporta in Russia soprattutto macchine ed apparecchi meccanici, abbigliamento, prodotti di cuoio e prodotti di arredamento.
Oltre ai colossi energetici Eni ed Enel, alla Fiat ed all’Alenia, a Mosca e dintorni operano circa 500 imprese italiane.
Al fine di promuovere l’organizzazione in Russia di distretti industriali italiani, è stato creato un Gruppo misto di Lavoro, che ha elaborato un memorandum firmato a Roma nel novembre 2003. In tale quadro, sono state individuate alcune regioni russe dove avviare tali iniziative, queste sono state individuate in Lipetsk, Ekaterinburg, Mosca, San Pietroburgo e Perm.
Il passaggio di potere da Berlusconi a Monti non ha prodotto certo contraccolpi nei rapporti tra i due Paesi tanto che lo stesso Presidente del Consiglio nel luglio 2012 si è prontamente recato a Mosca per fare il punto della situazione e trovare nuovi terreni su cui allargare l’intesa tra le due nazioni euroasiatiche.
Esplorazioni nel settore energetico, collaborazioni nel settore postale, realizzazione di impianti sportivi e di depurazione dell’aria, finanziamenti comuni per l’internazionalizzazione delle imprese e addirittura una cooperazione per un cluster turistico nel Caucaso del Nord: come si può vedere spaziano davvero a tutto campo gli accordi siglati o rinnovati durante questa visita.L’Eni e la compagnia petrolifera Rosneft hanno firmato un’intesa che regola i meccanismi di finanziamento dell’esplorazione nel mare di Barents e nel Mar Nero nell’ambito di una alleanza strategica sottoscritto a Mosca il precedente 25 aprile.Gianfelice Rocca, presidente di Techint, gruppo italo-argentino ingegneristico ha invece portato a casa un contratto da 170 milioni di euro per elaborare un progetto pilota per un impianto di abbattimento delle emissioni di anidride solforica nella città di Norilsk, il valore complessivo dell’operazione ammonta a poco meno di 2 miliardi di dollari.Preziosi rubli anche nelle case di Poste italiane visto che nello stesso vertice venne siglato anche un “memorandum of understanding tra Poste, Selex Elsag – una società controllata da Finmeccanica specializzata nella progettazione e nello sviluppo di sistemi, prodotti, soluzioni e servizi hi-tech per le comunicazioni – e Poste Russe, inteso a definire le linee guida della collaborazione tra i tre Gruppi nei prossimi mesi ed in particolare il completamento delle 9 sessioni di consulenza: in pratica le Poste italiane passano da consulente a partner strategico delle poste russe per l’individuazione dei primi progetti operativi da realizzare insieme.L’industria friulana de Eccher, specializzata in costruzioni ed infrastrutture, ha invece portato avanti i propri interessi stipulando un contratto nell’ambito del programma di sviluppo dell’area dove sorgeva lo stadio della Dynamo di Mosca, con il finanziamento di Intesa Sanpaolo, Cassa Depositi e Prestiti, SocGen e Kfw: per realizzare uffici, appartamenti ed alberghi verranno mossi qualcosa come 474 milioni di euro. Sempre l’azienda friulana è tornata a casa dalla trasferta moscovita con in tasca anche un protocollo d’intenti con la Northern Caucasus Resort Company per lo sviluppo di una cooperazione nell’industria del turismo ed in particolare per la realizzazione di un cluster turistico nel Distretto Federale del Caucaso del Nord, il progetto prevede la realizzazione di 5 resort alpini per un valore complessivo di 10 miliardi di dollariPer quanto riguarda invece l’istituto di credito Intesa San Paolo, detto dell’accordo che vede coinvolto anche il gruppo friulano de Eccher, da segnalare la join-venture siglata con Gazprombank per fornire capitali per lo sviluppo di aziende italiane e russe che vogliano espandersi a livello internazionale; inizialmente il fondo sarà dotato di 150 milioni, ma potrà raddoppiare in caso di necessità.
( Estratto dal mio saggio Giri di Valzer uscito nel 2013 per i tipi di Anteo edizioni)
Piccola intervista per il quotidiano on line Zenit
Santa Sede: quell’ospite gradito chiamato Putin
In vista dell’incontro di domani tra il Papa e il presidente della Federazione russa, intervista a Fabrizio Di Ernesto, esperto di tematiche geopolitiche e autore del recente saggio “Santa madre Russia” .
Per continuare a leggere cliccare qui —> http://www.zenit.org/it/articles/santa-sede-quell-ospite-gradito-chiamato-putin
La Russia e i Brics
Il Brics, nato dalla trilaterale Russia–Cina–India rappresenta oggi un gruppo compatto con il quale i Paesi emergenti stanno cercando di cambiare il mondo secondo le proprie esigenze, accrescendo il loro peso specifico nelle relative aree di influenza.
All’interno di questo club la Russia gioca ovviamente un ruolo di spicco, secondo gli strateghi del Cremlino il suo ruolo designato è quello di fungere da garante per la sicurezza energetica del gruppo. Proprio grazie alla sua enorme disponibilità energetica infatti Mosca può rispondere in modo stabile alle esigenze di questi suoi partner.
Sempre all’interno di questo gruppo, inoltre, la Russia può estendere la propria influenza, e la propria ricchezza, per sostenere la crescita di altri paesi e quindi realizzare un avvicinamento politico con questi. Non a caso Mosca è impegnata da tempo nello sviluppo di meccanismi per finanziare le importazioni dei Paesi a basso reddito e sottosviluppati, offrendo allo stesso tempo un mercato ad altri Paesi in via di sviluppo e maggiore potenzialità di crescita per i Paesi beneficiari.
All’interno di questo ristretto club inoltre, quello di Putin è l’unico paese, anche se attualmente sospeso, a far parte del G8, proprio in quest’ottica spetta quindi a Mosca portare avanti le richieste di tutti davanti ai grandi del mondo, arrivando a pesare per tutti gli Stati del gruppo, acquisendo così un potere contrattuale non secondario vista l’enorme quota di ricchezza mondiale che i cinque riescono a produrre.
È inoltre opinione abbastanza comune tra gli analisti internazionali che all’interno di questa elite politico-finanziaria Mosca debba anche svolgere un ruolo di bilanciamento e di pacificazione tra Cina e India, oltre a sostenere le istanze di Nuova Delhi nelle organizzazioni regionali come la Sco, Shangai cooperation organization, dove fino ad oggi Pechino ha sempre vietato l’ingresso all’ingombrante vicino.
L’adesione a questo gruppo inoltre è la migliore garanzia russa per uscire indenne dalle sanzioni occidentali ed evitare di rimanere isolata a livello diplomatico; grazie ai Brics infatti Mosca ha comunque a disposizione un vasto mercato per la propria produzione energetica e cerealicola, trovando al contempo Paesi pronti a vendergli i propri beni e le proprie merci.
Lo stretto rapporto instauratosi in questo gruppo di lavoro con il Brasile permette poi a Putin di penetrare ancora di più a livello diplomatico, economico e politico in un continente come quello indio-latino dove il sentimento antistatunitense è crescente ed il Cremlino farebbe di tutto per riuscire a occupare il vuoto lasciato dalla Casa Bianca, anche in virtù dei rapporti ottimali con il Venezuela e la Bolivia.