Fabrizio Di Ernesto

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Monthly Archives: febbraio 2015

Hitler mon amour di Francesco Roat

Una delle storie d’amore più famose al mondo è quella tra Adolf Hitler e Eva Braun, una relazione durata anni che ha accompagnato l’uomo più potente della Germania e la sua concubina fino alla fine dei loro giorni avvenuta praticamente in simultanea all’interno del bunker dove il III Reich stava crollando su se stesso.

hitler copertina

Ha ora deciso di romanzare il rapporto, a tratti morboso, tra il Fuhrer e frau Eva lo scrittore e saggista Francesco Roat nel suo lavoro “Hitler mon amour” edito da Avagliano.

Il libro racconta la vicenda da parte della giovane, diciassette anni quando casualmente incontrò l’uomo destinato a cambiare la sua storia e quella dell’Europa, vissuta sempre all’ombra dell’ingombrante e potente compagno.

Intrecciando tra loro i ricordi di gioventù e i momenti vissuti nell’oscurità del sottosuolo berlinese Eva immagina quasi di raccogliere in un diario le immagini della sua vita al fianco del suo unico grande amore.

Grande abilità dell’autore quella di aver saputo in poche pagine riuscire a costruire un personaggio cresciuto con l’età che il giorno prima del suo matrimonio non ragiona più come la tardo adolescente invaghitasi dell’influente e affascinante uomo politico ma una donna fatta che tra mille difficoltà pur di restare accanto al suo uomo, un uomo sposato con la patria prima che con lei, accetta di legarsi indissolubilmente ad un destino ormai segnato.

Libro dalla tematica non semplice che l’autore riesce a trattare abbastanza libero da preconcetti evitando molti facili giudizi preconcetti; pur trattandosi di un testo di narrativa lo scrittore offre comunque al lettore un breve ripasso di storia.

Da leggere per una serata diversa.

F. Roat “Hitler mon amour”, Avagliano editore 14,00 euro

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Vogliono abbattere il Ciak village di Roma

C’era una volta a Roma, nei pressi dello stadio Olimpico, il Ciak village luogo simbolo di un nuovo modo di fare cultura nella Capitale dove si realizzavano convegni, mostre fotografiche, spettacoli, musiche dal vivo e tanti altri eventi.

Nonostante il servizio reso alla comunità abbiamo dovuto, purtroppo, usare il passato perché un anno fa i carabinieri hanno chiuso la struttura in quanto abusiva ed ora le istituzioni della città vogliono demolirlo.

A dirigere la struttura c’era Donatella Baglivo, 59 anni, regista e produttrice cinematografica, che ha cercato di farne “un nuovo spazio policulturale realizzando un centro di riferimento culturale e artistico nell’area di Ponte Milvio e dintorni.” Nel corso degli anni qui era perfino nata l’Accademia Internazionale delle Sette Arti che avrebbe poi offerto corsi di cinema, teatro, televisione, comunicazione e marketing.

Per capire meglio la situazione abbiamo contattato la Baglivo, ideatrice e curatrice del progetto che ha tratteggiato un quadro molto cupo.

Le istituzioni le hanno ora concesso 30 giorni di tempo per procedere allo sgombro dell’area e permettere la demolizione della struttura, un lasso di tempo però non sufficiente per trovare “uno spazio dove poter custodire tutto il nostro materiale, tra cui 2000 ingrandimenti di foto di grande valore, tutti i nostri laboratori e tutto il materiale raccolto e prodotto in una vita, per il quale ho fatto molti sacrifici e sono perfino arrivata a vendere la mia casa, ora tutto rischia di finire nel nulla”.

Per salvare la struttura martedì scorso era anche stata organizzata una manifestazione a sostegno della struttura che però non ha dato gli esiti sperati. “La partecipazione purtroppo non è stata molta e soprattutto sono mancate totalmente le autorità. Avevamo invitato anche il sindaco Marino per mostrargli cosa siamo riusciti a creare dal nulla ma purtroppo non si è fatto vedere, come anche i rappresentanti della circoscrizione. Quando abbiamo ricevuto il controllo del tecnico del municipio ci ha detto che non pensava di trovare qui così tanto materiale di alto valore, speriamo che queste parole arrivino anche a chi di dovere. Ora non ci resta che scrivere alle più alte cariche dello Stato per evitare di ritrovarci in mezzo ad una strada”.

Da anni chi gestisce la struttura sta facendo un duro lavoro di cui sta beneficiando tutta la comunità, “noi abbiamo bonificato la zona che era una vera e propria discarica ed ora il Comune la rivuole indietro senza dirci però cosa intende farne. Molti rappresentanti delle istituzioni sono venute ed hanno preso parte alle nostre conferenze e tutte ci hanno sempre fatto i complimenti ma ora tutti tacciono”.

In un paese decadente come il nostro ancora una volta a pagare il conto più salato è la cultura e con essa tutti quelli che hanno dedicato la loro vita ad arricchire quella degli altri.

Bombardate Auschwitz di Arcangelo Ferri

Perché gli alleati durante la guerra non hanno mai colpito Auschwitz o la ferrovia che lo collegava al mondo esterno pur trovandosi nei pressi di un distretto industriale? A questa domanda che da 70 anni consuma gli storici ha cercato di dare una risposta il giornalista Rai Arcangelo Ferri nel suo libro, edito da il Saggiatore, “Bombardate Auschwitz – Una speranza negata” testo che riprende una vecchia inchiesta televisiva fatta dall’autore con il giornalista Angelo Saso.

Bombardate-Auschwitz1

La questione appare molto complessa come l’ambizioso obiettivo dell’autore che tramite documenti inglesi e statunitensi ha cercato di ripercorrere le vicende burocratiche e militari di quel periodo.

Dal testo si evince come gli alleati avessero una buona conoscenza del campo, tra l’aprile 1944 ed il gennaio ’45 gli aerei alleati realizzarono circa 30 foto dall’alto della zona ma nonostante le pressioni della comunità ebraica, specie a Washington, indirizzarono sempre le loro azioni verso altri obiettivi, ufficialmente per evitare di causare morti tra i prigionieri del campo.

Dalle fonti utilizzate dall’autore sembra evidente il ruolo avuto dai vertici militari dello Zio Sam nell’aver sempre voluto evitare questa azioni nonostante le varie rassicurazioni del primo mandatario di Washington Roosvelt che, pressato dagli ambienti ebraici, arrivò anche ad affermare: “ I mulini degli dei macinano lentamente, ma macinano straordinariamente fino” anche se le macine alleate rimasero sempre ferme.
Con il senno di poi e conoscendo la storia viene quasi da ipotizzare che gli anglo-americani decisero di non bombardare Auschwitz dove, da est, stava arrivando l’Armata rossa per non turbare quella spartizione del mondo cui Roosvelt e Stalin stavano lavorando nemmeno troppo silenziosamente.

Da segnalare, in appendice al testo, I protocolli di Auschwitz, il rapporto realizzato da Rudolf Vrba (nome di copertura di Walter Rosenberg) e Alfred Wetzler due ragazzi fuggiti dal campo che fornirono agli alleati notizie sul posizionamento degli alloggi e delle altre strutture che però i liberatori non utilizzarono mai.

A. Ferri “Bomardate Aushwitz – Una speranza negata”, il Saggiatore, pagg. 186, 16,00 euro

Target: Italy di Roderick Bailey

Da poco tradotto in Italia, per i tipi della Utet il saggio di Roderick Bailey “Target: Italy – I servizi segreti inglesi contro Mussolini. Le operazioni in Italia 1940-1943”.

Target: Italy

Il saggio, obiettivo e ben scritto, offre una disamina dettagliata e completa sulla guerra tra barbe finte combattuta in Italia, e nei territori occupati dalle milizie italiane, dalla fine degli anni ’30 fino all’armistizio dell’8 settembre 1943 quando il nostro paese, come da savoiarda tradizione, cambiò alleanza militare.

Pur se scritto nell’ottica dei vincitori, il testo, per aperta ammissione dello stesso autore, si sforza di presentare i fatti senza essere di parte basandosi sui documenti ufficiali del SOE, lo spionaggio militare britannico dell’epoca. Opportuno segnalare, per gli appassionati, che il testo si inserisce in un filone avviato nel 1966 e fortemente voluto dal Cabinet office che nel corso di questi anni ha già dato alle stampe cinque volumi sulla guerra di spie durante la II guerra mondiale in diversi paesi.

Il risultato è un testo ricco di nomi e circostanze che offrono una panoramica completa su avvenimenti poco chiari di quel periodo; unica pecca la scarsa attenzione dedicata alla trattativa tra Usa e Cosa nostra per lo sbarco alleato in Sicilia.

Lo studio dimostra in modo accurato come le barbe finte di Sua maestà operarono in modo quasi dilettantistico nei confronti dell’Italia tanto che nonostante i numerosi antifascisti che si offrirono al Soe Londra non volle, o non seppe, mai creare una libera forza di italiani.

Punto di forza del libro proprio quello di aver analizzato la questione a tutto tondo non omettendo di raccontare le occasioni in cui nonostante gli sforzi i servizi britannici sono stati beffati da quelli fascisti che avevano perfino trovato il modo di farsi spedire soldi, esplosivi e altro materiale dai nemici.

Dai documenti presi in esame dall’autore si evince anche lo strano rapporto della Sicilia non solo con il nostro paese ma anche con gli stessi inglesi. Fonti ufficiali infatti rivelano come sull’isola i britannici erano visti come il vero nemico, anche per via della propaganda statunitense, “il Fascismo, la Germania, questi sono problemi secondari. L’arcinemico è l’imperialismo inglese, da cui gli americani proteggeranno tutti i bravi siciliani”.

Tra le parti più interessanti del libro si segnala sicuramente quella dedicata a Badoglio ed alle sue trattative con gli inglesi per rovesciare il governo Mussolini; trattative avviate ben prima dell’armistizio e che gettano ombre inquietanti sul comportamento di parte delle nostre armate durante la fase centrale della guerra.

Libro imperdibile per tutti gli appassionati di storia e spionaggio può essere lette con facilità anche da tutti coloro che stanno iniziando ora ad avvicinarsi a queste tematiche.

  1. Bailey “Traget: Italy – I servizi segreti inglesi contro Mussolini. Le operazioni in Italia 1940 – 1943. Utet, pagg. 421, 18 euro.

Intervista esclusiva con Sua Eccellenza Birger Riis-Jørgensen ambasciatore danese in Italia

Per i nostri lettori abbiamo incontrato, in esclusiva Sua Eccellenza Birger Riis-Jørgensen, ambasciatore della Danimarca in Italia. Con il rappresentante diplomatico di Copenaghen abbiamo provato a conoscere meglio quello che, secondo l’Unesco, è “il paese più felice della terra”.

Una nazione all’avanguardia dove Stato sociale e attenzione ai conti pubblici riescono a convivere senza che i cittadini abbiano a lamentarsi di nulla. Con l’Ambasciatore abbiamo, come di consueto, analizzato anche i rapporti economici e politici tra i nostri due Stati. Prima di tutto, volevamo  espimere a S.E. Ambasciatore, alla Danimarca ed al suo popolo la più totale solidarietà del giornale Agenzia Stampa Italia per il recente attentato di Copenaghen.

Per continuare a leggere clicca qui —> http://www.agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/24259-intervista-esclusiva-con-sua-eccellenza-birger-riis-jorgensen-ambasciatore-danese-in-italia

 

Mai Alkaila, Ambasciatrice Palestina in Italia, “In Palestina si vive sotto occupazione israeliana”. Seconda parte

Per le grandi esclusive di Agenzia Stampa Italia abbiamo avuto l’onore ed il piacere di intervistare Sua Eccellenza Mai Alkaila, ambasciatrice palestinese nel nostro Paese. Seconda parte.

II Parte

6. Se i politici italiani si sforzano di tenere un atteggiamento equidistante tra voi e Israele la gran parte della popolazione è schierata al vostro fianco e spesso denuncia la situazione in cui i palestinesi sono costretti a vivere. Secondo lei a cosa è dovuta questa situazione?

Per continuare a leggere clicca qui —>  http://www.agenziastampaitalia.it/speciali-asi/speciale/24182-mai-alkaila-ambasciatrice-palestina-in-italia-in-palestina-si-vive-sotto-occupazione-israeliana-seconda-parte

Libia, il ritorno del generale Haftar

A quattro anni dallo scoppio della guerra civile, innescata dalla primavera araba che stava infiammando il Nord Africa, la Libia continua a vivere giorni difficili.

Solo la scorsa settimana alcune decine di miliziani hanno assaltato e occupato un impianto di estrazione petrolifera a Mabruk, circa 150 chilometri a sud di Sirte. Nell’attacco ai pozzi gestiti dalla Libya’s National Oil e dalla francese Total, sarebbero morte circa 10 persone, anche se le autorità locali non hanno confermato questo dato.

Se la grande capacità di Gheddafi era stato quello di fare della Tripolitania e della Cirenaica una nazione, ora gli jihadisti stanno facendo di tutto per tornare a spaccare in due la nostra ex colonia, puntando a realizzare due diversi Stati.

Oggi gli scontri sono concentrati nella fascia costiera del golfo di Sirte dove non passa giorno senza che i gruppi jihadisti e i reparti delle milizie legate al governo di Tobruk, guidate dal generale Khalifa Haftar si sparino addosso.

Haftar, da tempo vicino agli Usa e alla Cia, appare oggi come il nuovo uomo forte della regione, prossimo a costituire un Consiglio militare supremo. Per meglio rafforzare il suo ruolo ed il suo prestigioso ha anche convinto il Parlamento di Tobruk a revocare la Legge per l’Isolamento Politico, il provvedimento voluto nel maggio 2013 dal Parlamento di Tripoli per impedire ai funzionari che avevano servito durante l’era di Gheddafi di prestare servizio nelle nuove istituzioni.

La mossa è molto più importante di quanto si possa pensare visto che in un paese fortemente clientelare come la Libia riportare in alcune posizioni chiave uomini del passato potrebbe contribuire a ripacificare alcune zone del paese.

Una legge di cui anche lui si è giovato visto che escludeva da un effettivo ritorno al potere anche il generale Haftar, ufficiale delle Forze Armate libiche fino alla sconfitta contro il Ciad lungo la striscia di Aozou nel 1987, poi costretto all’esilio negli Stati Uniti.

Forte del potere militare e legittimato a livello istituzionale ora punta apertamente a rimanere al vertice della nuova Libia, giovandosi magari di vecchi potentati pronti a riprendere il loro posto al sole.

Centrale in questa prospettiva appare la strategia anti-islamica. Assumendo legalmente il potere, Haftar può mirare a proporsi come legittimo interlocutore per il Paese intero, convincendo le potenze estere ad appoggiarlo esplicitamente, anche sulla base del suo impegno sul campo contro le

Haftar

Haftar

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Mai Alkaila, Ambasciatrice Palestina in Italia, “In Palestina si vive sotto occupazione israeliana”. Prima parte

Per le grandi esclusive di Agenzia Stampa Italia abbiamo avuto l’onore ed il piacere di intervistare Sua Eccellenza Mai Alkaila, ambasciatrice palestinese nel nostro Paese.

Come di consueto molti i temi trattati, anche se questa volta abbiamo preferito dare spazio alla situazione interna ai territori palestinesi togliendone ai rapporti tra le due parti. Molto toccanti le immagini descritte dalla rappresentante diplomatica che ci ha confermato una situazione sempre più drammatica con bambini costretti a vivere a stretto contatto con i bombardamenti e gli spari delle truppe israeliane, senza contare la totale mancanza di autonomia della Palestina. Perfino il Presidente Mahmud Abbas e gli stessi ambasciatori per poter svolgere il loro lavoro fuori dalla Palestina devono ottenere il permesso dalle autorità israeliane per poter varcare i confini.

1. La risoluzione 67/19 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite è stata adottata il 29 novembre 2012 per la concessione dello status di osservatore permanente, come Stato non membro, allo Stato di Palestina. Quanto è ancora lungo l’iter per il definitivo riconoscimento?  E soprattutto c’è qualche forza esterna che impedisce questo?

Per continuare a leggere clicca qui —> http://www.agenziastampaitalia.it/esclusive-asi/24116-mai-alkaila-ambasciatrice-palestina-in-italia-in-palestina-si-vive-sotto-occupazione-israeliana-prima-parte

A breve intervista esclusiva con S.E. Mai Alkaila, ambasciatrice palestinese in Italia

Per le grandi esclusive di Agenzia Stampa Italia abbiamo avuto l’onore ed il piacere di intervistare Sua Eccellenza Mai Alkaila, ambasciatrice palestinese nel nostro paese.

Come di consueto molti i temi trattati, anche se questa volta abbiamo preferito dare spazio alla situazione interna ai territori palestinesi togliendo spazio ai rapporti tra le due parti. Molto toccanti le immagini descritte dalla rappresentante diplomatica che ci ha confermato una situazione sempre più drammatica con bambini costretti a vivere a stretto contatto con i bombardamenti e gli spari delle truppe israeliane, senza contare la totale mancanza di autonomia della Palestina. Perfino il Presidente Mahmud Abbas e gli stessi ambasciatori per poter svolgere il loro lavoro fuori dalla Palestina devono ottenere il permesso dalle autorità israeliane per poter varcare i confini.