Fabrizio Di Ernesto

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Putin e il neozarismo

In questo momento, complice anche la crisi ucraina, si moltiplicano le pubblicazioni sulla Russia e su Putin. Tra le tante edite di recente una delle più accurate appare sicuramente quella scritta da Sergio Canciani, storico corrispondente moscovita del Tg1, intitolato “Putin e il neozarismo” per i tipi della Castelvecchi.

L’annessione della Crimea da parte del governo russo e tutta l’analisi che ne segue è però solo l’espediente usato dal giornalista per raccontare i suoi venti anni passati a Mosca, più o meno vicino alla corte di Zar Vladimir, l’uomo che ha risollevato le sorti russe dopo la presidenza Eltsin che ha portato il gigante dell’est europeo ad uno dei punti più bassi della sua storia. E proprio questo rende questo libro diverso dagli altri ovvero i tanti aneddoti raccontati in prima persona che svelano momenti poco noti della recente storia del gigante euroasiatico e dell’uomo che da circa 15 anni ne incarna la potenza e le umane debolezze.

“Quando perde l’Ucraina, la Russia perde la testa”, parole questa pronunciate quasi un secolo fa da Lenin sono lo spunto che il giornalista utilizza per mettere subito in chiaro l’importanza strategica e geopolitica di Kiev e dintorni, non solo da un punto di vista energetico come spesso troppo semplicisticamente viene scritto sui media nostrani.

È indubbio che dal 2000 ad oggi Putin stia lavorando, più o meno sottotraccia, per riportare il suo paese alla potenza passata secondo un percorso non sempre omogeneo ma comunque sempre ispirato alla voglia di rivalsa, ma soprattutto dalla necessità di non essere accerchiato militarmente dagli Usa e recitare un ruolo di primo piano nello scacchiere mondiale, non solo in Eurasia.

Il testo, particolarmente interessante, da un punto di vista storico-culturale, offre una interessante panoramica anche per quanto attiene le ricchezze energetiche del paese e quelle, particolarmente ambite del polo nord, sui quali molti stati rivendicano la proprietà ma con la Russia che non è minimante intenzionata ad arretrare di un passo. Pregevole anche la parte legata all’Ucraina ed alla sua analisi con l’autore che riesce bene a descrivere la storia recente di questa terra e le vicissitudini che l’hanno condizionata negli ultimi dieci anni e che non potevano non avere ripercussioni sull’attualità.

Volume agile e ben scritto appare indispensabile per tutti gli interessati alla crisi legata all’Ucraina senza preconcetti o pregiudizi ideologici.

Canciani “Putin e il neozarismo – dal crollo dell’Urss alla conquista della Crimea”, Castelvecchi, pagg. 194 17,50 euro.

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La nuova politica petrolifera messicana

Continua la crescita esponenziale dell’economia messicana, da tempo ormai membro del G20 e che insieme ad altre realtà in grande crescita ha ora dato vita al gruppo del Mikta, in cui riveste quasi un ruolo di guida.

Da tempo paese in grande crescita, quello centroamericano da circa due anni si sta giovando dell’ottimo lavoro svolto dal presidente Enrique Peña Nieto, che non ha fatto altro che far siglare a maggioranza ed opposizione il “Patto del Messico”un documento politico e programmatico che tramite 95 obiettivi articolate in cinque diverse aree tematiche stabilisce le priorità del paese e indica la strada per raggiungerli. Grazie a questo ambizioso piano a Città del Messico le istituzioni sono ripartite ed il paese ha ridato impulso alle sue riforme in primis quella energetica.

Lo scorso dicembre su iniziativa del presidente il Parlamento messicano ha deciso di porre fine al monopolio dell’azienda statale Pemex, petrolio medicano, che garantiva sì più di un terzo di tutte le entrate statali ma che entrata in una profonda crisi stava rischiando di mettere a rischio tutta l’economia nazionale, soprattutto a casi di una contrazione nelle esportazioni.

A rallentare il paese in questi anni sono state in particolare lacune tecniche, mancanza di investimenti e know how da parte di Pemex che ne hanno ostacolato la crescita su un mercato sempre più globale e competitivo, il paese non riusciva a sfruttare pienamente nemmeno i giacimenti posti nel Golfo del Messico.

La riforma voluta dal parlamento ha stabilito per i privati di operare con la compagnia pubblica attraverso determinate forme contrattuali al fine di rilanciare la produttività e la competitività dell’azienda; nelle intenzioni del governo ciò dovrebbe garantire una crescita economica annua almeno del 2%.

La nuova legge favorisce la creazione di joint ventures nel settore dell’esplorazione in acque profonde e nel campo delle risorse non convenzionali, il coinvolgimento di enti privati anche nelle attività della petrolchimica di base, la costruzione di nuove raffinerie, un nuovo regime fiscale di Pemex che potrà essere quotata in borsa e l’istituzione di nuovi enti per gestire l’attività estrattiva.

Oggi il Messico produce 2 milioni e mezzo di barili al giorno, da qui a dieci anni il governo vuole arrivare a 3,5 portando la produzione di gas naturale a 100 miliardi di metri cubi l’anno.

Liberalizzazione del settore sì ma con molti paletti visto che lo Stato manterrà la proprietà esclusiva sulle risorse naturali del sottosuolo, vincolando le aziende straniere a utilizzare il 25% di risorse umane e prodotti locali al fine di contribuire allo sviluppo dell’economia del luogo.

La riforma inoltre sarà applicata in modo graduale, le prime misure che entreranno in vigore saranno quelle inerenti lo sviluppo degli asset già esistenti e delle risorse già scoperte. Questo aspetto però ha scatenato non poche critiche verso il presidente visto che, secondo gli esperti, la produzione non dovrebbe aumentare prima di 3 o 4 anni.

Il Messico intanto la sua sfida per rimanere tra le principali economie mondiali l’ha lanciato.

Dieci domande a Claudio Lotito

Egregio dottor Claudio Lotito,

lei da tempo è al centro di una pesante ma pacifica contestazione da parte della curva; ad un mese dall’inizio di un campionato che tutti ci auguriamo di svolta le vorrei porgere alcune domande sperando che voglia rispondere.

1) Lei nei suoi giudizi è spesso molto duro, definisce in malo modo e mette spesso ai margini della squadra i giocatori della Lazio che non vogliono rinnovare il contratto in scadenza, eppure lei da anni fa mercato acquistando numerosi parametri zero. Non le sembra di parlare bene e razzolare male?

 

2) Le si vanta, anche a ragione, di aver portato alla Lazio grandi campioni: Klose, Hernanes e Candreva su tutti. E allora come spiega gli Oscar Lopez, gli Alfaro, i Bonetto, i Lequi, i Makinwa e le decine di giocatori che hanno avuto un impatto praticamente nullo nella nostra amata squadra?
3) Muslera, Kolarov, De Silvestri, Diakite, Lichsteiner, Behrami, Matuzalem, Hernanes, Pandev, Zarate, Kozak. Bisogna essere onesti e riconoscere che lei è riuscito a costruire una grande squadra, l’undici sopra citato forse non vincerebbe lo scudetto ma sicuramente riuscirebbe a ben figurare sia in Italia che all’estero. Ci può però spiegare perché nessuno di questi giocatori gioca più nella Lazio?

 

4) Il due settembre all’elenco sopra citato dovremo aggiungere anche il nome di Candreva?

 

5) Lei si vanta di aver creato una radio, una tv e un giornale della Lazio. Vero, ma si è mai accorto che sui media televisivi nazionali la SS LAZIO 1900 viene trattata alla stregua di una provinciale e che sulla stampa romana la prima squadra della Capitale viene sempre dopo gli altri e che si parla di tifosi solo per metterli in cattiva luce senza che la società ne prenda mai le difese?

 

6) Una curiosità: quanto ha speso per acquistare la Lazio? Lei ha detto, ad ottobre 2013, di aver speso subito oltre 25milioni subito e poi altri 100. Alcuni giornalisti le hanno però fatto i conti in tasca basandosi sul valore delle azioni e parlano di poco meno di 30. Può aiutarci a fare luce su questa incongruenza?

 

7) In questi anni ha dimostrato di essere un vero re Mida del mercato comprando a poco campioni che poi ha rivenduto a tanto. Una curiosità però è d’obbligo viste le tante voci che circolano nell’ambiente: è vero che la sua astuzia le ha suggerito di offrire Makinwa al Cska in cambio di Honda e Novaretti al Cagliari per Astori?

 

8) Negli ultimi tre anni per puntellare l’attacco ha portato a Roma, pagandogli stipendi dorati, Alfaro, Saha, Postiga e Kakuta. In quattro non solo non hanno segnato nemmeno un gol ma hanno giocato meno di dieci partite in totale. Possibile che tra i Dilettanti non si trovi un giovane italiano di pari talento, e stipendio ridotto, ma sia necessario andare a pescare all’estero simili campioni?

 

9) Che fine ha fatto il progetto dello stadio tante volte annunciato ma mai presentato ufficialmente?

 

10) Quando verso la fine dello scorso campionato ha visto Mauri nelle vesti di “falso nueve” per l’infortunio di Klose con i vari Perea, Kakuta e Postiga in panchina ha mai pensato che forse la campagna acquisti era stata sbagliata?